Cronachesorprese

9 Luglio 2007

Cecchetto renaissance

Filed under: spider report — alessandro @

gioca jouerNe discutevo qualche settimana fa con il Mariacci e altri. Mi ero stupito di vedere ragazzi intorno ai venti conoscere benissimo le mosse di canzoni mimate databili fine anni 70 e inizio 80. Allora avevo concluso che erano state tramandate in qualche modo, nonostante la loro demenzialità, e nonostante non si sentissero più in giro. Conservate da oscuri adepti, che so, dagli animatori d’infanzia, dagli animatori turistici, dagli animatori parrocchiali, dall’anima degli… insomma, da tutti quelli lì.
Poi il Mariacci mi ha detto: no guarda che io ai tempi di delitti contro l’umanità come il gioca jouer ero praticamente in fasce, e fino a qualche anno fa godevo del privilegio di non conoscerne l’esistenza.
Allora ho fatto qualche calcolo e ho realizzato che la riesumazione dell’orrido va a cicli di vent’anni. Negli anni ottanta assistevo attonito allo scoperchiamento delle nefandezze degli anni sessanta. Gli aspetti più truci che erano caduti nel giusto silenzio riemergevano come compilation, riempivano le programmazioni dei cinema e, neanche a dirlo, i palinsesti TV. All’alba del terzo millennio è riemerso invece il culto pagano del Gioca jouer. Occorre dire che il web, oltre a mondializzare quella che un tempo era solo una vergogna nazionale, ne accentua gli effetti devastanti sulla psiche, come si può constatare dal video con i pupazzetti che schematizzano i gesti (hai visto mai che qualcuno non riesca a farli).
Qual’è il gesto che vi irrita di più del ballo più idiota dal pleistocene in poi, l’unico reperto che riesce a mettere in dubbio contemporaneamente creazionismo e darwinismo e ha indotto i paleobiologi a cercare con risolutezza l’anello mancante tra i celenterati e la specie umana?
Io dico: capelli!

8 Luglio 2007

Venerabili topi e consorti

Filed under: reading — alessandro @

“Volevano uno che gli raccontasse l’India, sai, l’India che si apriva. Io arrivavo nell’India del boom, nell’India della grande espansione economica, nell’India che sarebbe diventata il più grande mercato del futuro assieme alla Cina. E loro volevano che glielo andassi a raccontare. Mal gliene incolse! Non me ne fotteva niente dell’India economica. Andai a Bangalore, il centro degli esperti di computer, e scappai via come un ladro. Mentre il giornale mi suggeriva di scrivere dell’India che si modernizzava, io andavo a giro per i deserti del Rajasthan a scrivere di un tempio dove si adoravano i ratti. […]
C’è il grande boom dell’Asia, l’Asia del Sudest esplode, esplode la Cina, esplode l’India, e questi hanno i templi in cui adorano i ratti! Io la raccontavo così. Sì, adorano i ratti che per noi sono l’essere più schifoso, ma che per loro sono l’essere più meraviglioso perchè il ratto è il portatore del dio elefante, Ganesh. E io cercavo di spiegare al mio giornale che era difficile che questa diventasse la terza potenza economica del mondo. […]
Poi c’è il tempio alla Figa che è bellissimo e che non a caso si trova sulla riva del Bramaputra, un fiume maschile. Ci si entra attraverso una galleria sotterranea e si arriva a una figa immensa, in pietra, che loro tengono sempre umida con un cencio rosso. C’è un puzzo di fiori marci e tutti andavano lì a chiedere la fertilità”.

Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio

7 Luglio 2007

Rosicotti

Filed under: semiminime — alessandro @

Ma ti immagini come rosica Jovanotti che nessuno l’ha invitato al Live Earth? :-)

6 Luglio 2007

La proiezione ansiosa del cronista

Filed under: news factory — alessandro @

Un giovane cronista arriva al pronto soccorso in evidente astinenza da notizia. Cerca tra i referti qualcosa, qualsiasi cosa per non tornare in redazione a mani vuote. Non trova nulla. L’ansia cresce, aumenta la sudorazione, il battito cardiaco, si osservano anche movimenti inconsulti, a scatti. Un medico comprensivo fa scivolare nella vaschetta portadocumenti dei referti qualcosa di appetibile, guarda il ragazzo con aria rassicurante, lo prende sottobraccio e gli dice: “Ma è sicuro che non ci sia nulla? Guardi meglio!”

Mi sarebbe piaciuto immaginare così l’origine di questa notizia. È un modo divertente di coltivare un ragionevole sospetto. Poi sono arrivate le spiegazioni logiche, purtroppo. Dico purtroppo, perché il fatto è umanamente più preoccupante, per quanto insolito e per certi aspetti interessante. Ma lo dico anche perché rimane ancora da spiegare la prima confezione della notizia. Io quando l’ho letta sul Corriere Mercantile (un quotidiano di pura cronaca, con i pregi e i difetti di una testata povera e di ambito squisitamente locale, per cui nutro simpatia, rispetto e ammirazione) mi sono immaginato proprio la fame del cronista che arriva a mettere le mani su un referto così spettacolare. Un referto che è notizia. Anzi, che è notizia solo in quella forma. Meglio ancora, che può aspirare a diventare notizia solo passando attraverso quella forma.

“Avrebbe dovuto verificare, ha fatto male il suo mestiere”, direbbero nelle scuole di giornalismo. Ma, se avesse verificato, la poesia di quel referto sarebbe svanita nel nulla. Un peccato. E il Corriere della Sera (che ha lavorato male) e La Repubblica (che ha lavorato bene, forse perché a differenza del Corrierone ha una sede a Genova… viva il giornalismo locale) non l’avrebbero mai ripresa. E il Messaggero non ci avrebbe inzuppato il pane, e non avrebbe avuto modo di schiaffarci come immagine un gigolò zarro chitarrato.

5 Luglio 2007

Organigramma familiare

Filed under: cronache — alessandro @

L’Istat dice che il lieve aumento delle nascite registrato nel 2006 (1,1% in più, ma il tasso di crescita è comunque pari a zero) è dovuto quasi esclusivamente alla stabilizzazione tra i residenti di molti immigrati, che riempiono le culle molto più facilmente degli italiani. D’accordo. Sarà sicuramente vero, i numeri parlano chiaro.
Ma per quanto può valere una misera osservazione molto soggettiva, secondo me sta anche succedendo che molti precari si sono stufati di farsi dire dalle aziende e dalle agenzie interinali quando possono permettersi di esercitare il loro diritto riproduttivo. E hanno deciso di passare a tempo indeterminato almeno come genitori, prendendosi qualche rischio in più: magari tremando un po’ ma, penso, anche con un moto di vitale liberazione.
Qualcosa potrebbe cambiare. Se il dato sarà confermato in crescita anche nei prossimi anni, come si spera, Stato e aziende dovranno adeguarsi e finanziare almeno in parte pannoloni, asili nido e quant’altro.

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