Finalmente domenica si svolgeranno queste belin di primarie per scegliere il candidato sindaco di Genova del Centrosinistra. Finalmente (via, almeno per i prossimi cinque anni) i messaggi dei vari comitati di sostegno a questo e a quella non mi intaseranno più la posta personale, la posta di lavoro, le bacheche social. Certo, poi comincerà la campagna vera e propria, cambierà la qualità ma non la quantità dello spam. Perché allora lo “spam primario” mi risulta più indigesto? Perché in questa occasione ogni messaggio propagandistico (e qui uso la parola in senso stretto, senza nessuna sfumatura negativa: ogni messaggio di propaganda elettorale) porta con sé l’equivoco di essere confezionato come se fosse rivolto alla generalità degli elettori, quando invece è rivolto soltanto a una parte. No, non mi piace. Non siamo in America. Purtroppo, e per fortuna. Purtroppo, perché prima di arrivare alla maturità democratica dei Caucus ne dobbiamo mangiare di noccioline. Per fortuna, perché almeno le garanzie che abbiamo sulle consultazioni elettorali finali se le sognano, in America.
Non sono quindi contrario in assoluto alle primarie. Provo a spiegare meglio cosa non mi piace delle primarie del Centrosinistra, le uniche che per ora si svolgono in Italia.
O sempre, o mai
Se decidi di farle, le devi fare sempre. Altrimenti, come è successo a Genova negli ultimi mesi, corri il rischio di arrivare a ridosso delle consultazioni con una parte di elettori che ancora non è d’accordo sull’opportunità di farle e che continua a discutere del metodo e non delle cose concrete. Alcuni sostengono che quando la coalizione guida l’organismo che bisogna rinnovare non si dovrebbero fare primarie, perché si corre il rischio di delegittimare il Sindaco o il Presidente in carica e di dare armi polemiche agli avversari. Mi sembra una motivazione grottesca. Se il centrosinistra non accetta che gli iscritti dicano che il sindaco che hanno votato li ha delusi vuol dire che non ha ancora accettato fino in fondo la logica delle primarie. C’è un solo modo per evitare il rischio di delegittimazione: fare sempre le primarie. Se il sindaco sa che alla fine del suo mandato si dovrà sottoporre al giudizio dei suoi prima che a quello di tutta la cittadinanza, nessuno potrà dire che le primarie sono state volute per delegittimarlo. Si saprebbe che è così, e tutti si metterebbero il cuore in pace. Chi lo decide se fare le primarie o no, altrimenti? Il sindaco stesso? Troppo facile. I partiti della coalizione? Ma chi dei partiti, le segreterie, i notabili, quelli che contano? Siamo daccapo. O sempre o mai, ogni via di mezzo ha più controindicazioni che vantaggi.
Rivolgetevi agli iscritti, non ai “buoni”
Questa cosa di far votare chiunque con l’obolo di un eurino come adesione minima formale al programma proprio non la capisco. Anche ora che con l’istituzione dei seggi per zona di residenza si dovrebbero evitare i rischi di falsificazione dei risultati (è capitato in tutte le primarie svolte finora che ci siano stati casi di persone che hanno votato tre o quattro volte nei diversi gazebo) il messaggio che passa è che tutti possono scegliere il candidato… anche quelli che alla fine non lo voteranno davvero. E perché? Perché il centrosinistra non riesce a staccarsi da quest’idea veltroniana e nauseante che tutti “i buoni” dovrebbero scegliere il candidato del partito dei buoni. Hanno la presunzione che, poiché sono la coalizione che fa le primarie, sono anche i soli democratici. Quale è il corollario di questa impostazione? Che tutti i non iscritti vengono approcciati per mesi da iscritti che chiedono con dubbia naturalezza: hai deciso chi votare alle primarie? E se rispondi che alle primarie non voti sei schedato come : a) nemico b) qualunquista c) compagno che sbaglia d) peccatore che vive nelle tenebre da salvare.
Non sarebbe più “pulito” il risultato se si facessero liste elettorali con i soli iscritti ai partiti della coalizione? Potrebbe essere un modo per aumentare il numero di iscritti. Tanto poi la partita vera si gioca dopo. Ma almeno sarebbe chiaro che il candidato scelto è espressione di chi si riconosce davvero in quella coalizione. Si obietterà che anche in America fanno così. Con una piccola differenza: in America anche per l’elezione finale devi iscriverti alle liste elettorali. Non sei iscritto d’ufficio dall’anagrafe. Sinceramente in questo preferisco il nostro sistema e non ha comunque senso adottare il metodo americano solo per le primarie. Poi ripeto, non è che una cosa ganza come il Caucus la esporti dall’oggi al domani. Non fa parte della nostra cultura.
Ad ogni modo ripeto qui quello che ho già scritto su facebook dopo l’ennesimo invito a votare.
1 – Non voterò alle primarie di domenica
2 – Perché non sono iscritto a nessuno dei partiti della coalizione
3 – Perché non sono neanche simpatizzante
4 – Non voterei neanche ad altre primarie se ci fossero, perché non ho intenzione di iscrivermi a nessun partito
5 – Voglio avere “mani libere” a maggio per votare chi mi avrà convinto di più, a qualsiasi schieramento o forza politica appartenga
6 – Non ho niente contro chi si iscrive ai partiti e la mia non è una posizione da antipolitica. Semplicemente, per la mia storia personale non ho voglia di iscrivermi a un partito e ritengo (per una mia impostazione filosofica, non perché “è giusto così” e basta) che ci sia una certa incompatibilità professionale tra chi si occupa di informazione a qualsiasi titolo e chi milita in una forza politica.
#once4all. Buone elezioni a tutti.