Sottoscritta.
Inutile che mi attardi a spiegare perché, basta spulciare i post di questa categoria…
Poi in questo periodo non ho testa per scrivere.
Chi mi vuole bene ne sarà contento.
Anche perché sa benissimo che prima o poi tornerò a scrivere :-)
31 Gennaio 2011
Agenda digitale
13 Gennaio 2011
Il valore di scambio del link
Il Post e Luca Sofri – Wittgenstein hanno innescato una discussione sull’uso dei contenuti altrui online in termini che probabilmente solo loro oggi in Italia, o pochi altri, possono condurre. Sono totalmente d’accordo con loro. Ed è notevole che i toni si inaspriscano, qua e là in rete, proprio quando si tende a dimenticare che sono le prassi editoriali e gli stessi sistemi di content management ad aver ereditato una certa sufficienza con cui i giornalisti storicamente hanno approcciato la rete e i suoi contenuti originali. Oggi accade che, al di là delle intenzioni dei singoli giornalisti (che spesso individualmente, lavorando in rete ormai da molti anni, conoscono e usano certe dinamiche condividendone anche lo spirito) si trovano a pubblicare il loro lavoro con strumenti che sono tarati su logiche editoriali non adeguate. Il caso Makkox è abbastanza tipico: il redattore ha messo bene in evidenza nel testo la fonte, ma non ha potuto formattarla come link. Un problema analogo l’avevo segnalato tempo fa a proposito di una sezione del sito dell’Ansa. Ancora più paradossale, a pensarci ancora oggi (visto che nulla in più di tre anni è cambiato): Ansa mette a tema internet e tecnologia, fa dei lanci dedicati ai siti e ai servizi online, e non prevede la possibilità di includere link nei testi. Meno del minimo sindacale.
10 Gennaio 2011
Educazione sessuo-logica
Sono passati purtroppo un bel po’ di anni da quando frequentavo la terza media. Ma ricordo bene il giorno in cui l’insegnante di scienze disse: “Quest’anno il programma prevede lo studio del corpo umano. Se c’è il tempo e il modo, naturalmente lo facciamo tutto. Non ho intenzione di escluderne una parte soltanto perché per alcuni fa scandalo”. Mi sembrò subito una posizione di buon senso cui aderii senza tentennamenti, come il resto della classe. Nessuno ebbe mai dei dubbi, e non mi risulta che ci siano state proteste da parte di alcuni genitori. Ci venne consigliato (non imposto) l’acquisto di un libro supplementare che trattava soltanto di educazione sessuale, principalmente dal punto di vista anatomo-fisiologico ma non solo.
Ero di famiglia cattolica e, nello stesso periodo, seguivo un mio percorso di formazione in una parrocchia. Un percorso, voglio precisare, che mi ero scelto io, non mi era stato imposto né dai miei genitori né da altri, ma mi era stato soltanto proposto da amici. Bene, non ho mai avuto la benché minima percezione che ciò che studiavo a scuola confliggesse in qualche modo con il mio percorso. Così come sono sicuro che l’insegnante di scienze non pensasse ai “cattolici” quando esprimeva la sua giusta critica.
Come in molti altri aspetti del mio percorso formativo, credo di essere stato fortunato. Perché l’insegnante fu molto equilibrata. Illustrò tutto quello che era necessario e opportuno spiegare in ambito scolastico su quella materia senza dare mai l’impressione di voler indirizzare a un sistema di valori o a un altro. Penso dunque che se l’educazione sessuale nelle scuole fosse oggi in Europa come quella che ho ricevuto io, Ratzie non avrebbe avuto niente da dire. E invece qualcosa da dire probabilmente c’è. Penso anche che da allora qualcosa sia andato storto, qualcosa si sia perso o deteriorato. Perché per molti non è più facile, spontaneo e naturale distinguere lo spirito di una critica come quella espressa da Ratzinger dalla reazione di un perbenista o di un benpensante ipocrita, quel tipo di reazione a cui alludeva sicuramente la mia insegnante di scienze. Metilparaben, ad esempio, dice semplicemente e logicamente una sciocchezza. Ratzie non ha detto che l’educazione sessuale in sé è sbagliata o contraria alla libertà religiosa, ma quella che trasmette “concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”. Non mi pare che abbia detto che l’educazione sessuale a scuola “è male”. Ma non ho dubbi che passerà questa idea.
Come la mia insegnante non voleva (giustamente) censurare niente, così spero che sia possibile parlare a scuola di contraccezione o di diversi orientamenti sessuali con vero rigore scientifico: e ho qualche dubbio che ciò avvenga in molte scuole, non tanto in Italia quanto in Europa. Non si sta dicendo “non parlatene”. Oppure “parlate solo dei metodi di contraccezione naturale e dite che certi orientamenti sessuali sono malattie”. Piuttosto si sta lanciando una sfida su un terreno, quello dell’obiettività e del rigore scientifico, che una certa cultura crede di suo esclusivo appannaggio.
6 Gennaio 2011
Da non fare mai più: saldi in apertura
Per la prima volta nella mia vita, un po’ casualmente, ho provato ad andare nel centro commerciale più vicino a casa mia nel primo giorno di saldi. Sono arrivato a metà mattina, sono fuggito dopo neanche un’ora.
Code interminabili alle casse; una scena che speravo di non vedere mai nella mia vita di due signori sui sessanta che si contendono l’ultimo 43 di un paio di scarpe; un altro che si aggira per gli scaffali mugugnando: eh ma qui ci prendono per il culo, le uniche cose decenti non sono scontate; selve di megere che rovistano tra mucchi di maglie che probabilmente hanno resistito piegate e ordinate non più di quindici minuti dall’apertura del negozio; commessi già disperati, che non hanno il tempo di fiatare perché c’è la coda soltanto per parlare con loro, non per acquistare.
Ma soprattutto tanta sofferenza. Fare acquisti potrebbe essere un piacere, oltre che una necessità. Anche mangiare è una necessità, ma c’è chi lo fa anche per gusto, sia nel preparare sia nel consumare. il gusto si può sempre abbinare a una necessità, se si escludono i casi di necessità estrema: è una delle accortezze di base che permette di vivere una vita umana. Invece stamattina non ho visto nessun piacere negli atti di acquisto che ho osservato. Tante facce serie, corrucciate, affaticate. Solo frenesia, la preoccupazione di non essere fregati, la fretta di arrivare prima degli altri. Una pena infinita.
Non so se lo devo interpretare come un segno della crisi economica. Mi sembra un po’ semplicistica come spiegazione. Preferisco pensare che non ho mai visto queste scene perché non sono mai stato al primo giorno di saldi. E di sicuro non lo farò mai più.
4 Gennaio 2011
Pettinar bombe
Noi siamo qui a pettinar bambole e intanto in Egitto è l’inferno.
Pettinano bambole i giornalisti del Tg3, che nel servizio del 2 gennaio sottolineano ben bene che il problema è “religioso”. Sicuro, mettere una bomba in una chiesa è chiaramente un problema religioso. Se non ci fossero chiese nessuno saprebbe dove mettere le bombe. Ineccepibile. Imagine un po’ che bello.
I pettinatori di bambole storici di casa nostra potranno inoltre essere orgogliosi del fatto che un certo Imam ha accusato Ratzie di “ingerenza”. Questo è uno che ha imparato bene, su tante cose certi musulmani sono un po’ retrò ma le categorie giuste dall’occidente sanno assimilarle. Bravi, un grande successo progressista. Del resto è noto che le televisioni italiane le guardano fin troppo, in Nordafrica.
Quindi a fronte di uno spezzatino di cristiani servito per capodanno il Papa dovrebbe dire, non so… siete fatti così, avete i vostri metodi un po’ rudi però in fondo vi conosciamo e vi stimiamo tanto. Penso che abbia in mente qualcosa del genere Francesco Peloso, che su Secolo XIX di ieri ha scritto:
…riemerge, come un fiume carsico, la difficoltà della Santa Sede a trovare le parole giuste per dialogare con quegli ambienti del mondo arabo e musulmano più disposti, o almeno obbligati, a fare sponda con il Vaticano. Ratzinger, infatti, ha denunciato la viltà dell`attacco contro i cristiani e ha fatto un paragone con quanto sta avvenendo in Iraq.
La difficoltà è del Vaticano che non trova le parole giuste, qualcuno poteva avere dei dubbi? Quindi il Papa non si lamenti troppo alla prossima occasione. La grande truffa giornalistica sul discorso di Ratisbona continua a imporre il suo metodo odioso. Quali parole siano state meno che giuste nel pacato e ragionevole commento di Ratzie ce lo spiegheranno i maestri di non ingerenza. Una strage in un luogo di culto, la morte di una ventina di pericolosi fanatici come la povera Mariouma che osavano esistere come cristiani non si può definire un “vile gesto di morte”, basta con questi toni da guerra santa. Per amore di diplomazia lo chiameremo simpatico botto di capodanno. Come a Napoli, dove bomba di Bin Laden e bomba Ratzinger sono solo varianti di miccette un po’ esuberanti.
È anche vero, purtroppo, che una volta distolto lo sguardo da queste muffe di commenti giornalistici ti ritrovi nel marcio dei proclami leghisti. “Basta moschee“. Queste sì che sono parole misurate ed equilibrate, questi sì che dimostrano una rigorosa analisi dei fatti. Lo dimostrano ad ogni occasione, come quando invitano a spaccare le ossa ai manifestanti da Radio Padania. Vallo a spiegare a questi geniali rampolli e ai loro “educatori” che saranno proprio le moschee in Europa a rendere la vita sempre più difficile ai bombaroli, che non hanno nulla a che fare con nessuna religione.