Se avessi voluto scommettere dieci euro sul vincitore non so se avrei puntato su Bucci, anche dopo l’ottimo risultato al primo turno. L’astensione troppo elevata consigliava di non essere troppo categorici sul ballottaggio.
Ma alla fine il dato di affluenza a Genova è buono, se confrontato con il primo turno: solo un 6% in meno. Naturalmente i votanti due settimane fa erano già pochissimi, quindi restano pochi anche quelli di ieri. Però solo un 6% in meno nel ballottaggio significa che quasi tutti quelli che hanno votato al primo turno hanno votato anche al secondo. Poi non è neanche così, c’è stato probabilmente almeno un piccolo recupero sull’astensione da parte dei due candidati, mentre altri che al primo turno hanno votato per candidati che non sono arrivati al ballottaggio non sono tornati alle urne.
Il raffronto con i risultati delle liste al primo turno offre una coincidenza suggestiva: i 15.000 voti in più di Crivello *sembrano* la somma dei consensi raccolti da Putti e Merella. Non sarà così, ma ho la sensazione che Crivello abbia avuto la migliore performance tra quelli che non hanno votato per lui al primo turno, e l’apparentamento con Merella non bastava certo a garantirlo. Però poteva vincere soltanto andando a pescare nell’enorme serbatoio degli astenuti, dove c’erano (e dove sono rimasti) molti voti di sinistra, molti di più di quelli che al primo turno hanno votato per altri candidati. Evidentemente non c’è riuscito, ma non solo: è avvenuto in misura minima, trascurabile, ed è questa la prima cosa davvero sorprendente e la prima causa della sua sconfitta. La seconda è che i 24.000 voti che Bucci ha guadagnato rispetto al primo turno si spiegano soltanto con una infusione massiccia dai cinque stelle, nonostante i forzati proclami di equidistanza da parte dei loro esponenti principali. E questo smentisce un altro dato che molti hanno sempre preso per buono, e cioé che l’elettore M5S genovese sia più affine alla sinistra che alla destra.
A questo giro ho votato per Crivello, primo turno compreso. Confermo la mia tradizione negativa: per le comunali non ho mai votato un candidato vincente :-)
Ero tutt’altro che entusiasta di questa scelta, come si può immaginare. Ma sono sinceramente preoccupato dell’involuzione del centrodestra, e oggi faccio molta fatica a votarlo. In questa coalizione Lega e Fratelli d’Italia hanno troppo peso. La grande speranza che avevo negli anni novanta e fino a dieci-dodici anni fa di vedere finalmente in Italia un centrodestra nuovo, europeo, senza alcun legame con un passato impresentabile sta sfumando. Non ho nessuna affinità, nessun legame con l’elettore medio della Lega di Salvini e di Fratelli d’italia della Meloni. È proprio l’elettore che non mi piace, ancora prima dei leader, posto che comunque Bossi, in confronto a Salvini, avrebbe potuto passare per un fine statista, e il confronto Fini – Meloni è ancora più impietoso. No, è proprio l’elettore che non ha niente a che fare con me. Razzista, ignorante di storia (al livello di “ma vediamo anche cosa ha fatto di buono Mussolini”, insomma questa spazzatura qui), senza nessuna vera idea politica che non sia “cacciamo i rossi dalle nostre città”.
Qualcuno potrebbe chiedere quale sia la differenza rispetto all’elettore di centrodestra di vent’anni fa. La differenza è enorme a mio parere. Per diventare coalizione di governo il centrodestra negli anni novanta aveva puntato sulla moderazione, sull’avvicinamento al centro e la marginalizzazione degli estremi e poteva contare sull’esperienza di governo e amministrativa di ex democristiani di un certo livello, non proprio dei cavalieri senza macchia ma almeno persone sensate. La Lega, pur con parole d’ordine populiste, puntava prevalentemente al federalismo e a livello locale ha prodotto buoni amministratori. Lo strappo di Fini con la creazione di Alleanza Nazionale, la scelta di gesti simbolici di chiara rottura con il passato hanno allontanato subito una parte di impresentabili, altri si sono mimetizzati e adeguati ma c’era la speranza che sarebbe stata solo questione di tempo, di un cambio generazionale per non vedere più nostalgici in quella forza e nel parlamento in genere. Insomma c’erano le premesse per un’aggregazione di centrodestra che mettesse finalmente l’Italia al passo con le altre democrazie occidentali. Vent’anni dopo, esaurita la spinta aggregatrice di una leadership controversa ma energica (l’unico vero merito che riconosco al Berlusconi politico, come dissi al tempo del prevedibile naufragio del Popolo della Libertà: aver creato le condizioni materiali, non ideali, per una aggregazione di centrodestra in Italia), la scena è invasa da nani e ballerine e l’adesione a una forza politica è più una questione di engagement che di persuasione e di impegno.
Il nuovo sindaco è un moderato, è una brava persona, ma non so cosa potrà fare di buono con le forze che lo sostengono e con i suoi elettori che gli presentano, più che domande mature di buona amministrazione, un confuso desiderio di allontanare dagli occhi tutto ciò che li infastidisce e li inquieta. Rispetto a vent’anni fa gli italiani sono più poveri, disillusi, arrabbiati e insicuri. In questa situazione il razzismo e la paura attecchiscono con un niente, e le forze politiche che speculano su questo non possono avere il mio voto.
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