Mi sembra che Luca Sofri nel parlare dell’obiezione di coscienza faccia un po’ di confusione e qualche errore di sottovalutazione delle posizioni che vuole criticare.
Primo, la possibilità di obiettare c’è sempre, che sia prevista dalla legge o no. Quello del Cardinal Poletto è un vero invito alla disobbedienza civile indipendentemente dall’eventualità che sia regolata per legge, non un far credere che “se po’ fa’…” in virtù di una fantomatica legge sull’obiezione di coscienza. Mi sembra un po’ affrettato attribuire una intenzione così scopertamente equivoca alle parole del Cardinale.
Secondo, essere disposti a pagare un prezzo per l’obiezione è implicito, ma se lo Stato in molti casi non chiede alcun prezzo da pagare gli obiettori che ci possono fare? Si devono fustigare in piazza per compensare?
Terzo, non vedo differenze rilevanti tra obiezione per l’aborto e obiezione per un caso come quello di Eluana Englaro. Il senatore Ignazio Marino sostiene che nel secondo caso si “invade la volontà personale”. Francamente non riesco a capire perché.
Quarto, il paragone con il musulmano che potrebbe “lapidare l’adultera” Sofri se lo poteva risparmiare. L’obeizione di coscienza su aborto o casi controversi di fine vita non è un comportamento che causa attivamente del male a qualcuno. C’è una bella differenza: in questi casi l’obiettore si chiama fuori dal partecipare a qualcosa che per l’ordinamento è lecito ma per la sua coscienza no. Se vi sembra paragonabile a lapidare un’adultera o praticare la mutilazione dei genitali a una ragazza… È l’esatto contrario: questi ultimi sono comportamenti che per la coscienza di alcuni sono leciti e per l’ordinamento no. Quindi sono comportamente già attivamente illeciti. L’obiezione di coscienza non crea nessun illecito, al massimo (ma proprio in casi estremi la cui causa è in definitiva una cattiva organizzazione del servizio sanitario) crea impedimenti potenziali all’avvalersi di una possibilità prevista dalla legge.
Vorrei che i laicisti italiani si rassegnassero almeno su un punto: in un paese “civile e democratico” i cattolici ci stanno benone e non fanno del male a nessuno, altri hanno qualche problemino in più. Non è fare due pesi e due misure, è guardare alla realtà dei fatti. Questo febbrile cercare le contraddizioni tra lo stile della presenza della Chiesa nella società italiana e la democrazia comincia veramente ad essere noioso e un pochino insultante.
E dato che siamo appunto in un paese civile, cercare di impostare ragionamenti meno grossolani su questioni così delicate è chiedere troppo, signor Wittgenstein?