Cronachesorprese

13 Aprile 2010

Ehi Ringo, don’t make it bad

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“Non era stato il Vaticano a dire che eravamo satanici?”
No, Ringo, non era stato il Vaticano. È una cavolata da bigotti che gira da decenni in ambienti ultraconservatori e non riguarda soltanto e in particolar modo le vostre canzoni. Andava di moda soprattutto negli anni ottanta. Alcuni purtroppo ancora la sostengono e hanno qualche entratura e credito anche come giornalisti in testate cattoliche. Ma questo non basta a dire che “Il Vaticano” vi ha dato dei “satanici”.
“E adesso ci perdonano?”
No, perché nessuno vi ha mai condannato :-) È successo soltanto che l’Osservatore Romano, come tutti i giornali, ha pubblicato alcuni articoli in occasione del quarantesimo anniversario dello scioglimento dei Beatles. I giornalisti che ti hanno dato l’imbeccata sul “perdono” del Vaticano ti hanno provocato per ottenere la battuta ad effetto. Forse non lo ricordi o semplicemente nessuno te l’ha mai fatto notare, ma anche all’epoca della battuta di John Lennon che tanto fece discutere (“Siamo più popolari di Gesù Cristo”) l’Osservatore Romano non rispose con attacchi e condanne alla vostra musica e al vostro valore artistico. Fece una critica misurata, forse non molto simpatica (e neanche scritta molto bene) ma in spirito dialettico. Nessuna “condanna”, nessun “anatema”, solo una libera critica. Il quotidiano dava anche notizia, peraltro, delle spiegazioni dello stesso Lennon, del tutto concilianti.
“Credo che la Santa Sede abbia altre cose di cui parlare”
Indubbiamente ha molte cose di cui parlare e non se ne sta zitta, come molti vorrebbero. Ma l’Osservatore Romano non è la Santa Sede, è un giornale e fa il suo lavoro. Si occupa un po’ di tutto, anche di musica. Io fossi in te chiamerei il giornalista della Cnn e gli chiederei se ha capito la differenza tra un articolo di giornale e “quello che dice il Vaticano”. O è ignorante lui, o ti ha preso in giro per farti reagire. Sai, sono giochini che hanno molto successo ultimamente.

Ma non preoccuparti, tutti i cattolici che conoscono davvero la vostra musica vi amano alla follia. O al limite hanno altri gusti, ma non vi disprezzano. Come potrebbero? Voi avete scritto cose così:

8 Aprile 2010

Ancora sulle menzogne del New York Times

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Altre due cose da leggere. Nelle ricerche di questi giorni avevo trascurato Il Foglio e ho fatto male.

Il primo articolo che propongo è uscito la settimana scorsa. È di George Weigel, biografo americano di Benedetto XVI. Descrive meglio di altri l’impegno di Ratzinger nel combattere la pedofilia. E non è tenero con il New York Times.

Il secondo articolo è di Paolo Rodari (invito a leggere anche il suo blog, dove trovate gli altri articoli usciti sulla vicenda) e tira fuori un altro bel pezzo delle menzogne del NYT: la ricostruzione della grande inchiesta sarebbe basata in parte su una traduzione automatica dall’italiano all’inglese!

No, non mi sono fissato. Può sembrare, forse. Ma occorre ribadire e documentare, finché la questione è viva, il livello di mistificazione a cui può arrivare la grande stampa internazionale quando parla dei cattolici e del Vaticano. E poi questa vicenda dell’inchiesta sul caso di Padre Murphy è esemplare: ci sono diversi casi in tutto il mondo di sacerdoti implicati e anche di coperture di vescovi. Ma a una certa stampa non basta, una certa stampa mira al bersaglio grosso, vuole infangare il Papa. Questi casi interessano e vengono rilanciati con tanta enfasi soltanto per questo.

Bene, ora è chiaro, non si può più fare finta di non saperlo: non si fanno nessuno scrupolo. Per raggiungere questo scopo costruiscono false accuse, stravolgono la verità e fanno scempio delle più elementari regole della professione giornalistica. Ricordiamolo bene, ricordiamolo tutti.

7 Aprile 2010

Chi ha perso credibilità?

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Gli scavatori di fango professionisti sanno che il loro maledetto lavoro (che non è di quelli che qualcuno “deve pur fare…” massimo rispetto per i lavori che sporcano e che non sono lavori sporchi) ha due esiti possibili: o infanga senza ritorcersi contro di loro, o si ritorce contro di loro ma intanto fa danni. Sono lavori ad alta entropia.

Per chi non legge istintivamente i titoli e ha voglia di ragionare e di confrontare; per chi ha necessità di fare memoria dei fatti per progredire nella capacità critica; per chi sa resistere alla tentazione di “godere” di uno scandalo gridato sui giornali per il gusto di mettere in minoranza o in soggezione il prossimo; per tutti costoro è chiaro che il New York Times ha fatto una pessima figura (Sandro Magister la spiega sinteticamente), ha buttato fango su chi non lo meritava, ha messo l’urgenza di sollevare un caso davanti alla necessità di presentare i fatti in maniera obiettiva e di fare qualche elementare verifica. Avrebbe potuto, ad esempio, andare a cercare uno dei protagonisti della vicenda Murphy, che ora fa la voce di uno che grida nel deserto da un negletto blog diocesano e dice cose assai scomode per il grande giornale liberal. La Chiesa sarà anche quel covo di serpi che molti dicono, ma vi sembra giusto che un quotidiano di quel calibro non paghi dazio per avere scritto il falso e per aver trascurato le più elementari regole della verifica giornalistica? Se la Chiesa ha perso credibilità (ed è tutto da vedere) per me l’hanno persa anche questi intoccabili pennivendoli che si sentono in diritto di calunniare senza dover rendere conto a nessuno.
Voglio pensare solo che sia cattivo giornalismo e nient’altro, ma è inevitabile che qualche retropensiero su altre cause, su altri mandanti rimanga. Ma non è del retropensiero che mi preoccupo ora.

Non so cosa succederà nei prossimi mesi. Sicuramente ci saranno altre inchieste, sia del NYT sia di altri giornali, sul problema della pedofilia nella Chiesa. Mi auguro che siano vere inchieste e non produzione di fango. Le vere inchieste sicuramente aiuterebbero la Chiesa in questa fase, inchieste che aiutino a non ricadere in un’antica inerzia e ad affondare il bisturi dove va affondato.

Nessuno nega che la pedofilia nella Chiesa esista: non ha l’importanza, l’incidenza che molti pretendono, ma c’è. Nessuno nega che la Chiesa, in un passato anche recente, abbia cercato di nascondere molti casi di abusi gravi: ma questa cattiva consuetudine sta per essere superata e consegnata agli storici per le valutazioni del caso. Non è vero che Ratzinger ha cominciato a fare la voce grossa quando non poteva più nascondere nulla. È certo, invece, che da cardinale prima che da pontefice ha sempre combattuto il fenomeno e non ha lavorato per nasconderlo, ma per farlo emergere avendo cura di evitare danni eccessivi e ingiusti alla Chiesa. Un po’ come una chemioterapia per un tumore non maligno: sarebbe sconsiderato somministrarla senza fare il possibile per non indebolire oltre l’inevitabile le difese dell’organismo.

Invito a leggere oggi le considerazioni di Peggy Noonan, columnist del Wall Street Journal, tra le più equilibrate e interessanti che ho trovato sui giornali americani.

18 Marzo 2010

Le solite Cassazioni

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Non capisco quale sia la novità nella sentenza della Cassazione che condanna un tizio per aver dato del gay a un altro con intento denigratorio. Se l’intento è chiaramente quello il reato è l’ingiuria e non c’è niente di nuovo.

Può darsi che sia la prima volta che capita che la cassazione si pronunci su un’ingiuria così, ma il reato è chiaro e non vedo nessun “segno dei tempi” nell’applicazione della legge al caso. Quindi scrivere, come fa il Corrriere della Sera, “la cassazione dice basta alle denigrazioni nei confronti degli omosessuali” è una forzatura. La denigrazione di chiunque con qualsiasi argomento, se fatta in contesti tali da recare un danno, è stata sempre un reato. La novità forse può essere nella maggiore praticabilità della denuncia da parte degli omosessuali, che non hanno più alcun motivo per tenere segreto il proprio orientamento sessuale.

I titoli sulle sentenze della Corte di Cassazione sono un genere giornalistico con caratteristiche peculiari. Sono quasi sempre fuorvianti. Se la Cassazione affronta per la prima volta un argomento non è detto che il pronunciamento “faccia” giurisprudenza, come sembra leggendo i giornali.

10 Marzo 2010

Buongiorno a lei

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Caro Massimo Gramellini, lei che è così bravo con le parole provi a spiegarmi perché non ha applicato anche al Buongiorno di oggi la sua indiscussa capacità di suggerire prospettive nuove su fatti noti. Perché un comunicato chiaro ed esauriente come quello di Padre Lombardi sul problema della pedofilia nella Chiesa le suggerisce soltanto una lettura così ingenerosa e, se permette, riduttiva e per nulla acuta?
Quali delle parole del responsabile della sala stampa vaticana fanno sospettare che la Chiesa reagisca agli scandali “annegando le proprie responsabilità in quelle del prossimo”? A me sembra che quelle parole dicano il contrario. Le poche righe che lei scrive ogni giorno sono quasi sempre illuminanti, ma questa volta si compiacciono e si avvoltolano in una polemichetta forzata e inessenziale e non aggiungono nulla alla frettolosa invettiva del lettore distratto che non ha voglia di approfondire. Anzi questo lettore si sentirà confortato nelle sue cattive abitudini.

I fatti dicono che i casi di pedofilia si verificano più fuori della Chiesa che dentro la Chiesa. Non solo in valori assoluti, il che è ovvio, ma anche in percentuale: molta più pedofilia nelle famiglie, nelle scuole, ovunque. Relativizzare la percezione dei molti, dei troppi che tendono a rappresentare questo problema come tipico delle gerarchie e degli ambienti ecclesiastici non significa, lei sicuramente lo capisce molto bene, relativizzare o annacquare le responsabilità. E tentare di fare qualcosa contro l’errore di prospettiva di molti dovrebbe essere una preoccupazione non soltanto del Vaticano, ma anche dei giornalisti. Ci sono almeno due tipi di giornalisti. Quelli che si sintonizzano con il bisogno della gente di mettere delle etichette addosso agli altri. E quelli che fanno il possibile per staccare le etichette e sostituirle con valutazioni critiche e analisi dei fatti.
Fino ad oggi credevo che lei appartenesse alla seconda categoria, oggi non ne sono più tanto sicuro. Sarò felice di essere smentito nei prossimi mille buongiorno.

Aggiornamenti

In attesa di pubblicare un altro post sull’argomento aggiungerò qui qualche link ad alcuni articoli che stanno uscendo.

Su Avvenire un’intervista a Monsignor Charles J. Scicluna, «promotore di giustizia» della Congregazione per la Dottrina della fede.

Roberto Fontolan sul Sussidiario. La montatura mediatica alla quale stiamo assistendo in queste settimane è solo un caso particolare delle tante paure collettive che vengono alimentate.

Sempre sul Sussidiario intervista a Magister: quello che vediamo oggi è un film già visto una decina di anni fa negli Stati Uniti, dove gli attacchi alla Chiesa non sono condotti da ambienti razionalisti ma dalle compnoenti cosiddette “progressiste” della Chiesa stessa.

Salvatore Izzo, vaticanista. In Italia c’è una tendenza dello 0,3 % della popolazione alla pedofilia, ma secondo i dati dell’associazione Meter (quella di don Fortunato Di Noto) l’incidenza dei casi effettivi nelle parrocchie è minore in percentuale.

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