Maurizio Maggiani sul Secolo XIX di ieri ha pagato il suo periodico tributo all’aria che tira con un editorialone su uno dei temi consigliati dallo spirito del tempo per dar prova di aggiornamento: “i gay non sono diversi”. Sconvolgente, eh? Scopo del gioco in questo genere di fervorini domenicali è, come sempre, trovare qualche spunto più o meno arguto per rinfrancare chi vuole sentirsi dalla parte del mondo che avanza, che cambia, che traguarda nuovi orizzonti e marcare la diversità antropologica con “gli altri”. I veri diversi. Cattolici e cattivi in genere, che allitterano così bene tra di loro.
Mi spiace essere così acido, ma mi sono rotto di finire periodicamente dietro la lavagna di Maggiani e di quelli come lui. E l’articolo di ieri da questo punto di vista è straordinariamente irritante. Comincia abbastanza bene, ma il poco zucchero che indora la pillola si squaglia presto. Lo scrittore fa finta di mettersi un momento lui stesso dietro la lavagna, ravvisando in una sua automatica attenzione a certi fatti i sintomi di un pregiudizio culturale:
…sono portato a ritenere naturale non ciò che appartiene alla natura, ma ciò che il mio sguardo è abituato a ritenere tale…
Condivisibile. Io, che sono molto catt(ivo) e vorrei essere più degno di chiamarmi catt(olico) ritengo nella mia indegnità di aver fatto un certo lavoro su di me per distinguere ciò che è naturale da ciò che mi è familiare. Uno work in progress che probabilmente è ben lontano dall’essere concluso, ma che ritengo sia ben avviato e in piena attività. Strano, perché continuando a seguire il Maggiani-pensiero dovrei essere irrimediabilmente fermo al palo:
La gerarchia ecclesiastica cattolica – non i cattolici, i quali andrebbero interpellati uno per uno essendo proprietari ciascuno di una coscienza individuale – la gerarchia dunque e gli ambienti politici ad essa legati, oltre a chi appartiene alla tradizionale cultura fascista, si oppongono al riconoscimento legale delle famiglie omossessuali, e ancor più alla possibilità di una prole, sostenendo che l’unica forma di famiglia che va riconosciuta e sostenuta sia la “famiglia naturale”, citata anche dalla costituzione della repubblica.
Accidenti. Maurizio, vieni qui a interpellare la mia coscienza individuale. Sono catt(olico). Non faccio parte della gerarchia. Non sono un politico, e quindi non faccio parte di un ambiente politico ad essa legato. Eppure mi oppongo, sono contrario… non al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, ma alla loro equiparazione alle famiglie fondate su un’unione eterosessuale.
Sorvoliamo (anzi no) sull’offensivo accostamento tra cattolici e altri che vengono dalla “tradizione fascista” che condividerebbero questa posizione. Prima diversità passata gentilmente allo schiacciasassi dal fine scrittore che, forse per certi automatismi dovuti al suo imprinting (poverino) non se ne avvede. Certo un po’ questo passaggio mi irrita, e se parliamo di tradizione si potrebbe ribattere facilmente ricordando come certa “tradizione di sinistra” abbia trattato, storicamente, gli omosessuali (fare il nome di Pasolini è scontato, ma per ribattere a un luogo comune basta e avanza). Si sono ravveduti? Mah, tutto da dimostrare. Soprattutto se l’analisi parte, come vuole il bravo scrittore, non dalle posizioni dichiarate ma dal peso concreto dei pregiudizi nei comportamenti individuali.
Rimane il tentativo, per quel che mi riguarda fallito, di separare la gerarchia dal popolo. Non perché lo dice la gerarchia ma perché lo dice la mia coscienza, Maggiani: io quell’equiparazione non la voglio. Rispetterò eventuali nuove leggi che vadano in senso contrario, ma non per questo cambierò idea. E non solo: non la potrei mai ritenere, in coscienza, un’acquisizione definitiva e irreversibile. Ti è chiaro? Andiamo avanti.
Cosa significa “famiglia naturale”? Quella formata da un maschio, una femmina e dalla loro prole? E chi lo dice?
Lo dice un’evidenza che un potere ostile al popolo vuole educarci a dimenticare; un potere di cui tu, Maggiani, ti fai propagandista compiacente, anche se non so quanto consapevole. Prova a considerare un attimo questo aspetto, mettiti nei panni di altri visto che chiedi di fare lo stesso: da decenni mi ripetono cose contrarie all’evidenza e vogliono che mi stiano bene per forza. Mi ripetono che l’embrione e il feto fino a tre o quattro mesi non sono vita umana mentre è evidente che lo sono. Mi ripetono che una persona in stato vegetativo, che respira da sola senza aiuto di macchinari, è “morta”, in totale spregio non solo all’evidenza empirica ma anche alla coerenza logica. Mi ripetono anche che una coppia formata da un uomo e da una donna è uguale a una coppia formata da due uomini o da due donne. E che non c’è un rapporto originario tra la società umana e la famiglia eterosessuale, cioé la famiglia nella quale naturalmente e in via ordinaria in tutte le culture del mondo i figli nascono, crescono e vengono educati. Vedi Maggiani, forse non ti è chiaro questo: io posso discutere di tutto, e storicamente ho sempre messo tutto in discussione, modulando la mia opinione sulla opportunità di regolare per legge materie eticamente sensibili come queste, e non sempre in sintonia con la gerarchia. Ma se per cominciare la discussione vuoi costringermi ad andare contro l’evidenza io non ti seguo. Neanche morto. Neanche vegetale. E forse non ti è chiaro che non è per ignoranza o per retaggio culturale che molti (non tutti, eh. ma molti di più di quelli che pensi, ti assicuro) non saranno mai d’accordo con i tuoi paternalistici editoriali, ma proprio perché vorresti che per amore del tuo bello stile abbandonassero la bella evidenza. Cosa c’entra l’essere italiani o svizzeri, l’essere cattolici o taoisti, l’essere fascisti o comunisti con la naturale ripugnanza a tradire l’evidenza? Niente, assolutamente niente. Andiamo avanti.
Intanto cosa significa naturale? Forse qualcosa che si perde nella notte dei tempi e che precede ogni forma di sovrastruttura culturale?
E con questo passaggio l’opinionista dallo stile accattivante è già caduto in una fallacia rudimentale, che indubbiamente impressiona ancora qualcuno ma che è di una debolezza e di una genericità imbarazzanti. Certo che no Maggiani, certo che no. Deve dirtelo il più negletto dei blogger che naturale non vuol dire primordiale? Sei impelagato nel mito del buon selvaggio e vuoi far credere che siano gli altri a fare questo errore. Andiamo, non ci credo che tu creda a ragionamenti così approssimativi. Naturale per l’uomo è tutto ciò che la natura umana esprime come sua caratteristica essenziale, e tra queste caratteristiche c’è il dimorfismo sessuale, l’essere maschio e femmina capaci di generare figli. Il legame tra questo e la nascita di qualunque società umana (in qualsiasi modo decida poi di organizzarsi, in forma tribale patriarcale matriarcale o chissà cos’altro, non ha alcuna importanza) è necessario. Necessario. E posso discuterne quanto vuoi, ma voglio, pretendo che la mia posizione (cioé la posizione di chi ritiene che oggi come in qualsiasi tempo riconoscere questo legame originario sia linfa vitale per una società e per uno stato) sia riconosciuta come posizione ragionevole, non da superare come un relitto della storia. Accade, naturalmente (e nessuno lo mette in discussione, non io almeno), che si formino coppie e convivenze che non si basano sulla essenziale (cioé propria necessariamente della natura umana) differenza sessuale? Bene. Ma non voglio che siano equiparate alle coppie eterosessuali per la ragione sopra esposta. Ora cosa c’entra che
quella famiglia, quella dei nostri progenitori, uomini lupi per gli uomini, per quel che se ne sa era formata da un maschio dominante, alcuni maschi gregari, regolarmente brutalizzati dal dominante, un numero variabile di femmine in età fertile e la prole che non soccombeva al dominio aggressivo del capofamiglia
? Ancora una volta niente, assolutamente niente. Un esempio che serve soltanto ad associare la mia ragionevole e civile posizione all’immagine del cavernicolo tanto “nature” ma anche un po’ tonto, che non capisce le finezze della società liquida. No. La mia posizione è la stessa dei nostri padri costituenti, che non erano distratti come dici tu, ed è stata distillata nel tempo tra civiltà e culture diverse e messa alla prova dalla storia; ha tutte le carte in regola per ispirare da qui all’eternità impegno sociale, civile e politico; in ogni caso pretende dignità dialettica, ora e sempre. Non ve ne libererete mai. Ma andiamo avanti.
Ma se vogliamo introdurre un po’ di civiltà nella naturalità, è forse quella del saggio Salomone la famiglia tipica, un maschio, settecento mogli e trecento concubine? E se consideriamo, come dobbiamo, altre società oltre la nostra, cosa c’è di innaturale nella famiglia matrilineare assai diffusa nelle antiche civiltà asiatiche, generalmente composta da una matriarca, le giovani madri sue discendenti, la prole finché non verrà separata per sesso in età pubere, e nessun maschio adulto residente?
Altra fallacia. Qui il bravo scrittore confonde il nucleo essenziale e originario della società (quel passaggio che non può mancare) con la sua organizzazione, con la sua manifestazione “macrosociale”, per così dire. Ma volendo seguirlo nel suo ragionamento gli chiederei: ma dunque, Maurizio, tu vuoi dire che il matrimonio omosessuale è solo la prima battaglia di una grande guerra? Una volta vinta questa prima piccola battaglia ti batterai per i diritti delle discendenze matrilineari, per le unioni poligamiche, per le comuni “senza padri e senza madri” (cit. Gaber), per qualsiasi forma di convivenza voglia trovare cittadinanza nell’occidente aperto e plurale passando per qualsiasi tradizione di qualsiasi popolo o (difficile a quel punto mettere dei semafori) per la fantasia di qualsiasi geniale nuovo Salomone? Pensaci, e fammi sapere una di queste domeniche, ci conto.
Post al post: sulla questione delle adozioni ho già scritto qualche anno fa.