Cronachesorprese

25 Giugno 2018

Le quattro (o cinque) fasi della secolarizzazione

Filed under: Il cristiano informale,storia del cristianesimo — alessandro @

In questo articolo di una ventina di anni fa Massimo Introvigne faceva una panoramica delle cosiddette “nuove religioni”. Questo schema di allontanamento progressivo dalla tradizione cristiana, in quattro fasi, a mio parere funziona non solo per le nuove religioni ma anche per la secolarizzazione. Le quattro fasi sono:

– Cristo sì, Chiesa no
– Dio sì, Cristo no
– Religione sì, Dio no
– Sacro sì, Religione no.

Sono tappe storiche che partono dalla Riforma, ma sono anche posizioni ormai cristallizzate che si ritrovano oggi nelle posizioni individuali di molti. Se non ricordo male, Introvigne in un’occasione successiva parlò anche di una quinta fase:

– Natura sì, Sacro no

Che è anche la fase conclusiva: scompare ogni sacralità dall’esperienza. Con la difficoltà anche di individuare qualcosa che unisca gli individui in un patto sociale, perché non c’è patto possibile tra gli uomini senza qualcosa di sacro (non necessariamente religioso) che lo fondi.

23 Giugno 2018

Fede, ateismo e libertà

Filed under: Il cristiano informale — alessandro @

Vedo a volte nelle discussioni online un’acrimonia di credenti verso atei che non comprendo, come se fosse riprovevole in sé l’essere atei. Ho troppo rispetto della libertà e della ragione per associare necessariamente l’ateismo al peccato. Anche perché penso che molti atei siano in realtà religiosi: la negazione è per molti una risposta onesta alla domanda religiosa, come dire “non ho evidenze sufficienti, se le avessi crederei”. E per evidenze non intendo il superbo “credo solo a ciò che vedo” (al che normalmente rispondo: “beh, anch’io”) ma l’esperienza in base alla quale un uomo viene persuaso a credere, che è sempre personale.
Per questi motivi separo la critica alle posizioni irragionevoli che portano a un certo ateismo dalla definizione dell’ateismo. Davvero, se l’adesione alla fede non è libera, non vale nulla. Se qualcuno pensa che la ragione dovrebbe “costringere” a credere deve sapere che questo comporta anche l’elimimazione della libertà e quindi, in ultima analisi, della fede. A me basta spiegare chiaramente, e rivendicare contro ogni attacco perché è possibile farlo, la ragionevolezza della fede.

17 Giugno 2018

Prospettive dell’obiezione

Filed under: cronache — alessandro @

In questo momento in Irlanda si può. Abortire? Sì, anche quello, ma soprattutto si può calcare la mano contro i cattolici. E puntualmente il Governo lo fa, guarda che strano. Stanno discutendo la legge per regolare gli aborti dopo il referendum e vorrebbero obbligare gli ospedali cattolici a fornire il servizio, fatta salva l’obiezione di coscienza. Come avvenuto in Italia per la legge sulle Dat, l’obiezione potrà essere solo personale e non della struttura, pena la perdita dei contributi pubblici e qualche altro guaio in più.
In Italia sulle Dat il metodo per la risposta l’ha dato il Cottolengo, con una presa di posizione molto coraggiosa. Bisogna notare però che per le Dat è più semplice, perché non occorre prevedere l’organizzazione e la pianificazione di un servizio, come nel caso dell’aborto. Però il principio è simile ed entrambi i casi vanno affrontati dal punto di vista del delicato equilibrio tra Stato e strutture accreditate.
Le richieste di interruzione di gravidanza possono essere tranquillamente soddisfatte dalle strutture pubbliche e dalle convenzionate non cattoliche. Non è un intervento da fare in urgenza, quindi non rientra nei servizi che devono essere garantiti in una zona ristretta. Non so come sia in Irlanda, ma in Italia molti piccoli ospedali mancano di diversi reparti e servizi, anche del pronto soccorso, ma i contributi pubblici naturalmente li ricevono perché danno servizi alla collettività. Un sistema integrato pubblico privato è un sistema in cui il pubblico non arriva a dare tutti i servizi che dovrebbe, e quindi accredita diverse strutture nel territorio perché pubblico statale e privato accreditato, messi insieme, diano tutti i servizi. Il sistema integrato è (o dovrebbe essere) questo, non è un sistema in cui tutte le strutture devono dare tutti i servizi. Già sappiamo qui in Italia che la polemica sugli obiettori è strumentale, perché chi vuole abortire riesce a farlo sempre. Lo Stato non può obbligare il privato a dare certi servizi: se il sistema nel suo insieme ha qualche carenza può magari prevedere degli incentivi, ma se il privato non riesce o non vuole deve provvedere lo Stato.

16 Giugno 2018

Gorgia on my mind

Filed under: cronache — alessandro @

Uno degli aforismi del sofista Gorgia dice più o meno: “Chi si inganna è migliore di chi non si lascia ingannare”. Mi è venuto in mente guardando un video meschino in cui due burloni chiedono simpaticamente ai passanti di commentare un brano del Corano (che in realtà è un brano della Bibbia). La cosa confortante è che molte delle risposte degli intervistati, nella loro semplicità, sono più intelligenti (“migliori” anche in senso morale, secondo Gorgia) delle parole di quelli che fanno lo “scherzone”. Certo i videomaker hanno scelto accuratamente quali risposte pubblicare, come tagliarle e come montarle. Gli intervistati, pur dicendosi cristiani, non conoscono la Bibbia e non hanno preparazione sufficiente per parlare di come la Chiesa legge e interpreta la Bibbia, e questo è un problema, lo sappiamo. Però quando dicono: “è un’altra cultura”, “per me è sbagliato uguale, anche se lo dice la Bibbia”, “Papa Francesco ha detto qualcosa di diverso e io credo a lui” dicono cose sostanzialmente giuste e in linea con gli insegnamenti della Chiesa, e anche se hanno la regia contro spediscono a casa i burloni ricoperti moralmente di pece e piume.

15 Giugno 2018

Age of Aquarius?

Filed under: Il cristiano informale — alessandro @

La vicenda della nave Aquarius ha un side-effect abbastanza rilevante: la polemica intraecclesiale su chi sia più cristiano tra il mondialista che spalanca le frontiere e il protezionista che difende l’identità nazionale e quindi anche culturale e spirituale eccetera. E le due fazioni si sfidano a colpi di vangelo. Io ci andrei piano con le esegesi categoriche in un senso o in un altro. Non mi piace mai veder tirare il vangelo per le pagine (e quindi Cristo per la tunica), in qualsiasi direzione. Il punto che penso non possa essere messo in discussione da nessuno è che bisogna ascoltare i reali bisogni del prossimo. Non a caso Gesù alla domanda “chi è il mio prossimo” risponde con la parabola del buon samaritano. Uno che sta percorrendo la sua strada e molto semplicemente cambia direzione, si mette a disposizione dell’altro perché ne intercetta inequivocabilmente il bisogno. Quale delle due cose è più importante, il prestare aiuto o il capire quale aiuto si può e si deve dare? Penso che debbano esserci entrambe. Il fatto nudo dell’accoglienza, in sé, non dà ancora ragione a nessuno. Il prossimo “muove” il cristiano, e questo è sicuro. Se non accade, c’è qualcosa che non va. Ma il cristiano capisce il “vero” bisogno del prossimo, ed è altrettanto indubitabile. Se non accade, c’è qualcosa che non va.

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