Cronachesorprese

15 Giugno 2008

Scelte di campo

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Vorrei leggere L’orizzonte verticale, il libro di Stefano Bartezzaghi sulla storia dei cruciverba, per molti motivi. Ma basterebbe anche soltanto la curiosità di capire perché ha scelto quel titolo e non, per dire, Il vertice orizzontale.

5 Aprile 2008

Il pubblico ministero è un Caro Figlio

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l'arte del dubbio, gianrico carofiglioUn libro che parla di processi e tecniche di interrogatorio può essere appassionante come una raccolta di racconti? Può. È il caso di un manualetto dello scrittore e magistrato pugliese Gianrico Carofiglio, L’arte del dubbio, che ho portato nella tasca del giaccone per una decina di giorni sfuttando ogni ritaglio di tempo per leggerlo. Devo ancora capire perché mi ha preso così tanto: forse perché la tecnica della cross examination ha molti punti di contatto con la tecnica dell’intervista giornalistica al massimo delle sue possibilità. O forse perché questi stralci di interrogatorio sono scelti talmente bene da diventare spunti narrativi interessanti. Scelti bene e commentati con competenza professionale ma anche con la forza persuasiva del buon senso. Poiché il paradosso è uno degli strumenti ermeneutici più efficaci per capire la realtà (e non parlo solo della realtà dei fatterelli umani ma della Realtà, della totalità dei fenomeni), è affascinante vedere quanto possa essere paradossale l’esposizione lineare di fatti da parte di un testimone, quanto possa essere rovesciata con un niente una ricostruzione che sembra logica e rigorosa fino a un momento prima, fino a quella domanda sbagliata dell’interrogante o a quel particolare che tradisce la malafede o la parzialità del punto di vista del testimone.
Si riflette anche sulla natura particolare, per così dire, della verità processuale: prendere spunto dalla cronaca giudiziaria degli ultimi vent’anni sarebbe fin troppo facile e non voglio fare polemica antigiustizialista. Ma un magistrato o un pubblico ministero sostengono una versione dei fatti, quella che in coscienza e con i dovuti accertamenti hanno ricostruito. E una volta che hanno definito una ricostruzione la difenderanno fino alla fine, cercando le strategie processuali migliori per mettere in evidenza gli elementi che avvalorano la loro tesi e mettendo in ombra quelli che la possono far sembrare più debole. Penso che sia giusto così. Ma penso anche che dovremmo abituarci a distinguere la verità dei fatti da quella delle sentenze, che sono spesso delle approssimazioni e dei compromessi.

22 Marzo 2008

Resistere

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antelami particolare giuseppe d'arimatea

“…Bisogna sempre un giorno chiedere qualcosa alle potenze.
Quando si è vivi le si sfida.
L’eroe, il santo, il martire le sfida.
Ma quando si è morti.
Gli altri non le sfidano per voi quando si tratta della sepoltura.
Giuseppe d’Arimatea non aveva paura di andare dalle potenze.
Di parlare alle potenze.
Sapeva parlare. Sapeva esprimersi.
Era evidentemente un uomo che sapeva parlare.
Sapeva che dire.
Non aveva paura.”

Charles Peguy, Il mistero della carità di Giovanna d’Arco

2 Marzo 2008

Libri in libera uscita

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libri booksLa casta di Gian Antonio Stella ha venduto una valanga di copie, un milione e duecentomila. Ciò vuol dire che è presente, grossomodo, in una libreria italiana ogni cinquanta. Mi sembra troppo: non per il libro che probabilmente merita una buona fetta del successo che ha (e non merita di essere il feticcio dell’antipolitica), ma per le librerie. A parte alcune eccezioni di libri che dovrebbero avere tutti in casa sempre a portata di mano, non è una bella cosa che le librerie delle case italiane contengano tutte gli stessi libri.

Non so voi, ma io quando vado in una casa sono molto curioso dei libri che vedo. Non solo perché mi dicono qualcosa di chi abita lì: tante volte, anzi, si corre il rischio di tirare conclusioni troppo affrettate. La presenza di un libro può essere fuorviante, nel bene o nel male (ne abbiamo già parlato tre anni fa, quando circolava quella catena simpatica sui libri.

Non solo per questo, dunque, ma anche perché mi piace scoprire in casa di qualcuno un libro che non avevo notato nei negozi. O un libro che avevo notato ma non avevo scelto. Un libro in una casa comincia ad appropriarsi di una dimensione che è sua, perché un libro deve viaggiare, passare di mano in mano, visitare ambienti e rimanerne impregnato, conoscere persone a cui offrire il suo contenuto e arricchirsi delle loro interpretazioni, dei segni della loro lettura attiva. Deve andare e tornare. Finché sta in un negozio sta in una non vita. La filosofia del book crossing dice che un libro non dovrebbe avere neanche un proprietario e una casa. Buona cosa, basta che non sia un’imposizione: scelga ogni libro, e intendo ogni singola copia, la vita che vuol fare ;-)

Tutto questo per dire: c’è qualcuno tra il milione e duecentomila acquirenti che mi presta La casta di Gian Antonio Stella? Faccio cambio con La scomparsa dei fatti di Marco Travaglio (tanto per citare un libro dello stesso genere), o con qualsiasi altro mio libro presente sui miei scaffali possa interessare.

6 Febbraio 2008

La lettura aperta e i suoi nemici

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Mi procurerò La letteratura in pericolo di Tzvetan Todorov. Anche se sono un po’ stufo di sentir parlare di crisi del libro a causa di nuovi media: ieri il cinema e la televisione, oggi internet.

Penso anch’io che la lettura sia insostituibile, soprattutto in una certa fase della crescita. Però non capisco l’opposizione assoluta tra testo e internet. Il web è in gran parte testo e viene fruito come tale, secondo tempi e modi diversi dal testo cartaceo. Sono modalità complementari, non tendenzialmente sostitutive come accade per il cinema e la televisione.

Todorov dice del web: “c’è tutto Platone là dentro, poi bisogna vedere come lo si fruisce”. Intanto c’è, e si può cercare e trovare in qualsiasi momento. E non è poco. Nessuno pensa che il tempo della lettura e della riflessione sulla pagina di carta sia sostituibile. Ma ampiamente integrabile, questo sì. La lettura su schermo, con una tastiera davanti, porta con sé nuovi nessi, nuove possibilità di interazione e anche (perché no) di meditazione che il lettore “puro” non ha mai sperimentato.

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