Ottimo film. Costruito, girato e interpretato bene. E non è un film di propaganda. Non bisogna fare l’errore di valutarlo in base all’utopia che racconta, come ho visto fare nei post di alcuni amici. Io non potrei mai immaginare (e neanche desiderare) un progetto di vita cosi, né per me né tantomeno per dei figli, ma penso ugualmente che la storia tocchi in profondità una nevralgia crescente nella società americana e occidentale in genere.
La famiglia Cash è come un compendio di tutti gli “alternativismi” che abbiamo visto dagli hippy in poi. C’è la critica radicale alla tradizione vista come un tutt’uno con un “sistema” da rigettare, o da decostruire attraverso la dialettica marxista, o da far scorrere via nello spirito della compassione buddista, o da mettere al centro di una guerriglia quotidiana che non scende in piazza ma si nutre di ribellione esistenziale e concreta, quella dei piccoli gesti e delle grandi scelte individuali. C’è l’allontanamento, il ritiro dalla società come rito di iniziazione al confronto con la società, che non potrà essere altro che conflittuale. C’è infine la mitizzazione dell’uomo “naturale” contrapposto all’uomo “tecnologico”, ovvero la madre di tutte le utopie, la più irrazionale e la più ingannevole, che si ripresenta ciclicamente da almeno duecento anni come reazione a una industrializzazione (e a una secolarizzazione) che ogni generazione percepisce come troppo accelerata, come un vettore di alienazione, ma che nessuno sa come e quanto rallentare se non immaginando uno stile di vita alternativo che alla prova dei fatti non funziona mai.
Eppure sono abbastanza sicuro che tutti gli spettatori (anche quelli che nella realtà si troverebbero in conflitto con la famiglia Cash e lo sanno, anche quelli che come me non approvano quasi nulla di quello che fanno e che dicono) abbiano provato simpatia per loro. Padre e figli sono dentro una narrazione ideologica che non può che causare fraintendimenti e conflitti, però ci sono dentro davvero, e questo porta a stare dalla loro parte, come se fossero i protagonisti della Storia infinita (grande intuizione narrativa) contro il Nulla che avanza.
Il Nulla: ciascuno gli dà il volto del nemico che crede, perché non ha volto. Quindi ogni famiglia potrebbe essere la famiglia Cash anche se molto diversa, secondo stili e obiettivi da determinare. Anch’io potrei dare un volto al Nulla che voglio combattere, e un pezzo di quel Nulla sarebbe ben rappresentato da alcuni aspetti della famiglia Cash. Potete immaginare come reagirei a qualcuno che provasse a rifilarmi una panzana come quella contenuta nell’affermazione “Gesù è un elfo magico”: questo tipo di miticismo è proprio una delle forme più pericolose di nichilismo, e vorrei che fosse solo una mia opinione ma è molto di più. Però la famiglia Cash lotta contro la più grande paura dell’occidente, che non è, come si dice spesso in modo un po’ superficiale, la “perdita dei nostri valori”, ma la frammentazione dell’esperienza, l’atomizzazione degli atti, degli obiettivi, l’impossibilità o l’estrema difficoltà di trovare obiettivi comuni, solidarietà almeno interindividuali se non comunitarie. Se “potere al popolo” significa lottare contro questo, in quel popolo ci sono anch’io: è una questione di priorità. Poi sulle questioni singole c’è sempre tempo per una bella scazzottata tra amici.