Prendiamo i due fatti politici del giorno.
1 – Rutelli conferma le voci che lo vogliono in uscita dal Partito Democratico e si appresta a una confluenza al centro con l’Udc di Casini (forse previa la creazione di un suo partitonzo, vedremo).
2 – Il Governo lascia intendere un suo appoggio a un’eventuale candidatura di Massimo D’Alema a ministro degli esteri per la Comunità Europea.
1 – Non sono mai stato un estimatore di Rutelli e non lo sarò mai. Ho un po’ più di stima per Casini: è forse l’unico leader di centrodestra ad aver avuto un percorso lineare negli ultimi quindici anni. È uscito dalla coalizione quando è stato evidente che non c’era più alcuna speranza di fermare o “contaminare” in qualche modo il processo di stalinizzazione intorno alla figura di Berlusconi. Ma non per questo è andato “di là”, anzi superando lo sbarramento in una delle elezioni politiche più bulgare della storia italiana ha dato una prova di forza di cui pochi lo credevano capace. Ora vediamo: se Rutelli riuscirà a portare in dote qualcosa di più delle sue zie e dei suoi gatti potrebbe cominciare un processo di coagulazione di una forza liberaldemocratica che evidentemente manca. Cioé di una destra vera. Del resto la Democrazia Cristiana nella parte buona della sua esperienza di governo (molto più estesa di quanto oggi gli storici e il senso comune concedano) è stata per molto tempo la vera destra italiana. Che non si poteva chiamare destra per rispettare il giusto veto messo da De Gasperi nel dopoguerra: non ci possiamo chiamare destra, ci mettiamo bene al centro e “guardiamo” a sinistra. Ora si può fare tranquillamente il contrario: una forza di centro che “guarda” a destra, cioé aspetta che le pulsioni staliniste si esauriscano e “guardando”, come può, le corrode. Il “guardare” degasperiano è tutt’altro che un mettersi alla finestra, si sa. Ma a differenza di quanto accadde negli anni ottanta con la fine del Pci, questa volta lo spazio lasciato libero dalla destalinizzazione potrà essere legittimamente e democraticamente occupato. Perché è il nostro spazio.
Questa non è una vera dichiarazione di voto. Però non escludo di votare per l’Udc in futuro. Certo che se Casini aggiungesse alle buone doti da leader anche un po’ di intuito da selezionatore (soprattutto a livello locale) non sarebbe male.
2 – D’Alema potrebbe diventare ministro degli esteri a Bruxelles e subito il Governo apre, sia pure con formula diplomatica, a un appoggio alla candidatura. D’Alema commenta: è normale. Sarà. Ma avrebbe potuto essere altrettanto normale il sostegno della sinistra alla candidatura di Buttiglione alla presidenza della Commissione nel 2004. Invece è stato impallinato perché non si è piegato all’ideologia cattofobica pur garantendo che le sue convinzioni filosofiche (sarebbe improprio parlare di convinzioni religiose per questi temi) non avrebbero impedito di prendere atto della volontà delle maggioranze che il parlamento europeo avrebbe espresso. È stato veramente odioso che nessuna voce dell’opposizione italiana si sia levata, nell’occasione, a difendere l’elementare principio democratico (di più il principio della libertà di pensiero) enunciato da Buttiglione.
Ma va bene, ormai è acqua passata. L’apertura di oggi potrebbe essere importante per cominciare a parlare di rappresentanza italiana a Bruxelles che sa distinguere tra le divisioni politiche nazionali e la necessità di non dissolvere gli interessi e le peculiarità nazionali in un contesto europeo che ci vede spesso in minoranza.