Per me Riotta è solo stressato e ha bisogno di una vacanza. Di un anno sabbatico. Che gli consenta di staccare, se non dal giornalismo (ha esperienza e scrive bene, perché privarsi del suo lavoro?) almeno dal ruolo di quello che va ai convegni o ai dibattiti televisivi.
Già a Perugia lo scorso aprile non ha dato segni di grande equilibrio facendo la voce grossa contro una studentessa di giornalismo che (ingenua) si era permessa di fargli una domanda. Poi ho letto che alla fine di dicembre ha partecipato a una puntata di Matrix dedicata all’omicidio Kennedy in cui è riuscito a far fare bella figura al complottista Mazzucco, un’impresa che non è da tutti. Di pochi giorni fa l’articolo in cui spiega in anteprima i contenuti dell’ ultimo libro di Jaron Lanier: un punto di vista, quello di Riotta, difficile da condividere ma che, se non altro, ha innescato un buon dibattito (Zambardino, Granieri, De Biase).
Questa sera, nella puntata di Otto e mezzo, il capolavoro. In studio Riotta, Zoro e Negroponte. Riotta è chiamato nuovamente a difendere i contenuti del suo articolo. Tra le altre cose dice qualcosa del genere (metto le virgolette ma non è una citazione esatta, ricostruisco l’affermazione per come la ricordo): “Se cerco Garibaldi con Google è vero che ottengo migliaia di risultati, ma gli studenti sceglieranno quasi sempre i primi dieci risultati: bisogna rompere questo monopolio”. E spiega in seguito che Google condiziona tutta la rete con il suo algoritmo e che (come aveva già scritto nell’articolo) Wikipedia fa la parte del leone. E che la prima pagina di risultati è “controllata dalle aziende”…
Se fosse vero, Google avrebbe già chiuso da un pezzo. Google non si può permettere che un sospetto simile abbia uno straccio di fondamento e sostenere anche tecnicamente un’impostazione del genere sarebbe troppo complicato. Quali aziende controllano i primi dieci risultati su Garibaldi? Aziendone, proprio. Sì, d’accordo, in un certo senso è vero: le aziende più brave nel posizionamento controllano quei risultati. Forse Garibaldi non è più una keyword molto ambita (sicché su di lui e su tanti altri gli studenti possono stare tranquilli; peraltro, visto che sono studenti, hanno di sicuro il tempo di scartabellare anche oltre i primi dieci risultati cliccando su una delle pagine seguenti a caso, questo è sicuramente un buon consiglio) ma ce ne sono certo di più ghiotte tipo Nexus One, Grande Fratello, Giornali di donne nude.
“Bisogna rompere questo monopolio…” non siete d’accordo? Chiede Riotta agli altri.
Ma quale monopolio? Google è un servizio che funziona bene. Esistono delle concessioni limitate su internet che impediscono ad altri motori di fare concorrenza a Google? Mi risulta di no.
Sinceramente non si capisce dove vogliano arrivare gli “allarmatori professionisti” come Riotta. Vogliono imporre a Google di rendere pubblico l’algoritmo? Vogliono imporre a Wikipedia una moderazione ante pubblicazione invece che post pubblicazione? Vogliono mettere un argine allo tsunami dei commenti anonimi che ogni giorno si riversano sulla rete da tutto il globo, comprese quelle parti del globo in cui anonimato significa libertà e salvezza? Sicuramente a ciascuna di queste domande quelli come Riotta avrebbero modo di sfoggiare una virtuosa indignazione. Ma intanto sfuggono. Dicono che il web troppo partecipato è male e non dicono cosa sarebbe bene. Così andrà a finire che del “fare” se ne incaricherà qualcun altro.
Come dice Zambardino, forse è il caso di attendere di poter leggere direttamente il libro di Lanier per andare più a fondo. Però che tutto il problema del web partecipativo sia:
– la massa dei commenti anonimi che infastidiscono Riotta
– il presunto controllo dei primi risultati delle ricerche di Google da parte di soggetti “forti”
– la grande visibilità di cui gode wikipedia (che per Riotta sta diventando un incubo)
mi sembra davvero troppo pretestuoso. Ma è lo stress, ne sono sicuro.
Fortunatamente Negroponte ha allargato un po’ gli orizzonti. E ha raccontato di bambini peruviani che non hanno libri, ma che con il loro portatile da 100 dollari hanno accesso alle stesse informazioni a cui ha accesso Riotta e le usano meglio: stanno insegnando ai genitori a leggere e a scrivere. Giusto, bene, Riotta approva. Ma è proprio un altro modo di vedere la rete, no? C’è chi la vive come un’occasione concreta di libertà e c’è chi la sente come un assedio. Da che parte stai, Riotta?
Solidarietà al grande Zoro che in questo contesto ha detto (il simil-romanesco è mio, in realtà i suoi interventi sono stati di una “politeness” impeccabile) che pe’ ddire lui si è rotto delle recenzioni de li ddischi de li ggiornali e ha scaricato illegalmente dischi dati per belli pe’ accorgersi che erano bbrutti. Lilli Gruber alza scherzosamente l’indice a mo’ di rimprovero; Zoro ribadisce il concetto di “illegale”, come per dire che non gli era scappato. Intuibile ovazione di una massa di potenziali commentatori e scaricatori anonimi.
Aggiornamento delle 22 del 15 gennaio
Ringrazio Wittgenstein e tutti i suoi lettori che hanno seguito fin qui il suo suggerimento di navigazione. Sopraffatto da questa singolare alluvione di accessi chiedo scusa per gli errori che avevo lasciato per stanchezza (febbre e sonno) e che ho levato ora.
Chi vuole può rivedere sul sito di La7 la puntata di Otto e mezzo di ieri sera.