È lo schema di una discussione avuta mille volte. È davvero frustrante che si ripeta sempre uguale: portare buoni argomenti serve a poco, c’è un’avversità ideologica di fondo che non si riesce a superare perché è radicata e ha generato slogan che in troppi si sentono in dovere di ripetere, peraltro con la presunzione di chiudere il discorso.
” Statolaicoh “, e si immaginano che a questa sentenza debba seguire il timoroso silenzio indotto da un Moloch che non si può toccare. Ma il vero stato laico è quello che ha riconosciuto le paritarie come integrate nel servizio pubblico di istruzione. Perché la laicità valorizza le differenze, non le abolisce.
“Nonconisoldimieih“, peccato che di “soldituoih” le scuole paritarie ne abbiano fatti risparmiare a valanga allo Stato, da sempre, e continuino a farlo. Al tempo dell’approvazione della legge del 2000 il problema, per questi paladini della laicità-che-fa fuori-quelli-che-non-piacciono-a-noi erano proprio i modesti contributi, in sostanza dei piccoli aiuti (che possono contare su un moltiplicatore poderoso da parte delle imprese, investimenti che lo Stato non potrebbe sostenere) a un servizio indispensabile per rispondere alla domanda di istruzione in Italia: “soldialleprivateh“, “scandaloh anticostituzionaleh“. E invece il problema vero, effettivamente preoccupante, era che quella legge arrivò solo quando molte scuole avevano già dovuto chiudere i battenti e lo Stato intervenne quando capì che il rischio di depauperamento dell’offerta formativa complessiva era diventato eccessivo. Non è servito a evitare la chiusura di altre scuole negli anni successivi (diverse delle quali, a onor del vero, era meglio che chiudessero), ma ha introdotto standard di qualità per la parificazione che consentono, almeno in linea di principio, una competizione sana all’interno del sistema.
Ora con il decreto rilancio rischiamo di tornare indietro. Ma per chi ripete slogan senza senso non è un problema
21 Maggio 2020
Scuola, dal rilancio al rinculo
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