Cronachesorprese

21 Maggio 2020

Scuola, dal rilancio al rinculo

Filed under: cronache — alessandro @

È lo schema di una discussione avuta mille volte. È davvero frustrante che si ripeta sempre uguale: portare buoni argomenti serve a poco, c’è un’avversità ideologica di fondo che non si riesce a superare perché è radicata e ha generato slogan che in troppi si sentono in dovere di ripetere, peraltro con la presunzione di chiudere il discorso.
Statolaicoh “, e si immaginano che a questa sentenza debba seguire il timoroso silenzio indotto da un Moloch che non si può toccare. Ma il vero stato laico è quello che ha riconosciuto le paritarie come integrate nel servizio pubblico di istruzione. Perché la laicità valorizza le differenze, non le abolisce.
Nonconisoldimieih“, peccato che di “soldituoih” le scuole paritarie ne abbiano fatti risparmiare a valanga allo Stato, da sempre, e continuino a farlo. Al tempo dell’approvazione della legge del 2000 il problema, per questi paladini della laicità-che-fa fuori-quelli-che-non-piacciono-a-noi erano proprio i modesti contributi, in sostanza dei piccoli aiuti (che possono contare su un moltiplicatore poderoso da parte delle imprese, investimenti che lo Stato non potrebbe sostenere) a un servizio indispensabile per rispondere alla domanda di istruzione in Italia: “soldialleprivateh“, “scandaloh anticostituzionaleh“. E invece il problema vero, effettivamente preoccupante, era che quella legge arrivò solo quando molte scuole avevano già dovuto chiudere i battenti e lo Stato intervenne quando capì che il rischio di depauperamento dell’offerta formativa complessiva era diventato eccessivo. Non è servito a evitare la chiusura di altre scuole negli anni successivi (diverse delle quali, a onor del vero, era meglio che chiudessero), ma ha introdotto standard di qualità per la parificazione che consentono, almeno in linea di principio, una competizione sana all’interno del sistema.
Ora con il decreto rilancio rischiamo di tornare indietro. Ma per chi ripete slogan senza senso non è un problema

18 Maggio 2020

Piccole vittorie della realtà

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Qualche segno di speranza: l’avversità all’odiosa pratica dell’utero in affitto sta diventando trasversale, cosicché possiamo leggere un articolo così bello, condivisibile e interessante (da verificare, certo, come qualsiasi informazione) addirittura sull’Huffington Post. Piccoli segnali di vita, di amore alla realtà.

13 Maggio 2020

Libertà è (anche) silenzio

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C’è una sola alternativa al silenzio (non per sempre, ma qualche mese almeno ci vorrebbe) sulla vicenda di Silvia Romano: far parlare chi è passato da un’esperienza analoga. Chiunque altro non può evitare di proiettare idee sue e pregiudizi su una ragazza che ha il diritto di riprendersi la sua libertà… e non è facile capire quando questo processo sarà davvero compiuto

12 Maggio 2020

Ad-tendere scientificum est

Filed under: cronache — alessandro @

L’articolo di Paolo Giordano sugli errori degli scienziati sul Coronavirus mi sembra giusto e condivisibile, a parte ciò che considero uso improprio della categoria di “dubbio”. Sarebbe meglio parlare di capacità di porsi domande, che è più importante della capacità di dubitare. Più precisamente: se il dubbio non è funzionale a una nuova domanda e a una nuova ricerca (e quindi a una nuova comprensione, un pochino meno approssimata anche se mai totale, della verità) non è sano. Insomma va benissimo, ed è molto vero che la scienza, in questo frangente epocale, ci sta insegnando l’attesa (parola capitale e poco apprezzata), ma non avrei messo la parola “dubbio” nel titolo.

27 Aprile 2020

Messe in discussione

Filed under: cronache — alessandro @

“Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”

Questo è il passaggio che rende la nota Cei opportuna e, direi, necessaria. Per due mesi, e nel momento liturgico più importante dell’anno, tutte le limitazioni sono state accettate di buon grado da tutti o quasi, se si eccettuano i soliti ultras che non sono mai contenti di nulla.
A fronte di questa disponibilità e collaborazione totale, abbiamo visto crescere un giudizio moralistico inaccettabile, più o meno nella forma del “Dio è dappertutto, pregatevelo nella vostra stanzetta e non disturbate il manovratore”. A questo giudizio era necessario reagire perché rischia di compromettere l’essenziale. Un conto è la preghiera personale, un conto la celebrazione dei sacramenti. Se si comincia a dire “vabbé tanto è lo stesso”, e si sostiene questa cosa come posizione culturale, rafforzata peraltro da un’emergenza che ha il tempo e l’attenzione sufficienti per incidere sui comportamenti e sulla definizione dei valori condivisi, si inietta un veleno che attacca il cuore della fede.
Ora a me sta anche bene continuare come abbiamo fatto finora per altri sei mesi se l’emergenza sanitaria lo richiede, ma questa cosa andava chiarita.

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