Cronachesorprese

30 Giugno 2017

Un best interest per Selvaggia

Filed under: semiminime — alessandro @

La vita è proprio ingiusta. Un bambino di dieci mesi ha bisogno di una macchina per respirare, mentre Selvaggia Lucarelli riesce a muovere le dita sulla tastiera senza prendere neanche un integratore di fosforo.

27 Giugno 2017

L’ora di Charlie

Filed under: cronache — alessandro @

L’ora di Charlie è l’ora in cui l’umano segna una sconfitta, scende un gradino che non si doveva scendere. Lo dice molto bene Enzo Pennetta sintetizzando in sei punti questo passaggio. Pennetta non lo seguo quando parla di evoluzione, ma quando parla di tecnocrazia è degno di lettura.

Avete notato l’assordante silenzio dei quotidiani italiani? Non dico che non ne abbiano parlato, qualche articolo qua e là è apparso. Ma provate a fare la proporzione con altri casi recenti. Il buon Corrierone oggi si è sforzato, così come Il Fatto quotidiano. Invece su Repubblica ancora niente. Massì, vedrai che qualcosa stanno preparando anche loro, giusto per non “bucare”. Ma questa storia non riempirà le prime pagine dei giornali come qualche mese fa la storia di Dj Fabo. Non ditemi che viene trattata con il giusto rilievo. È una vicenda che potrebbe avere conseguenze capitali in tutta Europa e viene quasi silenziata.

La richiesta di una famiglia di provare a curare con un protocollo sperimentale un bambino affetto da una malattia rara, e comunque assisterlo fino all’ultimo senza staccare i macchinari che lo tengono in vita, sta per essere negata da un ospedale pediatrico in solido con uno Stato. Lo Stato si sovrappone, si sostituisce alla patria potestà come nei casi in cui i genitori non sono in grado di provvedere all’accudimento minimo del figlio. In altre parole, lo Stato pretende di dire che se i genitori non riescono ad accettare che per quel bambino è meglio morire che provare a vivere, non sono buoni genitori. Ognuno è in grado di calcolare le gravissime conseguenze di questa storia, se questo principio dovesse essere applicato altre volte.

Ma i grandi media tacciono o sottovalutano. E a Strasburgo fino a ieri hanno temporeggiato sperando che Charlie togliesse il disturbo prima della loro decisione, traendoli d’impiccio. Una vigliaccheria disgustosa, ripugnante. Ma poiché Charlie proprio non ne vuole sapere di togliersi di mezzo, allora i grandi giudici hanno rotto gli indugi e hanno emesso il loro trillo, il loro tragicomico peto, un po’ nascosti per vedere l’effetto che fa. Charlie deve morire quando lo diciamo noi. I genitori non contano. L’esistenza di un protocollo sperimentale (non riconosciuto in UK, ma santiddio, è un protocollo sperimentale) non conta. Cosa conta? Creare un precedente “utile” ad altro, mi sembra evidente, facendo credere che è per un sentimento di pietà, come si farebbe per un cagnolino. Ecco, da stasera non mi rompete più con storie pietose di cuccioli, grazie.

I grandi media fanno il gioco di questa disumanità che assedia ogni lacerto di buon senso. No, non vedrete titoli a nove colonne ed editorialoni chilometrici per Charlie Gard sui giornali italiani, e ne vedrete pochini anche nel resto d’Europa, solo in Inghilterra la storia ha avuto il giusto spazio. Al di qua della Manica vedrete solo qualche notizia freddina, anonima. E allora non rompetemi più le palle con l’orso del Trentino, con il cane Iceberg, con i cuccioli di foca. O stasera, domani mi parlate di Charlie, mi informate come si deve su questa gravissima ingerenza dello Stato e della Corte Europea nel rapporto tra un bambino e i suoi genitori, o da domani skipperò senza pietà qualsiasi notizia di maltrattamento di animali, e sa il cielo quanto mi rendano triste anche queste storie. Non mi educherete mai, adescandomi dalle vostre fottute finestrelle in home page, a mettere sullo stesso piano la pietà per un cucciolo e la dignità umana del malato.

Una volta di più penso che chi opera queste selezioni così energiche sui fatti da raccontare non possa vantare nessuna neutralità. Non è neutrale non parlare, o parlare poco, di Charlie Gard: è solo paura, è solo vigliaccheria, ed è una dannatissima scelta di campo a favore della progressiva ridefinizione del concetto stesso di diritto che a ogni nuovo step mi sembra sempre meno a misura d’uomo. In alcuni casi si spara in prima pagina per settimane un ambiguo, controverso “diritto a morire”, in altri casi si relega in notiziole di poche righe per mesi l’indiscutibile, sacrosanto diritto a provare a vivere. Chi lavora nell’informazione e pensa che questo sia dare il giusto peso alle notizie può dire quello che vuole, ma non può pretendere patenti di neutralità e obiettività.

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26 Giugno 2017

Elezioni a Genova: ballottaggio

Filed under: cronache,dichiarazioni di voto — alessandro @

Se avessi voluto scommettere dieci euro sul vincitore non so se avrei puntato su Bucci, anche dopo l’ottimo risultato al primo turno. L’astensione troppo elevata consigliava di non essere troppo categorici sul ballottaggio.

Ma alla fine il dato di affluenza a Genova è buono, se confrontato con il primo turno: solo un 6% in meno. Naturalmente i votanti due settimane fa erano già pochissimi, quindi restano pochi anche quelli di ieri. Però solo un 6% in meno nel ballottaggio significa che quasi tutti quelli che hanno votato al primo turno hanno votato anche al secondo. Poi non è neanche così, c’è stato probabilmente almeno un piccolo recupero sull’astensione da parte dei due candidati, mentre altri che al primo turno hanno votato per candidati che non sono arrivati al ballottaggio non sono tornati alle urne.

Il raffronto con i risultati delle liste al primo turno offre una coincidenza suggestiva: i 15.000 voti in più di Crivello *sembrano* la somma dei consensi raccolti da Putti e Merella. Non sarà così, ma ho la sensazione che Crivello abbia avuto la migliore performance tra quelli che non hanno votato per lui al primo turno, e l’apparentamento con Merella non bastava certo a garantirlo. Però poteva vincere soltanto andando a pescare nell’enorme serbatoio degli astenuti, dove c’erano (e dove sono rimasti) molti voti di sinistra, molti di più di quelli che al primo turno hanno votato per altri candidati. Evidentemente non c’è riuscito, ma non solo: è avvenuto in misura minima, trascurabile, ed è questa la prima cosa davvero sorprendente e la prima causa della sua sconfitta. La seconda è che i 24.000 voti che Bucci ha guadagnato rispetto al primo turno si spiegano soltanto con una infusione massiccia dai cinque stelle, nonostante i forzati proclami di equidistanza da parte dei loro esponenti principali. E questo smentisce un altro dato che molti hanno sempre preso per buono, e cioé che l’elettore M5S genovese sia più affine alla sinistra che alla destra.

A questo giro ho votato per Crivello, primo turno compreso. Confermo la mia tradizione negativa: per le comunali non ho mai votato un candidato vincente :-)
Ero tutt’altro che entusiasta di questa scelta, come si può immaginare. Ma sono sinceramente preoccupato dell’involuzione del centrodestra, e oggi faccio molta fatica a votarlo. In questa coalizione Lega e Fratelli d’Italia hanno troppo peso. La grande speranza che avevo negli anni novanta e fino a dieci-dodici anni fa di vedere finalmente in Italia un centrodestra nuovo, europeo, senza alcun legame con un passato impresentabile sta sfumando. Non ho nessuna affinità, nessun legame con l’elettore medio della Lega di Salvini e di Fratelli d’italia della Meloni. È proprio l’elettore che non mi piace, ancora prima dei leader, posto che comunque Bossi, in confronto a Salvini, avrebbe potuto passare per un fine statista, e il confronto Fini – Meloni è ancora più impietoso. No, è proprio l’elettore che non ha niente a che fare con me. Razzista, ignorante di storia (al livello di “ma vediamo anche cosa ha fatto di buono Mussolini”, insomma questa spazzatura qui), senza nessuna vera idea politica che non sia “cacciamo i rossi dalle nostre città”.

Qualcuno potrebbe chiedere quale sia la differenza rispetto all’elettore di centrodestra di vent’anni fa. La differenza è enorme a mio parere. Per diventare coalizione di governo il centrodestra negli anni novanta aveva puntato sulla moderazione, sull’avvicinamento al centro e la marginalizzazione degli estremi e poteva contare sull’esperienza di governo e amministrativa di ex democristiani di un certo livello, non proprio dei cavalieri senza macchia ma almeno persone sensate. La Lega, pur con parole d’ordine populiste, puntava prevalentemente al federalismo e a livello locale ha prodotto buoni amministratori. Lo strappo di Fini con la creazione di Alleanza Nazionale, la scelta di gesti simbolici di chiara rottura con il passato hanno allontanato subito una parte di impresentabili, altri si sono mimetizzati e adeguati ma c’era la speranza che sarebbe stata solo questione di tempo, di un cambio generazionale per non vedere più nostalgici in quella forza e nel parlamento in genere. Insomma c’erano le premesse per un’aggregazione di centrodestra che mettesse finalmente l’Italia al passo con le altre democrazie occidentali. Vent’anni dopo, esaurita la spinta aggregatrice di una leadership controversa ma energica (l’unico vero merito che riconosco al Berlusconi politico, come dissi al tempo del prevedibile naufragio del Popolo della Libertà: aver creato le condizioni materiali, non ideali, per una aggregazione di centrodestra in Italia), la scena è invasa da nani e ballerine e l’adesione a una forza politica è più una questione di engagement che di persuasione e di impegno.

Il nuovo sindaco è un moderato, è una brava persona, ma non so cosa potrà fare di buono con le forze che lo sostengono e con i suoi elettori che gli presentano, più che domande mature di buona amministrazione, un confuso desiderio di allontanare dagli occhi tutto ciò che li infastidisce e li inquieta. Rispetto a vent’anni fa gli italiani sono più poveri, disillusi, arrabbiati e insicuri. In questa situazione il razzismo e la paura attecchiscono con un niente, e le forze politiche che speculano su questo non possono avere il mio voto.

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21 Giugno 2017

Leggete Caproni. Con virgola o senza.

Filed under: chiedici le parole — alessandro @

caproni

Forse questa vignetta non è il massimo dell’eleganza, ma oggi abbiamo scoperto che troppi, giovani e no, maturandi o pensionandi, ignorano l’esistenza di un grande poeta italiano. Non solo, ma se ne vantano pure. Sarà permesso esprimere almeno un po’ di triste stupore senza beccarsi botte di saccente? State tranquilli, io sono ignorante come e più di voi. Non sono uno studioso, non sono uno specialista. Però andiamo, quando ho fatto la maturità sapevo chi era Caproni. Avevo in mente alcuni dei suoi versi, anche solo per averli sbirciati sull’antologia (che succedeva spesso così, ve lo giuro: quando c’era da studiare una cosa non la guardavo, ma quando potevo aprire oziosamente l’antologia lo facevo con piacere, e molte delle cose che mi ricordo degli anni della scuola le ho imparate così).

Non ho nessun merito per questo, e non credo che la scuola che ho fatto fosse meglio di quella di adesso, davvero, non lo credo, aveva un sacco di magagne e io ero un cialtrone e un perdigiorno come e più di adesso, ho perso un anno, sono stato rimandato più volte (non di italiano), ero tutt’altro che uno studente modello. Ma sapevo che Caproni esisteva e avevo intuito che era un buon poeta, sapevo che, se nella vita avessi avuto voglia di un po’ di bellezza, avrei potuto cercare i suoi versi, tra tante altre cose. Conoscevo lui ma non sapevo ancora nulla di altri grandi, come Andrea Zanzotto. Ma se qualcuno mi avesse detto “ma come, quest’anno fai la maturità e non sai chi è Zanzotto?” io non l’avrei guardato con aria di sfida compiaciuta come ho visto fare oggi, avrei detto “No, non lo so, mi spiace, chi è?”. O ancora, sapevo già chi era Sanguineti e sapevo già che non mi piaceva (e non ho mai cambiato idea), ma non per questo lo denigravo. E poi non è che ho letto Caproni tutti i giorni, non è che ho mandato a memoria ogni sua silloge, ma quando mi è capitato di leggere qualcosa di suo è stato sempre bello, anche quando dovevo solo studiarlo per gli esami all’università, e non è che fossi diventato più secchia o meno cialtrone, tutt’altro.

Volevo rassicurarvi: io non ce l’ho con quelli che hanno levato il coro “Caproni chi?”. Ce l’ho con chi ha fatto credere a questi e ad altri che è cosa buona e giusta ignorare l’esistenza di un grande poeta, perché tanto la poesia… ma chi la legge davvero? Non ce l’ho neanche con la scuola, ce l’ho con tutto ciò che permea e soffoca talmente la scuola (e ripeto, succedeva anche quando c’ero io tra i banchi) da renderla inabitabile per quelli che avrebbero voglia di leggerlo Caproni, di emozionarsi per la musicalità dei suoi versi, di sintonizzarsi con la sua nostalgia di qualcosa di così perduto e però così presente da riempire, ferire e medicare il cuore ogni giorno, per tutta la vita. Io ero uno come tanti, come tutti, ma non disprezzavo le strade che avevo davanti per imparare, per cambiare, per trovarmi altrove se l’avessi voluto. Ecco, è questo disprezzo che ho visto in giro oggi che mi rende triste e mi fa venire voglia di condividere vignette politicamente scorrette. Però davvero, non mi importa più nulla se qualcuno si offende. Non si può stare sempre zitti per paura di sembrare altezzosi. Ma altezzosi de che? Ma mi avete visto? Fate pace con voi stessi. E leggete Caproni, che non è mai troppo tardi.

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8 Giugno 2017

La buona strada interrotta

Filed under: Il cristiano informale,Il postulante de-genere — alessandro @

L’Agesci non è più un movimento cattolico. Occorre prenderne atto, bisogna che i cattolici che sono ancora in quel movimento pongano la questione con forza. Abbiamo bisogno come l’ossigeno di due cose: chiarezza e unità. Ma non possiamo sacrificare la seconda alla prima, perché senza chiarezza non c’è vera unità. Io ho firmato questa petizione (anche se non è scritta benissimo e “scautismo” con la a non si può proprio vedere, ma vabbé).

Se fai l’educatore cattolico devi seguire le regole cattoliche. E non per “salvare le apparenze”. I sacerdoti seguono le regole vivendo il celibato e la castità (che siano omosessuali o no, non ha alcuna rilevanza), se non lo fanno non sono buoni sacerdoti. Allo stesso modo i laici che si prendono la responsabilità di fare gli educatori: se non seguono non stanno svolgendo bene il loro incarico. Naturalmente ognuno fa quello che ritiene in coscienza, io stesso mi sono trovato spesso in conflitto, nella mia condotta di vita, con le “regole” e non escludo di trovarmici ancora. Ma non mi prendo responsabilità educative.

Nel caso in esame, non si sarebbe neanche dovuta porre la questione: non avrebbe dovuto essere il parroco a chiederlo, era l’educatore a dover trarre le conseguenze delle sue scelte. Se non l’ha fatto era perché voleva sollevare il caso: gli articoli che leggiamo in questi giorni sono il risultato di una strategia. Mi spiace ma non ha ragione, ha torto. L’unica cosa che non condivido del ragionamento del parroco è il passaggio sull’ “ostentazione”: non è questo il punto e anche lui, del resto, è da anni che chiede di risolvere il nodo, non l’ha fatto solo dopo l’unione civile.

Quando ero all’università ho fatto il catechista per due anni perché un parroco mio amico mi aveva chiesto aiuto. L’ho fatto volentieri ed è stata un’esperienza che mi è servita molto (e spero di aver lasciato qualcosa di buono ai ragazzi). Ma quando ho deciso di iniziare una convivenza con una donna ho deciso parallelamente che non avrei più accettato incarichi del genere. L’ho deciso io, nessuno ha dovuto chiedermi di fare un passo indietro. In un’appartenenza come quella alla chiesa il punto è a cosa tieni davvero, se all’affermazione di una tua idea o all’affermazione di qualcosa di diverso che va un po’ oltre le tue vicende personali. Questo è il discernimento, non quello di cui parlano certi documenti fumosi.

Sono triste. Sono stato lupetto per quattro anni della mia bella infanzia e per un periodo più breve anche scout. Quella lunga, lunga traccia mi sembra sempre più evanescente.

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