Cronachesorprese

19 Maggio 2008

Naturaliter carciofo

Filed under: il consumatore non consumato — alessandro @

carciofi al naturale logròIl successo dei prodotti sottolio, nella grande distribuzione, è deleterio da tutti i punti di vista. Sottolineo per prevenire facili obiezioni: parlo solo di grande distribuzione e di fascia di prezzo medio bassa, lo so che ci sono dei sottoli che sono la fine del mondo. Le osservazioni e le deduzioni che faccio dipendono soltanto dalla mia esperienza e dal mio gusto: mi rendo conto che sono ampiamente discutibili.

Qualità
Il metodo di conservazione è ottimo, ma l’olio tende a livellare i sapori: i produttori quindi si possono permettere di vendere come sottoli pesci e ortaggi non proprio di prima scelta, e pochi se ne accorgeranno. D’altra parte l’olio costa, quindi da qualche parte dovranno guadagnare.
Lo stesso tonno, che indiscutibilmente a stare sott’olio diventa buonissimo, deve essere scelto bene. Le confezioni troppo piccole nascondono i pezzi meno pregiati o addirittura sbriciolati; anche quando il trancio è in buone condizioni, nella confezione piccola viene penetrato troppo dall’olio e perde gusto. Nella confezione grande invece il tonno penetra solo fino a un certo livello, lasciando la parte centrale tenera e in giusto equilibrio di oleosità e aroma.

Dieta
Una volta che avete aperto un barattolo di sottoli è dura limitare il consumo. Ma avete mai provato a calcolare quanto olio e quante calorie ingerite, in questo modo? Meglio non pensarci.

Preparazioni
Ho sempre trovato troppo pesanti e non gradevoli le insalate di riso fatte con soli sottoli e sottaceti: bisogna bilanciare bene, metterci qualche verdura sbollentata all’istante e,se proprio si vuole usare (che non è proprio necessaria), andarci piano con la maionese (molto indicata a mio parere quella fatta con lo yogurt).

Prezzo
A parità di peso sgocciolato, i carciofi sott’olio (per fare un esempio) costano dal 60 all’80% in più dei carciofi al naturale.

E sono proprio i carciofi al naturale ad avermi conquistato. Sono buonissimi e non fanno rimpiangere i loro parenti sott’olio, a meno che non si parli di conserve di particolare pregio. Considero soltanto i prodotti da “battaglia”, quelli che metti nel carrello per non lasciare la dispensa vuota. Ho trovato questi Logrò, carciofi spagnoli inscatolati e distribuiti in Italia da un’azienda trentina. Voi direte: buuu, compra prodotti italiani… beh, indicatemi una marca tutta italiana di carciofi al naturale a prezzi accessibili e mi ci fiondo.

Una confezione di Carciofi Logrò da 240 grammi netti fa un abbondante contorno per due persone a piatti di carne o pesce, condisce degnamente un’insalata di riso, può dare sostanza a un’insalata mista di verdure senza appesantirla.
Li ho trovati in un supermercato in zona, in un angolino di scaffale. Dopo averli provati non mi faccio più mancare la scorta. E cerco di accaparrarmi i pezzi per dare il segnale al punto vendita che il prodotto è gradito.

Sarò mica l’unico in tutta Sampierdarena a farmi queste endovene di carciofi al naturale? :-)

5 Maggio 2008

Stasera non esco?

Filed under: il consumatore non consumato,spider report — alessandro @

Dicono così, poi in realtà capita di incontrarli, conoscerli e apprezzarli proprio mentre mangiano fuori, in una sera di primavera. E non solo fuori di casa, ma nello spazio fuori di un bel locale del centro storico. Clara e Bruno se lo sono scelto bene, perché si capisce subito che ci tengono, quando sono fuori, a scegliere i posti che li facciano sentire a casa.
Ci si trova a conversare da un tavolo all’altro: uno spunto enologico diventa in poche battute occasione per condividere da subito come aperitivo un’intera bottiglia di Rossese. Poi dall’enologico si passa all’enogastronomico, si parla delle vacanze dall’Alto Adige (no Trentino) alla Sicilia. E intanto si mangia e si beve, sempre da un tavolo all’altro. Il finale di partita è sul brachetto di Gavi, leggero e gradevole come la compagnia. Credetemi, è tanto, è fin troppo per un lunedì sera a Genova. Sembra quasi un miracolo.

18 Aprile 2008

Car sharing, primo vero disservizio

Filed under: il consumatore non consumato — alessandro @

La settimana scorsa è accaduto una sera che non ho trovato la macchina dove l’avevo prenotata. Capita: chi ha prenotato prima a volte trova occupato abusivamente il parcheggio riservato al car sharing e allora parcheggia nel primo posto libero vicino, poi comunica la posizione esatta al call center. Che teoricamente dovrebbe avvertire quello dopo. Nessuna chiamata. Quando non ho trovato la macchina ho provato a chiamare. Nessuna risposta. Erano le due passate, d’acccordo: ma il servizio dovrebbe essere 24 ore su 24. Chiamo una, due, tre volte. Passano dieci, venti minuti. Provo a fare il giro della piazza per vedere se individuo da solo la macchina: niente. Con le pive nel sacco mi appresto a tornare a casa con altri mezzi: a quell’ora, a Genova, un’impresa titanica. La mattina dopo devo essere alla stazione Brignole alle nove. Potete dunque immaginare quanto ho dormito.

Martedì scrivo una mail di fuoco al servizio di Car Sharing. Ho apprezzato la velocità e il tono della loro risposta, nonché l’elasticità non solo ad ammettere, ma a offrire spontaneamente una compensazione al disservizio subito:

[… ] Quello che è successo non è accettabile e attiveremo tutte le verifiche del caso. La ringrazio della sua segnalazione, faremo di tutto affinché queste cose non si ripetano più. Per il disservizio, cercheremo di farci perdonare con un bonus su un prossimo viaggio.

Cordiali saluti

Segue la firma del responsabile, nome e cognome, telefono, mail, insomma un impegno preso in prima persona. Niente male :-)

4 Febbraio 2008

Car sharing, prime corse

Filed under: il consumatore non consumato — alessandro @

car sharingHo cominciato a usare il servizio di Genova car sharing a metà gennaio. Ho fatto finora otto corse, per un totale di 164 chilometri percorsi e 77 ore prenotate: prevalentemente nelle ore serali, quindi al minimo della tariffa e sempre con la classe di auto più economica (Punto o Panda).
Ho trovato sempre le auto in ottime condizioni di pulizia e funzionamento e con il serbatoio pieno o quasi. Il sistema di prenotazione è molto efficiente, sia tramite call center sia tramite internet. Avrei qualche piccola critica da fare sull’ applicazione web, ma sono cose secondarie: in pochi minuti la prenotazione è fatta. Il call center risponde quasi subito, solo una volta ho dovuto attendere un po’ di più.

Problemi pochi. Una volta il veicolo non risultava prenotato al momento giusto. Tutto risolto con una chiamata al call center. Un’altra volta ho avuto un’informazione sbagliata sulla collocazione di un veicolo, ma anche in quel caso è bastato chiarirsi. In generale avere sempre un operatore disponibile (che si può chiamare anche in viva voce dal computer di bordo) risolve tutti o quasi i possibili inconvenienti e dà la piacevole sensazione di essere coccolati. Anche con le auto, nonostante si cambino spesso, si instaura un rapporto personale. Tutte hanno un nome, per rendere più semplici le comunicazioni. Ad esempio, invece che dire “la panda del parcheggio (anzi dello “stallo”) davanti allo Starhotel President di via Duca d’Aosta” basta dire “la Gina“. Lei abita vicino al locale dove vado a ballare il venerdì sera. Lisa invece sta sotto il mio ufficio e a volte viene comoda. Devo fare ancora la conoscenza con i furgoni, tipi tosti come Bruno.

Alcuni aspetti della procedura di presa in carico e riconsegna del veicolo vanno contro le abitudini di una vita, e bisogna prenderci un po’ la mano. La cosa più strana è lasciare le chiavi quando molli la macchina. Istintivamente chiudi e metti in tasca; invece devi lasciare le chiavi nel cruscotto, scendere e bloccare la serratura passando la smart card sul sensore posizionato sul parabrezza anteriore, in alto a destra. Una volta ho intascato le chiavi: me ne sono accorto solo dopo aver bloccato la serratura, quindi ho dovuto chiamare il call center.

Un’altra cosa che manda in confusione è l’utilizzo delle corsie preferenziali e delle zone a traffico limitato. Provoca una strana inquietudine, le prime volte, usare impunemente percorsi del centro cittadino che con un’auto privata comportano multe salate, decurtazione di punti e forche caudine attraverso cordoni di vigili sadici. Hai la sensazione di averla fatta grossa, temi che qualcuno spunti da un angolo per coprirti di melma fino all’annichilimento psicofisico. E invece è tutto vero. Per far capire ai genovesi: attraverso piazza De Ferrari da via XXV aprile a via Dante senza essere incenerito da un Cruise; passo davanti alla Stazione Brignole da est a ovest scivolando tra un autobus e l’altro, mi immetto direttamente in via XX settembre svoltando a destra all’altezza del Mc Donald e non vedo affacciarsi Giove Pluvio tra le nubi dietro le caravelle con la saetta in mano. Capite benissimo che le prime volte non si dorme tranqulli, a trovarsi incolumi.

“Questi fantasmi” sono emersi prepotentemente quando mi sono trovato una multa sul parabrezza dopo una sosta in’un’area a pagamento. Sono andato il giorno dopo nella sede di Gcs. Mi hanno detto: “non è niente, la stracci. L’operatore della Genova Parcheggi fa la multa solo per fini statistici: devono rilevare quante volte i veicoli del car sharing usano i parcheggi blu”.
Tutto troppo razionale per l’automobilista medio genovese, che prende multe su multe e ha rinunciato da tempo a chiedersi il perché.

20 Dicembre 2007

Car sharing, si parte

Filed under: il consumatore non consumato — alessandro @

Dopo un anno ho finalmente perfezionato l’adesione al servizio Genova Car Sharing.
Avrei aspettato forse ancora a rottamare la mia clio del 98 se nel frattempo non ci avessero pensato simpatici ignoti a sfasciarmela allegramente per saccheggiare il saccheggiabile. È successo all’inizio di luglio: da allora non ho sentito particolarmente la mancanza dell’auto, che già usavo poco.
Mi sono trovato dunque senza volerlo a disporre di un bonus rottamazione. Di comprare una macchina nuova non se ne parla, un po’ perché non mi serve, un po’ perché non vorrei facesse la fine della vecchia, un po’ perché ho già il mutuo e altri finanziamenti e per cominciarne un altro devo almeno finire di pagare i mobili. Per almeno due anni starò senza auto di proprietà, poi vedrò.
Non avendo stretta necessità di usare la macchina per lavoro o per altri motivi, mi trovo nella condizione ideale per sperimentare il car sharing, con un credito di oltre settecento euro da spendere.

Guardando le condizioni attuali del servizio, devo purtroppo rilevare che se avessi stretta necessità di un uso quotidiano dell’auto ci penserei due volte.
Devono verificarsi almeno due condizioni per avere la certezza di usufruire di un’auto ogni volta che serve.

1 – Comodità dei parcheggi dedicati al car sharing rispetto al punto di partenza abituale, luogo di lavoro o abitazione, perché l’auto deve essere riportata tassativamente nel parcheggio in cui si prende (ne parlo dopo). La zona in cui abito è poco servita. Se abitassi in centro avrei molte più possibilità. Fortunatamente ho saputo ieri che nei primi mesi del 2008 verrà aggiunto un parcheggio per me abbastanza comodo.
2 – Disponibilità dei mezzi nel momento in cui servono. Vanno prenotati in anticipo e non si può avere la certezza di trovare sempre l’auto che si vuole nel luogo giusto. Tra qualche mese potrò essere più preciso, ma è evidente che il servizio non va bene per le emergenze, serve solo per i viaggi che si possono programmare.

All’atto dell’iscrizione mi hanno enunciato i quattro pilastri: non fumare, non trasportare animali, lasciare sempre almeno un quarto di serbatoio pieno, riportare l’auto dove si è presa. I primi tre mi sembrano ragionevoli e più che accettabili: è pur sempre un mezzo pubblico, non è la “mia” auto. Il quarto a mio parere è un limite non da poco. Mi è stato detto che si potrebbe superare soltanto con un numero di adesioni molto superiore all’attuale (circa 1600). Non mi sembra una spiegazione sufficiente. Poiché a pensar male ci si azzecca, sospetto che siano i tassisti a non volerlo: se il car sharing funzionasse da punto a punto senza necessità di ritorno sarebbe troppo competitivo rispetto al taxi. Prendiamoli in parola: ne riparliamo quando saremo il doppio o il triplo, forse avremo più potere contrattuale e potremo chiedere qualcosa di più al Comune, che già ora si fa bello di togliere tanti mezzi inquinanti dalle strade urbane grazie al car sharing (si calcola che ogni mezzo della flotta corrisponda a dieci auto in meno in città).

Altri aggiornamenti dopo i primi viaggi.

Aggiornamento immediato del 21 dicembre
Ieri ho scritto un po’ in fretta e mi sono dimenticato due particolari importanti.
1 – Il contributo per la rottamazione si può spendere solo sui chilometri, che comunque sono la parte preponderante del costo. La tariffa oraria rimane fuori. Poco male.
2 – Meno simpatica la questione che riguarda l’assicurazione. Su tutti i veicoli della flotta c’è una kasko che copre tutto a partire da uno scoperto di 250 euro. Se vuoi la copertura totale devi pagare una sovrattassa di circa due euro su ogni viaggio. Io per il momento ho detto di no, mi prendo il rischio. Posso aggiungere la copertura in qualsiasi momento.

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