Cronachesorprese

10 Ottobre 2008

Cielo, giornalisti su Facebook…

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

Per me Annalena Benini scrive benino ma di Facebook non ha capito un belino :-)
FB è un punto di presenza sulla rete che tende a togliere equivoci, non a incrementarli. Dopo anni in cui le identità sono state filtrate prevalentemente attraverso nick e avatar, lasciando solo alla rete “lavorativa” la corrispondenza reale tra un nome e una persona, Facebook chiede in primo luogo di presentarsi con faccia, nome e cognome e di rendere conto delle effettive reti amicali e parentali. Certo, si può scegliere di mettere un nick o uno pseudonimo. Ma quanti lo fanno? Pochi. E la ragione è semplice: chi vuole nascondersi non sta su Facebook. Non sembra uno strumento particolarmente adatto o pensato per fare nuove conoscenze o per intessere le famose cosiddette relazioni virtuali, sembra piuttosto uno strumento ottimo per mantenere, consolidare quelle esistenti. La scelta di subordinare la visualizzazione di un profilo alla conferma di amicizia è in questo senso determinante.
Sicuramente ci saranno mariti e mogli che pensano di perseguire scopi adulterini principalmente attraverso Facebook, come dice la Benini pensando di demistificare chissà cosa. Ma penso che siano messi maluccio, e non è colpa né di Facebook né della rete.

30 Settembre 2008

Ehi, amico di Facebook…

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

Ma guarda. Io pensavo di essermi iscritto un mese fa a Facebook soltanto per caso: era una cosa che volevo fare da tempo. L’occasione buona me l’ha offerta la conoscenza di alcune persone simpatiche in Galles, tutte iscritte a Facebook, con le quali avevo la necessità di scambiare le tipiche foto delle vacanze. Ho pensato che fosse un ottimo strumento per mettere un bookmark stabile su conoscenze casuali ma interessanti, più che per condividere foto per le quali non trovo ancora niente di meglio di flickr. Così ho fatto il profilo e, oltre alle nuove conoscenze, ho cominciato a cercare le relazioni con amici e colleghi già presenti. Alcuni li ho trovati io, in altri casi sono stato trovato. Sono un po’ deluso di non aver trovato quasi nessun compagno di scuola. Ho rovistato nella memoria nomi e cognomi di elementari, medie, ginnasio e liceo: pochissimi risultati.

Pensavo che fosse casuale e tardiva la mia iscrizione. E invece, dice Zambardino, c’è stato un vero e proprio boom di Facebook negli ultimi venti giorni. Il sospetto che ci fosse un’accelerazione mi era venuto: anche le iscrizioni di molti dei conoscenti che via via aggiungevo erano relativamente recenti. Poi gli articoli di giornale, quelli della free press costruiti sui soliti clichet allarmistici del giornalista che parla di internet.

Le riflessioni di Zambardino sono interessanti e condivisibili, soprattutto quelle sugli apocalittici che non sono credibili e non hanno ancora capito perché: a volte i loro ragionamenti filano, ma della rete puoi parlare solo da dentro la rete. Se non capiscono questa specificità sono condannati a non dire mai più nulla di significativo sui media da qui all’eternità.

E tuttavia non manderò a Zambardino una richiesta di amicizia su Facebook, come hanno fatto in molti. Io e Zambardino non siamo amici, e neanche conoscenti. Non lo conosco. Leggo i suoi articoli e quindi so chi è. Lui naturalmente non sa neanche che io esisto. E allora perché dovrei annoverarlo tra gli amici, costringendolo ad accettare la mia offerta perché si sa che non è bello rifiutarla?

Ci sono due limiti di Facebook che proprio non capisco. Il primo è la scarsa cura della parte anagrafica. Salvaguardando la possibilità di visualizzare o no i dati che immetto, dovrebbero puntare a una profilazione molto più spinta dell’attuale: offrire una griglia completa per tutti i dati che possono servire per trovare qualcuno. Per gli aspetti propriamente lavorativi c’è linkedin, ma per tutto il resto della vita dovrebbe esserci facebook o qualcosa di simile.

Un altro limite è appiattire tutte le relazioni sulla categoria “amicizia”. Perché non distinguere almeno in amici, conoscenti, parenti, colleghi, compagni di studi? Io a volte non so se aggiungere qualcuno o no. Perché anche se ci conosciamo e non abbiamo nessun conto in sospeso, la parola amico mi sembra una parola grossa. È talmente evidente questa forzatura che uno tra i tanti gadget creati nelle comunità di Facebook che si possono mandare agli iscritti chiede se si vuole essere annoverati tra i best friends di qualcuno. Mi è arrivata una richiesta così: colgo l’occasione per scusarmi se l’ho rifiutata, non è niente di personale. L’esistenza di quel gruppo dimostra il limite di cui parlo: se esiste un solo modo per entrare in relazione, e cioé essere “amici”, è fatale che prima o poi la parola amicizia venga svuotata di significato e i veri amici cercheranno altri modi per dichiarare la loro amicizia.

Ok, Facebook è un gioco, Facebook è cazzeggio, tutto quello che volete. Ma è tanto usato che alla fine non è più vero, diventa altro. Diventa utile davvero. Diventa un modo di presenza agli altri, come tutte le cose che davvero funzionano in internet. Quindi imporre come stile unico di comunicazione tra gli iscritti un giovanilistico “ehi, amico…”, senza alcuna possibilità di deroga, alla lunga viene a noia. Non so, se avessi a disposizione una bella macchina come Facebook mi porrei il problema della sua vera utilità. Farci il giro dell’isolato cento volte al giorno per far sentire agli “amici” come canta il motore, oppure caricare i veri amici, prendere la strada con loro e andare a leggere il gran libro del mondo?

26 Settembre 2008

Brainstoooorming

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

Google per festeggiare i suoi dieci anni promuove un brainstorming mondiale e chiede di tirare fuori idee che possono cambiare il mondo. Impact è la parola chiave.

L’aspetto affascinante dell’iniziativa è che si chiede soltanto di pensare, di tirare fuori un’idea, di costringersi a riordinare i propri pensieri in vista di un bene che vada oltre la nostra pellaccia, come si evince dalla più interessante delle faq:

D: Che cosa ci guadagno se la mia idea viene selezionata?
R: Innanzitutto un buon karma e la soddisfazione di sapere che la tua idea può davvero aiutare molte persone.

Qualcuno scoprirà insomma di avere idee davvero buone e utili che non ha mai seguito o sviluppato, neanche interiormente, per l’impossibilità di realizzarle.

L’aspetto che mi sembra invece poco stimolante e poco long tail oriented è che alla fine soltanto cinque idee verranno selezionate e finanziate con dieci milioni di dollari (complessivi). E tutte le altre buone idee che verranno fuori? Se google è davvero google, dovranno farsi venire una sesta buona idea per rimetterle in circolo.

4 Settembre 2008

Spammer bassi in soprabito giallo

Filed under: chiedici le parole,il viandante digitale — alessandro @

Nell’account di posta del lavoro mi stanno arrivando messaggi di spam particolarmente divertenti. I testi sono passati evidentemente attraverso un traduttore automatico, ma mi chiedo quanto fossero più coerenti nella lingua originale. Alcuni esempi:

Mittente: Il Bene e il Basso
Molte cose Diventano Molto Costoso a Mercato
Vivi e lascia amante. Questi doni devono sempre ricordarsi di fare in modo! Un molto costoso borse, orologi, gioielli. Tutti la donna e molto piu rapido e sicuro. Modo tale che lascia la casa e utilizzato immediatamente

Mittente: Dettagli compra ora
Ora egli e Pronto ad Acquistare Molto Economici
Come dice che sacchetti sono sempre incarnato? Ci si sacchi molto economici. L’ordine affrontato immediatamente e si zurfieden. Aspetto si ispirera, date un’occhiata di tanto in tanto.

Mittente: Essere il bene adesso
Non Hesiter una Visita di Farmacie Online
Siamo orgogliosi di portare la nostra vasta gamma di droga, tutti sono a vostra disposizione on-line in qualsiasi momento. Approfittate del nostro servizio sempre disponibile online farmacia. Nessuna necessita di attendere il rilascio del medico. Prezzi bassi e il recapito sempre garantita.

Come il protagonista del primo episodio di Cuori in Atlantide, potrei cominciare a pensare che non siano solo messaggi mitragliati a brèttio per pescare due o tre polli tra miliardi di terrestri. Queste stravaganze sono simili a quei segnali descritti nel romanzo di Stephen King: annunci di cani e gatti smarriti che non esistono e che rimandano a indirizzi e numeri di telefono sospetti o inesistenti, strane simbologie accanto agli schemi del pampano disegnati con il gesso sul marciapiede, un orologio da torre che sbaglia il numero dei rintocchi all’ora esatta. Segni dell’avvicinarsi dei pericolosi uomini bassi in soprabito giallo che stanno dando la caccia all’amico del protagonista. “Bassi” non vuol dire bassi di statura: vuol dire volgari, pacchiani, sinistri. Che si muovono in macchine enormi dai colori sgargianti e dalle forme improponibili.

Mi sembra una perfetta prefigurazione dello spammer. Che è un fascista l’ho già detto e ho sempre meno dubbi; ma ora mi sembra sempre più evidente che gli spammer, da bravi fascisti, usano non solo la violenza fisica ed esplicita, ma anche la violenza più subdola e indiretta della corruzione dei linguaggi e dei segni. Scombinano l’ambiente semantico in cui siamo immersi, per ingenerare subliminalmente insicurezza, senso di isolamento e disconnessione dalla comunità.

3 Settembre 2008

Google Chrome, prime impressioni

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

Sto provando Google Chrome. In ufficio non sono riuscito a installarlo e devo capire perché, ma oggi succedevano cose strane (ad esempio non andavo sulla rete esterna con firefox), occorre approfondire.
A parte la scontata integrazione con il motore di ricerca, la cosa che colpisce di più è, come al solito, l’essenzialità. Un browser è già un programma molto semplice. Google Chrome sembra quasi una skin o una vista profilata della home page del motore di ricerca.
L’aspetto più intrigante è l’offrirsi come oggetto cangiante, incrementabile, che varia all’accrescere dell’esperienza di navigazione. Sembra abbastanza intelligente ed elastico da trattenere ciò che ha valore e mettere in un angolino le strade e i sentieri provati una volta e che non vale la pena ripercorrere.
Non ho capito perché si è ciucciato i preferiti da explorer e firefox senza che glie l’abbia chiesto, o forse me l’ha chiesto ma non me ne sono accorto.
Un difetto: mi pare che non supporti cleartype, ma forse mi sbaglio.

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