Episodio gravissimo. La decisione della corte è in conseguenza dei fatti già riportati dalla stampa a luglio. A essere onesti, l’argomentazione difensiva che tira in ballo la fede è sbagliata o almeno inopportuna, perché rifiutarsi di usare un pronome femminile per rivolgersi a chi, in tutta evidenza, donna non è, non è questione di fede ma di semplice ragione e, direi, buon senso. Quel buon senso che molti giudici inglesi negli ultimi anni sembrano aver dimenticato. Però la risposta è inaccettabile e mette in questione la libertà religiosa e, naturalmente, di pensiero. Resistere.