Mi inserisco anch’io nel dibattito nazionale sulla Pupa e il secchione. Giusto un momento, alla chetichella, butto lì una cosa a cui tengo poi me ne vado, richiudo la porta e lascio sociologi, psicologi, ommini de curtura e impiegati alla macchinetta del caffé ad azzuffarsi.
A cosa tengo? Agli ignoranti. Quelli veri. L’ignoranza, l’ammissione di ignoranza, è una risorsa dell’intelligenza. Se devo pensare a tutte le circostanze della mia vita in cui ho tratto del bene e del nuovo sapere dalla consapevolezza della mia ignoranza, non finisco più. Parlo dell’ignoranza ravvisata in me e negli altri, come debolezza umana che merita solidarietà non saccente.
Io, che so di essere ignorante in tante cose, e soffro per tante cose che non so e che vorrei sapere, non sopporto di veder ridicolizzata l’ignoranza. Una sedicente sosia di Paris Hilton, di cui avrei volentieri ignorato l’esistenza, che non riconosce le fotografie degli uomini più noti del secolo scorso, non sa quante stelle ci sono nel sistema solare e vuole anche avere ragione, non è ignorante.
Possono esserci tante spiegazioni, ne butto giù alcune, scegliete voi quella che vi piace di più:
– presa per il culo, lo facciamo per lo spettacolo
– disturbo cognitivo
– bizzarro orgoglio di classe: io so’ pupa, non mi occupo di queste cose
– pigrizia
Io propendo per un misto di tutte e quattro e richiamo l’attenzione soprattutto sulla numero tre. Che spiega tante cose. Se una non completa la frase "Camillo Benso Conte di Ca…", anche dopo reiterati aiutini e spiegazioni, non è perché non riesce, è perché non vuole. Perché si vergogna. Io, pupa, dovrei far vedere in diretta nazionale che detengo queste nozioni da sfigati? Perché poi si tratta della pura nozione, che come è noto non ha molto a che fare con il sapere o il non sapere. Posso non sapere nulla o quasi nulla di Cavour (e questa sarebbe la vera, sana, rispettabilissima ignoranza) , ma non posso non avere nella testa il suo nome che suona. Questa è un’osservazione che hanno fatto in molti, io la spiego anche così: un bizzarro orgoglio di classe, perverso e paradossale.
Avete altre concause da indicare, oltre a queste quattro? Ditemi. Ma lasciate stare la vera, santa ignoranza.