Cronachesorprese

22 Agosto 2018

I neopuritani

Filed under: Il cristiano informale — alessandro @

Pur comprendendo i motivi per cui nascono queste campagne, e pur ammettendo che chi riesce a far riflettere i ragazzi su questi temi senza annoiarli o farli fuggire fa qualcosa di buono, io non riesco a identificarmi in una castità definita in questi termini.

Non voglio fare le solite considerazioni sul puritanesimo americano che è l’altra faccia di un permissivismo sfrenato e forse ne è anche la causa per reazione. Dico solo che questa idea così ammodo, così pulita, così “igienica” per così dire di castità non è la castità cristiana. È per certi aspetti convergente e in parte lodevole, ma questa castità intesa quasi come virtù civica mi lascia molto perplesso. Mentre sono convinto che molti valori cristiani siano proponibili a tutti indipendentemente dalla fede, non sono affatto convinto che questo valga anche per la castità.

Per esempio, nel video si parla diverse volte del dono da fare alla propria futura moglie o al proprio futuro marito. Ma perché il dono della castità, dell’illibatezza dovrebbe essere il dono più grande possibile? In una prospettiva non cristiana può essere un dono altrettanto importante dare la propria esperienza al partner che si sceglie per la vita: come dire, ho cercato e ho cercato ma quando ho incontrato te ho deciso che tu eri per la vita. Non c’è nessuna evidenza “naturale” per la quale l’illibatezza sia un valore oggettivo assoluto.

Certo, dal punto di vista dell’ordine e della coesione sociale ha indubbi vantaggi. E se l’alternativa alla castità è soltanto la sfrenatezza adolescenziale e giovanile come appare costantemente dal video, è ovvio che occorre insegnare e mostrare la convenienza umana del controllo di sê. Ma questa polarizzazione non mi convince perché ci sono tante vie di mezzo ed è un fatto che molti giovani oggi vivano plurime esperienze sessuali nell’adolescenza e nella giovinezza come qualcosa che fa parte di una educazione sentimentale. Se vivono queste esperienze con controllo e ragionevolezza perché dovrebbero trovare attrattiva la castità? L’unica ragione può essere di ordine superiore, Insomma occorre che avvenga nella vita qualcosa che dia motivazioni ideali forti.

Io non sono abituato a pensare al cristianesimo come a una spiritualità al servizio di un ordine sociale, anzi. E video come questi mi lasciano un retrogusto amaro perché mi danno l’impressione che un valore, che forse non è soltanto religioso ma che per una spiritualità religiosa è molto caratterizzante, venga strumentalizzato per fini che con la spiritualità hanno poco a che fare. Forse sono ipercritico, non vorrei dare messaggi sbagliati. Però davvero penso che la castità cristiana sia un’altra cosa.

15 Agosto 2018

La fe es una llama

Filed under: Il cristiano informale — alessandro @

A Dio, caro Silvio

7 Agosto 2018

Sei punti fermi per le mie conversazioni

Filed under: tutto considerato — alessandro @

1 – Non c’è alcun contrasto o opposizione tra ragione e fede. Sono complementari, hanno oggetti e metodi diversi ma la fede ha premesse razionali e non contraddice mai la ragione.

2 – L’esistenza di Dio non può essere dimostrata in maniera conclusiva, ma gli indizi sono molti, rilevanti e non trascurabili da nessuno. Sono riassumibili in quelle che Tommaso chiama “vie” e non presentano alcuna fallacia logica.

3 – La questione “an Deus sit”, cioé la questione sull’esistenza di Dio, è distinta dalla questione “quid Deus sit” ed è necessario non confonderle mai. La prima delle due questioni è un caso unico per la ragione: a differenza di tutti gli altri casi, non vale la regola (di derivazione giuridica, peraltro) “affirmanti incumbit probatio”. Poiché Dio, se esiste, è l’Essere stesso e non un ente finito e determinato, non rientra in quella regola di verifica che si applica a un esistente particolare. Quindi, per la questione “an Deus sit” e solo per questa, la “probatio” spetta sia all’affermante che al negante, ma entrambi sbaglierebbero se cercassero di applicare a quella realtà il metodo di verifica che si applica agli enti.

4 – L’idea della creazione ex nihilo, tipica della spiritualità giudaico-cristiana, è una soluzione ragionevole al problema dell’esistenza del mondo perché rende ragione della “contingenza”, cioé della indiscutibile gratuità dell’esistente, espressa storicamente per la prima volta dalla “meraviglia” della metafisica aristotelica: “perché c’è l’essere e non il nulla?”. Il mondo esiste, ma potrebbe anche non esistere, non c’è nulla nell’universo fisico osservabile e indagabile scientificamente la cui esistenza si ponga come necessaria. Le idee degli infiniti mondi, dell’eternità del cosmo o della materia o simili non spiegano la contingenza ma censurano la domanda. Per questo non mi piacciono.

5 – Può darsi che queste domande di senso su Dio, sul mondo, sul nostro posto nell’universo siano vane. Non lo escludo categoricamente, però penso che la questione si riduca a un’alternativa secca: o queste domande sono così radicate nella nostra natura perché esiste una risposta (ho sete perché esiste l’acqua, l’acqua è causa finale della mia sete) oppure sono un errore di sistema, uno scherzo della biologia, uno slancio eccessivo dell’evoluzione che quando è arrivata all’intelligenza ha voluto strafare. Tertium non datur. Investire sulla prima opzione non è fideismo e non può essere bollato da nessuno come irragionevole.

6 – Uno dei problemi di noi contemporanei è che veniamo da quattro secoli di dubbio sulla realtà. Il cogito cartesiano ha messo in dubbio l’evidenza. Invece la realtà delle cose è evidente e non si può mettere in discussione. Il punto di partenza del pensiero non è “cogito ergo sum”, ma “cogito, ergo aliquid est”, o ancora meglio “scio aliquid esse”. Il pensiero è sempre pensiero di qualcosa. Non è facile capire come avviene la conoscenza, ma quello che è certo è che è una “adaequatio rei et intellectus”, il prodotto di due fattori irriducibili l’uno all’altro. Non è la ragione che crea la realtà che conosce; d’altra parte la realtà non arriva ad essere conosciuta se non attraverso un processo di astrazione, una “smaterializzazione”, per così dire. Però noi conosciamo “davvero” la realtà. Io posso discutere di tutto, ma non rinuncio a questa evidenza. Sarà un caso, ma tutti i sistemi di pensiero atei e materialisti degli ultimi secoli hanno dovuto mettere in discussione, in un modo o nell’altro, proprio questa evidenza elementare. Il realismo filosofico è presupposto necessario per ragionare in maniera utile e sensata sull’esistenza di Dio così come sui misteri della rivelazione cristiana.


Powered by WordPress. Theme by H P Nadig