
Il bello di queste jam session è che non sai che succederà. E quindi non sai neanche che musica verrà fuori. Forse sarà squillante e solenne da mistero glorioso, forse sincopata e sommessa da mistero doloroso. In ogni caso non sarà la solita zuppa. Dicono che verrà un tempo in cui anche tra gli uomini qualcuno suonerà così. Anzi meglio. Sarà capace di soffiare nel suo strumento tutte le sue emozioni umane e portarle in aria, in cielo. Lo chiameranno, non per niente, The Bird.
Però chiariamo un equivoco, perché lo so che voi uomini fate una fatica bestia a capire (o anche solo a considerare: ma non considerare mai certe cose è uguale a non capirle…) la differenza tra ripetitività e serialità. Non sono di quelli che snobbano i cari vecchi Cori. Starci dentro è roba da pelle d’oca. E secondo molti, e io non ho nessuna obiezione, non puoi essere un vero jazzangel se non hai un solido background orchestrale da serafino, cherubino o almeno da onesto corifeo di sezioni minori. Sono partiture che puoi ripetere all’infinito, non annoiano mai. Per farvi capire, è come se qualcuno si dicesse stufo di vedere sorgere il sole o di sentire il ritorno della primavera: sempre la stessa cosa, no? Ma non è anche, sempre, una novità infinita?
La serialità invece è un’invenzione di un certo nostro ex collega che ora abita i piani di sotto. Non è mai stato un session angel, lui voleva dirigere e basta. Si serve di un ingannevole concetto di eccellenza per far credere che una musica perfetta è quella che non può più essere toccata. La cristallizza in una forma. L’ha sterilizzata, ma nessuno ci fa caso. Quindi la vende solo in copie conformi: nessuno può più rifarla, solo riprodurla così come è stata eseguita.
Quello che può succedere stamattina, di fronte a questo sepolcro, il nostro infimo discografico non può proprio immaginarlo e difficilmente lo tollererà: gli hanno già fatto capire che non potrà mai essere il produttore. Anche noi facciamo ancora fatica a capire. Ci hanno invitato a questa session e ancora nessuno di noi sa quale sarà il tema sul quale improvvisare. Di sicuro c’è un’attesa spasmodica, la sezione ritmica scalpita e noi delle ance siamo impazienti, qualcuno già sospira un tappeto introduttivo di note sommesse, come in Moolight in Vermont o Night in Tunisia.
E se venisse fuori uno di quegli standard sul quale puoi improvvisare per secoli senza mai ripeterti… io lo spero, mi sa che è così. L’importante è che ci sia sempre qualcuno che ogni tanto enuncia nuovamente il tema e poi puoi andare avanti quanto vuoi. Sai, una roba tipo Body and Soul…
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