Un articolo del corrispondente italiano del Financial Times, ripreso anche dal Corriere della Sera, spiega perché a suo parere Starbucks non sbarcherà ancora in Italia.
Del frappuccino non m’importa nulla. E sono anche contento di apprendere che la penetrazione delle multinazionali in Italia non è mai stata facile: vuol dire che la differenza fondata sulla qualità vera riesce ancora a vincere. Ma per motivi analoghi mi dispiacerebbe che Starbucks rinunciasse all’Italia.
È naturale che la concorrenza dei baristi italiani sia insuperabile per la multinazionale. Ma lo slow coffee alla Starbucks è un’altra cosa, e non ha nulla di disprezzabile. In Italia non potrebbe mai posizionarsi come leader nel mercato del caffé da bar: anche se offrisse un espresso paragonabile per qualità e velocità di produzione a quello dei nostri bar sarebbe in controtendenza con la sua filosofia di caffetteria confortevole, in cui il caffé è al centro di un servizio che punta a tenere i clienti nel locale, non a farli ammucchiare al banco per un consumo istantaneo.
Non sarebbe neanche un prodotto di nicchia. Si assesterebbe in una fascia media. Sarebbe frequentato dagli italiani che all’estero imparano ad apprezzare lo stile Starbucks (tra i quali c’è chi è convinto che sia solo questione di tempo) e dai turisti, all’inizio. Uno Starbucks nel centro di Firenze o di Roma non avrebbe problemi. Non sarebbe pensabile invece una diffusione capillare come quelle che vediamo nelle città inglesi o tedesche. Non male: prenderemmo il meglio dell’esperienza Starbucks ed eviteremmo gli aspetti più deleteri di colonizzazione commerciale. Ma un obiettivo così, evidentemente, è troppo piccolo per un colosso di quelle dimensioni. La presenza si ridurrebbe a un investimento pubblicitario, alla creazione di pochi locali “bandiera”, avamposti nel territorio “nemico” occupato dalla poco scalabile italianità dei baristi.
La cosa curiosa è che l’idea che ha rivoluzionato il consumo di caffé in America è venuta a un americano in Italia.
28 Dicembre 2007
Starbucks vs tazzulella
27 Dicembre 2007
Alla luce del sole
“Cercherò di andare un mese in Grecia a studiare, quest’estate, spero di riuscirci. Sto studiando il greco moderno perché voglio approfondire questo nucleo di pensiero mediterraneo secondo il quale la verità è a-letheia, non nascosta, ciò che sta alla luce. È così importante. Accettiamo di dimorare stabilmente in una cornice di pensiero che è nei fatti anticristiana perché non ama la realtà, cerca di confondere la realtà con un sistema di convenzioni e persegue un’idea astratta di purezza del pensiero, come se il pensiero dovesse essere pulito dall’esperienza e non si alimentasse, invece, dall’esperienza. E insomma, bisogna reagire in qualche modo”.
Una conversazione così, in una pausa pranzo di fine dicembre, in questa giornata tanto bella che veramente non lascia nascosti i precisi contorni di ogni cosa e le essenze visibili, fa risollevare la testa e fa sentire vivi come nient’altro. Grazie, amica.
23 Dicembre 2007
Natale = Madre + Figlio
Ad ognuno la libertà di valutare quanto sia vera la proprietà commutativa. Auguri a tutti :-)
bassorilievo in ceramica di Francesca Ciani
20 Dicembre 2007
Car sharing, si parte
Dopo un anno ho finalmente perfezionato l’adesione al servizio Genova Car Sharing.
Avrei aspettato forse ancora a rottamare la mia clio del 98 se nel frattempo non ci avessero pensato simpatici ignoti a sfasciarmela allegramente per saccheggiare il saccheggiabile. È successo all’inizio di luglio: da allora non ho sentito particolarmente la mancanza dell’auto, che già usavo poco.
Mi sono trovato dunque senza volerlo a disporre di un bonus rottamazione. Di comprare una macchina nuova non se ne parla, un po’ perché non mi serve, un po’ perché non vorrei facesse la fine della vecchia, un po’ perché ho già il mutuo e altri finanziamenti e per cominciarne un altro devo almeno finire di pagare i mobili. Per almeno due anni starò senza auto di proprietà, poi vedrò.
Non avendo stretta necessità di usare la macchina per lavoro o per altri motivi, mi trovo nella condizione ideale per sperimentare il car sharing, con un credito di oltre settecento euro da spendere.
Guardando le condizioni attuali del servizio, devo purtroppo rilevare che se avessi stretta necessità di un uso quotidiano dell’auto ci penserei due volte.
Devono verificarsi almeno due condizioni per avere la certezza di usufruire di un’auto ogni volta che serve.
1 – Comodità dei parcheggi dedicati al car sharing rispetto al punto di partenza abituale, luogo di lavoro o abitazione, perché l’auto deve essere riportata tassativamente nel parcheggio in cui si prende (ne parlo dopo). La zona in cui abito è poco servita. Se abitassi in centro avrei molte più possibilità. Fortunatamente ho saputo ieri che nei primi mesi del 2008 verrà aggiunto un parcheggio per me abbastanza comodo.
2 – Disponibilità dei mezzi nel momento in cui servono. Vanno prenotati in anticipo e non si può avere la certezza di trovare sempre l’auto che si vuole nel luogo giusto. Tra qualche mese potrò essere più preciso, ma è evidente che il servizio non va bene per le emergenze, serve solo per i viaggi che si possono programmare.
All’atto dell’iscrizione mi hanno enunciato i quattro pilastri: non fumare, non trasportare animali, lasciare sempre almeno un quarto di serbatoio pieno, riportare l’auto dove si è presa. I primi tre mi sembrano ragionevoli e più che accettabili: è pur sempre un mezzo pubblico, non è la “mia” auto. Il quarto a mio parere è un limite non da poco. Mi è stato detto che si potrebbe superare soltanto con un numero di adesioni molto superiore all’attuale (circa 1600). Non mi sembra una spiegazione sufficiente. Poiché a pensar male ci si azzecca, sospetto che siano i tassisti a non volerlo: se il car sharing funzionasse da punto a punto senza necessità di ritorno sarebbe troppo competitivo rispetto al taxi. Prendiamoli in parola: ne riparliamo quando saremo il doppio o il triplo, forse avremo più potere contrattuale e potremo chiedere qualcosa di più al Comune, che già ora si fa bello di togliere tanti mezzi inquinanti dalle strade urbane grazie al car sharing (si calcola che ogni mezzo della flotta corrisponda a dieci auto in meno in città).
Altri aggiornamenti dopo i primi viaggi.
Aggiornamento immediato del 21 dicembre
Ieri ho scritto un po’ in fretta e mi sono dimenticato due particolari importanti.
1 – Il contributo per la rottamazione si può spendere solo sui chilometri, che comunque sono la parte preponderante del costo. La tariffa oraria rimane fuori. Poco male.
2 – Meno simpatica la questione che riguarda l’assicurazione. Su tutti i veicoli della flotta c’è una kasko che copre tutto a partire da uno scoperto di 250 euro. Se vuoi la copertura totale devi pagare una sovrattassa di circa due euro su ogni viaggio. Io per il momento ho detto di no, mi prendo il rischio. Posso aggiungere la copertura in qualsiasi momento.
19 Dicembre 2007
Premio autoironia 2007
– Belle le magliette con il Modigliani!
– La compri?
– No, che poi diventa un Botero…