Cronachesorprese

4 Novembre 2022

La lotta boomerang agli stereotipi di genere

Filed under: Il postulante de-genere — alessandro @

Più ci penso, più osservo il proliferare di certe iniziative di “destrutturazione” (purtroppo anche istituzionali e non più soltanto promosse da attivisti e associazioni) più mi convinco che i cosiddetti “stereotipi di genere” non sono il diavolo. O meglio, propongo una distinzione che spero sia utile.

“Boys don’t cry” è uno stereotipo, ed è dannoso.
“Ci sono inclinazioni a comportamenti e attività tipiche di ciascuno dei due (solo due) generi corrispondenti al sesso biologico, non esclusive ma prevalenti” NON è uno stereotipo e non solo non è dannoso, ma è anche utile.

Ghettizzare, far sentire strano chi si allontana da questa media è sbagliato. Ma pretendere che questa media sia basata solo su stereotipi e convenzioni è una fuga dalla realtà a duecento all’ora.

Non mi interessa molto stabilire quanto queste inclinazioni siano culturali o no. Anche se fossero culturali al 100%, cosa di cui dubito fortemente, avrebbero un senso e un’utilità e ci andrei piano a “destrutturare”.
Perché una personalità in formazione ha bisogno di coordinate e punti di riferimento.

Ogni cultura stabilisce un “set” di riferimenti che aiutano i bambini e gli adolescenti a crescere. Una pedagogia che ha come orizzonte ideale l’eliminazione progressiva di tutti questi punti di riferimento è guidata da una cattiva utopia e non guarda al bene del minore, anche quando potrebbe sembrare che metta al centro la sua libertà di determinarsi: ma la libertà si allena e si rafforza scorrendo nell’alveo in cui la tradizione fa crescere.

Ne sono sempre più convinto. Poi la partita educativa è tutta da giocare nel concreto. Che il Cielo e gli amici mi aiutino a essere un buon genitore. Ma non permetterò alla cattiva politica e alla cattiva scuola di mettere i bastoni tra le ruote alla mia famiglia mentre è impegnata in questo lavoro enorme e bellissimo.

29 Ottobre 2021

Zan e non più Zan

Filed under: cronache,Il postulante de-genere — alessandro @

Ci vuole un discreto livello di dissociazione per essere davvero “tristi” (come leggo in molti commenti) perché l’orrido ddl Zan non è passato. Come anche per andare in piazza a contestare la negazione di “diritti” pur sapendo benissimo (se si conosce un minimo la questione) che nessun diritto viene negato.
Quanto al riproporre continuamente esempi di violenza, come se chi ha votato contro un ddl pensato male e scritto peggio fosse complice di quella violenza, beh quella non può essere altro che disonestà.
Lo sappiamo che questo pastrocchio si riproporrà prima o poi in parlamento come una peperonata, con effetti analoghi. Verrà riproposto perché ormai è una bandiera. Una sciocca bandierina di chi pretende dalle leggi l’eliminazione di un contraddittorio scomodo, perché evidentemente non ha fiducia sufficiente nei propri argomenti. E come potrebbe, del resto: il ddl Zan è sbagliato in tutto, nei principi, negli articoli, negli obiettivi che si propone. Sarebbe da cacciare nella rumenta e basta, non se ne dovrebbe più parlare. E invece figuriamoci, quelli in piazza hanno avuto l’impudenza di paragonarsi a chi negli anni sessanta manifestava con Martin Luther King. Ci vuole un bel coraggio.

17 Febbraio 2021

Nel cognome del padre

Filed under: cronache,Il postulante de-genere — alessandro @

Nella genitorialità l’eredita morale viene “dopo”. Prima c’è un’eredità carnale, che certo può anche non esserci (nel caso ad esempio di adozione) ma che anche nelle eccezioni è un modello per qualsiasi applicazione della genitorialità e che è sbagliato negare o contrastare a livello simbolico. Penso che abbia ragione Fabrice Hadjadj quando parla di “famiglia selvaggia”: un genitore può essere anche un criminale, ma non si “merita” di essere padre o madre, lo è in virtù di un fatto carnale, e questo è oggettivamente un valore, anche quando il figlio maledice il padre. C’è una realtà da cui veniamo e che noi non possiamo modellare a nostro piacimento. Questo, che ci piaccia o no, è un fondamento oggettivo della morale e anche della conoscenza, in assoluto: noi riconosciamo la realtà, non la creiamo. Penso che l’eredità morale di un genitore si innesti necessariamente in questa carnalità, reale (se il genitore è davvero tale) o simbolica (se il genitore non ha effettivamente generato il figlio).
Per quanto riguarda l’automatismo del cognome paterno, chi ha l’ossessione del cosiddetto “patriarcato” non può da una parte giocare a marginalizzare il padre e da un’altra parte chiedere la responsabilità paterna. Perché è questo in primo luogo il significato e il valore del cognome paterno: responsabilità verso i figli. Dovrebbe essere automatico proprio come garanzia verso di loro e verso la donna. Poi certo, su questo primo significato si possono innestare pretese di “possesso” che vanno contrastate culturalmente. Ma se rimuovi l’automatismo indebolisci la garanzia.

5 Ottobre 2019

#Maatecosatitoglie #1

Filed under: cronache,Il postulante de-genere — alessandro @

Episodio gravissimo. La decisione della corte è in conseguenza dei fatti già riportati dalla stampa a luglio. A essere onesti, l’argomentazione difensiva che tira in ballo la fede è sbagliata o almeno inopportuna, perché rifiutarsi di usare un pronome femminile per rivolgersi a chi, in tutta evidenza, donna non è, non è questione di fede ma di semplice ragione e, direi, buon senso. Quel buon senso che molti giudici inglesi negli ultimi anni sembrano aver dimenticato. Però la risposta è inaccettabile e mette in questione la libertà religiosa e, naturalmente, di pensiero. Resistere.

13 Giugno 2019

Riparazioni entropiche

Filed under: Il cristiano informale,Il postulante de-genere — alessandro @

Un Cardinale, abbiamo un cardinale ❤️ La Curia di Genova ha chiesto agli organizzatori delle veglie di preghiera di “riparazione” al Liguria Pride di annullare le iniziative. Molto bene.
Questi fanno una confusione enorme, strumentalizzano la preghiera. Se dovessimo fare momenti di preghiera per riparare tutte le bestemmie fatte in luogo pubblico non faremmo altro nella vita. Tutte le volte che facciamo adorazione del Santissimo Sacramento “ripariamo”, non c’è bisogno di altro. Queste iniziative in realtà sono manifestazioni di dissenso travestite da preghiera. Mi stupisco peraltro che tra gli aderenti ci siano le sentinelle in piedi, che hanno sempre distinto, correttamente, le loro manifestazioni pubbliche da questioni di fede. Se non si capisce che il dissenso a certe posizioni deve rivolgersi a tutti, perché sono questioni di ragione e non di fede (come ha sottolineato recentemente il Papa a proposito dell’aborto) si fanno solo danni. Si fa danno alla fede, perché viene identificata impropriamente con una causa politica che è invisa a molti; si fa danno alla causa che si vuole sostenere, perché si indebolisce dandole una connotazione confessionale che non dovrebbe avere.

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