Cronachesorprese

31 Ottobre 2009

Qualcosa si muove

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Prendiamo i due fatti politici del giorno.
1 – Rutelli conferma le voci che lo vogliono in uscita dal Partito Democratico e si appresta a una confluenza al centro con l’Udc di Casini (forse previa la creazione di un suo partitonzo, vedremo).
2 – Il Governo lascia intendere un suo appoggio a un’eventuale candidatura di Massimo D’Alema a ministro degli esteri per la Comunità Europea.

1 – Non sono mai stato un estimatore di Rutelli e non lo sarò mai. Ho un po’ più di stima per Casini: è forse l’unico leader di centrodestra ad aver avuto un percorso lineare negli ultimi quindici anni. È uscito dalla coalizione quando è stato evidente che non c’era più alcuna speranza di fermare o “contaminare” in qualche modo il processo di stalinizzazione intorno alla figura di Berlusconi. Ma non per questo è andato “di là”, anzi superando lo sbarramento in una delle elezioni politiche più bulgare della storia italiana ha dato una prova di forza di cui pochi lo credevano capace. Ora vediamo: se Rutelli riuscirà a portare in dote qualcosa di più delle sue zie e dei suoi gatti potrebbe cominciare un processo di coagulazione di una forza liberaldemocratica che evidentemente manca. Cioé di una destra vera. Del resto la Democrazia Cristiana nella parte buona della sua esperienza di governo (molto più estesa di quanto oggi gli storici e il senso comune concedano) è stata per molto tempo la vera destra italiana. Che non si poteva chiamare destra per rispettare il giusto veto messo da De Gasperi nel dopoguerra: non ci possiamo chiamare destra, ci mettiamo bene al centro e “guardiamo” a sinistra. Ora si può fare tranquillamente il contrario: una forza di centro che “guarda” a destra, cioé aspetta che le pulsioni staliniste si esauriscano e “guardando”, come può, le corrode. Il “guardare” degasperiano è tutt’altro che un mettersi alla finestra, si sa. Ma a differenza di quanto accadde negli anni ottanta con la fine del Pci, questa volta lo spazio lasciato libero dalla destalinizzazione potrà essere legittimamente e democraticamente occupato. Perché è il nostro spazio.
Questa non è una vera dichiarazione di voto. Però non escludo di votare per l’Udc in futuro. Certo che se Casini aggiungesse alle buone doti da leader anche un po’ di intuito da selezionatore (soprattutto a livello locale) non sarebbe male.

2 – D’Alema potrebbe diventare ministro degli esteri a Bruxelles e subito il Governo apre, sia pure con formula diplomatica, a un appoggio alla candidatura. D’Alema commenta: è normale. Sarà. Ma avrebbe potuto essere altrettanto normale il sostegno della sinistra alla candidatura di Buttiglione alla presidenza della Commissione nel 2004. Invece è stato impallinato perché non si è piegato all’ideologia cattofobica pur garantendo che le sue convinzioni filosofiche (sarebbe improprio parlare di convinzioni religiose per questi temi) non avrebbero impedito di prendere atto della volontà delle maggioranze che il parlamento europeo avrebbe espresso. È stato veramente odioso che nessuna voce dell’opposizione italiana si sia levata, nell’occasione, a difendere l’elementare principio democratico (di più il principio della libertà di pensiero) enunciato da Buttiglione.
Ma va bene, ormai è acqua passata. L’apertura di oggi potrebbe essere importante per cominciare a parlare di rappresentanza italiana a Bruxelles che sa distinguere tra le divisioni politiche nazionali e la necessità di non dissolvere gli interessi e le peculiarità nazionali in un contesto europeo che ci vede spesso in minoranza.

5 Giugno 2009

L’Europa che verrà

Filed under: dichiarazioni di voto — alessandro @

Per le elezioni europee voterò per un candidato del Pdl nella circoscrizione Nord Ovest. Non il capolista, naturalmente. Come ho scritto più volte, non ho mai votato per “lui”. Ma non ho mai votato neanche per nessuna formazione di sinistra o di centrosinistra: una scelta di principio che non ho mai rinnegato in quindici anni. Ho fatto un’eccezione solo una volta per le comunali del 2007, utilizzando il voto disgiunto per un candidato al municipio di Genova Centro Ovest che conosco bene, di cui non condivido le idee “generali” ma di cui apprezzo l’impegno sul territorio. Per consultazioni su scala locale, e dove il voto di preferenza esiste ancora e conta di più del voto di lista, mi permetto di non tenere conto degli schieramenti.

Le europee offrono una possibilità analoga. La preferenza conta. Anzi le preferenze, che sono ben tre, contano più del partito di appartenenza perché poi a Strasburgo i partiti afferiscono a formazioni più grandi e la trasversalità è la norma. Io esprimerò solo una delle tre preferenze. In tempi di qualità molto bassa dell’offerta politica sono contento di aver trovato un candidato degno di voto, mi sembra quasi un regalo della buona sorte o della provvidenza.

Del significato che daranno i master of universe alla generalità del voto, includendovi anche il mio, non mi importa molto. Il mio voto ha solo questo significato: nell’attesa che la destra italiana si liberi del suo attuale signore e padrone cerco (e a volte per fortuna trovo) candidati di destra che vedo bene proiettati oltre l’era Berlusconi. Personalità che non abbiano nessun “debito” sostanziale verso il leader attuale, almeno come formazione politica e punti di riferimento nella società.
La fine dell’era Berlusconi potrebbe essere molto più vicina di ogni rosea previsione: Gad Lerner già ci scommette, ad esempio. Io non sono così ottimista (un anno mi sembra poco, vista la consistenza della maggioranza attuale) ma la speranza che l’era berlusconiana non vada oltre questa legislatura è abbastanza fondata. Il progetto di riforma della Costituzione in senso presidenziale che lo metterebbe in corsa per il Quirinale diventa di giorno in giorno sempre più inattuabile. Berlusconi non sembra più in grado di acquistare ulteriore popolarità e prestigio. È vero che si è sempre dimostrato più forte di qualsiasi tempesta politica, ed è qualcosa di veramente difficile da spiegare (non credo a nessuna delle spiegazioni che circolano). Ma come può, oggettivamente, aumentare ancora il consenso? Il declino sarà forse lento, ma sta per cominciare e forse è cominciato.

Quindi occorre guardare oltre da subito, senza farsi ipnotizzare dai conflitti tanto chiassosi quanto inutili di filogovernativi contro antigovernativi. Stiamo toccando il fondo del moralismo e del livore nevrotico. Ed è uno schema che rischiamo di ripetere come coatti per i decenni a venire, in qualsiasi prossimo scenario, se non ce ne liberiamo subito.
Non c’è compito più urgente per il presente, per questo presente, che immaginare il futuro.

28 Marzo 2009

La destra che non c’è

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titanicA volte può capitare, a chi ha passato i quaranta, di rimpiangere i vent’anni. A me non capita molto a dire il vero, sarà incoscienza. Poi però capita anche di vedere i giovani voluti fortemente da Berlusconi in prima fila e a fare il discorsetto sul palco al primo congresso nazionale del Popolo della Libertà: e ogni possibile nostalgia svanisce a fronte della coscienza dello scampato pericolo.

Già, scampato pericolo. Devo essere realista: non sono di sinistra e se avessi vent’anni non potrei evitare di misurarmi con quella proposta politica. Ma è davvero triste (non particolarmente preoccupante, non temo derive autoritarie) vedere che questi ragazzi stanno forgiando la loro identità politica su simboli sbagliati, che con la destra vera non hanno niente a che fare.

Destra significa innanzitutto che la persona e la società vengono prima dello Stato. E il Pdl nasce nell’esaltazione della figura di Silvio Berlusconi, nuovo prometeo della finta destra, “eroe”, come l’hanno chiamato quei ragazzi. Insomma un idolo che oscura le differenze personali e sociali invece che valorizzarle. Ma se Berlusconi è un eroe De Gasperi chi è, Dio? I giovani che sono in esposizione oggi come carne fresca nelle prime file alla Fiera di Roma erano bambini o poco più nel 1994. Per loro tutto è cominciato con la mitologica “discesa in campo”. Non hanno la minima idea della destra che, all’interno della Democrazia Cristiana, ha costruito insieme ad altre forze interne ed esterne al partito le possibilità reali di libertà nel dopoguerra. E ancora alla fine degli anni ottanta non sarebbe stata possibile un’identificazione così incondizionata di un partito in una persona, senza nessun contenuto critico e dialettico nei confronti delle reali scelte politiche. Era molto più pluralista la Dc delle correnti rispetto al Pdl e al Pd attuali. Alla fine degli anni ottanta De Mita veniva messo in croce dall’opposizione interna fino alla resa perché continuava ad essere segretario del partito anche da presidente del consiglio. Ve la immaginate oggi nel Pdl (ma anche nel Pd) una fronda del genere? E va bene che è cambiato il concetto di leader politico: si presenta un candidato alla presidenza del consiglio che è anche giocoforza il capo della coalizione politica vincente. Ma è una questione di coscienza politica: la domanda di rappresentanza che ieri si esprimeva contro De Mita in quel modo e su quella istanza oggi dovrebbe esprimersi in altri modi e su altre istanze. E invece tace. Soccombe alla forza del leader e a un sempre più fantomatico e discutibile mandato popolare.

Ora, non mi straccio le vesti. Primo perché questa destra non è vera destra e non sarà mai la mia destra, almeno fino a quando Berlusconi ne sarà il capo. Ma anche perché nonostante il trionfalismo di questi giorni io non vedo molto futuro in questo nuovo partito così vecchio. Sbaglierò, ma mi sembra il Titanic a Southampton. Puntiamo al 51%, dice il lider maximo. E poi? Avanti con la Kamchatka? Dico, se fossi al Congresso dovrei appuntarmi in cuore il cinquantuno come ideale politico? Trovo veramente desolante che i delegati si accontentino (anzi si esaltino) di questo mangime per polli.
An e Forza Italia si fondono soltanto per impedire che il Pd possa aspirare alla palma di vascello più grande. Un bel naufragio (leggi: sonora sconfitta elettorale) tra qualche anno è probabile e per molti aspetti auspicabile. Berlusconi e Fini avranno nella storia soltanto il merito di aver posto le premesse materiali, non ideali della vera destra italiana che ancora non esiste come rappresentanza politica ma solo nella società. Fini ha fatto l’unica cosa appena decente che poteva fare nella sua vicenda politica: prendere le distanze da un passato impresentabile. Onestamente, non può fare altro; saranno altri domani a poter dire che un legame con quel passato non c’è e non può essere usato contro la destra. Berlusconi grazie al suo intuito (e alla sua ricchezza) scegliendo la politica si è salvato la ghirba, e ha sparigliato i giochi negli anni novanta facendo da aggregatore a destra in un momento in cui la destra avrebbe avuto bisogno non di governare, ma di un lungo periodo all’opposizione perché i valori e le istanze vere si forgiassero al fuoco della controversia. Non è accaduto: a destra c’è solo aggregazione e poco o niente di tutto ciò che dovrebbe esserci. Però almeno l’aggregazione c’è e questo sarà l’unico vero merito storico di Berlusconi politico.

Per quello che mi riguarda non è un grande problema: sono felice di avere come obiettivo professionale ed esistenziale fare informazione e non politica. Sono di quelli che credono ancora che siano due strade completamente alternative, a meno di eventi eccezionali che negli ultimi sessant’anni non si sono mai verificati.

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Sparala, Piero

12 Aprile 2008

Dichiarazioni di vuoto

Filed under: dichiarazioni di voto,spider report — alessandro @

O voti o non voti. Tertium non datur :-) E invece, in questa campagna elettorale davvero strana, sono saltati fuori gli escamotage più fantasiosi per trovare vie di mezzo.

Su Democrazialegalita.it c’è lo sbufalamento (grazie a Fulvia per la segnalazione), in Attivissimo style, dell’ultima leggenda sul conteggio delle schede bianche e nulle, anche se poi nei commenti il dibattito si riapre e c’è chi sostiene che la cosa ha un senso. Non ho voglia di approfondire, ma chissà se qualcuno domani e dopodomani andrà al seggio pretendendo di far verbalizzare il proprio non voto… per l’esperienza pluriennale che ho da scrutatore, segretario e presidente, chi lo farà sarà guardato con odio specialissimo.
Poi ci sono quelli di Io non voto che hanno tentato di presentare un simbolo che equivale ad annullare il voto, mancando di poco il numero di firme necessario. Un’evoluzione davvero spettacolare del partito dell’uomo qualunque.

Bufale e bizzarrie a parte, sento davvero molta gente che dice di non voler votare, tra amici, colleghi e conoscenti. Ma anche nei discorsi per strada. Difficile dire quanto questo sentimento sia motivato dall’indifferenza o dal troppo amore per la politica.

31 Marzo 2008

Voisietequi, politometro e relatività generale

Filed under: dichiarazioni di voto — alessandro @

sondaggio voisietequi di openpolis

So che Radiouno ha fatto qualche domanda a Gianluca Neri sul successo tra i blogger del sondaggio di Openpolis, ma non ho ancora avuto modo di ascoltare l’intervista, eccetto il breve estratto che ho sentito al Giornale Radio delle otto di stamattina. Il blogger di Macchianera dice in sintesi che è naturale che un sondaggio che dà una posizione della persona rispetto alle proposte politiche venga accolto con favore dai blogger, e mi sembra un punto di vista condivisibile. Se riesco a sentire l’intervista farò un aggiornamento.

Ad ogni modo anche a me piace il Voisietequi di OpenPolis, come mi piacerebbe vedere anche altri tentativi. Il Politometro di Repubblica, che ho trovato leggendo un post di Radiowaves, mi convince meno perché sembra fatto apposta per confermare la visione del mondo della testata. Già chiamare l’asse delle ascisse conservatori – progressisti (progressisti valori positivi e conservatori valori negativi, naturalmente…) è discutibile, sarebbe meglio chiamarlo destra – sinistra. Ma l’asse delle ordinate laici – confessionali se lo potevano proprio risparmiare… :-) A onor del vero il politometro viene presentato come “semiserio”, quindi può andare.

Ad ogni modo, come si vede, sono stato punito per aver dato del fesso a Boselli: ora me lo trovo come il più vicino, o il meno lontano. Però preferisco questa vicinanza, del tutto relativa, a quello che viene fuori dalle domande di Repubblica, che a mio parere sono un tantino più categoriche di quelle di Openpolis (anche nel modo in cui sono formulate) e finalizzate a dividere in due grandi gruppi, più che a valorizzare le posizioni mediane e le sfumature. In quello di Openpolis sono pericolosamente vicino a Boselli ma fondamentalmente sono equidistante da Pd e Pdl, che è un dato che ritengo corretto per quanto mi riguarda. In quello di Repubblica sono sprofondato nello Stige dei conservatori confessionali, e francamente non capisco perché.

Sarebbe bello che ci fossero anche altri tentativi, magari con set più affollati di domande, anche più complesse. Questionari che chiedano un impegno maggiore di pochi minuti. E che spingano anche a documentarsi meglio, perché se mi fai una domanda tipo “ma i neger foeura di ball o no?” (che sarebbe poi la domanda: la bossi fini va abolita o mantenuta?) rispondo sì o no senza pensarci su molto; se invece mi presenti un articolo, un aspetto particolare della Bossi Fini senza dirmi che è la Bossi Fini e mi chiedi se e quanto sono d’accordo, forse il test risulta più siginificativo.

Insomma, l’idea di questo tipo di sondaggio mi piace. Ma, come è nella logica della rete, sarebbe bello che ce ne fossero di più e molto diversi tra di loro.

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