Ratzie è uno dei più grandi “fantini” dell’era digitale. Nel gergo dei newsgroup si dice “fantino” un tipo di troll non estremo, dai toni moderati e quasi minimalisti, che ha come ideale di comportamento in rete innescare discussioni interminabili con il minimo sforzo. Ratzie in questi giorni ha registrato un record invidiabile e decisamente difficile da uguagliare: ha monopolizzato per giorni i trend topic di twitter semplicemente aprendo un account.
Non ha ancora mandato neanche un tweet: comincerà a farlo soltanto mercoledì 12. Non solo, ma ha anche dichiarato che non seguirà nessuno: scelta logica, peraltro. Nonostante ciò l’hashtag #faiunadomandaalpapa è uno dei più usati in Italia dal 3 dicembre, giorno dell’apertura dei sette @pontifex in sette lingue diverse, che complessivamente stanno per raggiungere il milione di follower. Ce n’è abbastanza per far schiattare d’invidia i troll di mezzo uorlduàid.
Ma è soltanto l’inizio. Un inizio divertente, scoppiettante, promettente. Penso, con tutto il rispetto per quanto potrà comunicare Ratzie con questo mezzo nuovo per lui, che i suoi tweet non scalderanno tanto i follower quanto il suo semplice ingresso. Da questo punto di vista l’irruzione del Papa sul social network rispetta il metodo della dinamica cristiana più genuina: la presenza è già tutto, il resto è conseguenza. La presenza “svela i pensieri di molti cuori”. È una presenza che costringe subito a una presa di posizione, fosse anche lo sberleffo o la battuta fine a se stessa. Non ha svelato grandi pensieri finora. Ma bisogna accontentarsi e, come insegna la buona teologia, non perdere mai la speranza. Intanto la reazione, dal punto di vista puramente quantitativo, è poderosa. Sarà anche vero che la Chiesa è in crisi; ma quanti puledri al trotto e al galoppo appena la Chiesa manifesta la sua presenza da qualche parte… anche nelle praterie digitali.
Dividerei le reazioni che ho letto nei tweet con #faiunadomandaalpapa in quattro gruppi. Ci sono i tweet divertenti (15%), i tweet non divertenti ma innocui (30%), i tweet inutili che ricalcano luoghi comuni (45%) e che pretendono di essere divertenti ma non lo sono, i tweet che contengono bestemmie implicite o esplicite (10%) e che fanno tristezza, perché è triste constatare che ci sono così tanti poveracci che si industriano a essere brillanti bestemmiando.
Il sottotesto più frequente di tutti questi messaggi (con percentuali diverse da gruppo a gruppo) è: qui non dovresti esserci, non c’entri nulla. Niente di nuovo: da duemila anni i non cristiani dicono ai cristiani che sono fuori luogo. E da duemila anni vengono regolarmente smentiti dai fatti: i cristiani a volte (e sottolineo a volte) non arrivano per primi a usare uno strumento, ma quando lo usano davvero nel medio lungo periodo lo fanno meglio degli altri. Succederà anche con twitter. Forse non succederà a Ratzie in persona, ma a qualcun altro: lui ha solo aperto una strada.
Vedo comunque che tra quelli che vorrebbero insegnare a Ratzie a usare twitter ci sono molti seguaci di miti e leggende senza fondamento, come gli scarpapradisti e i lachiesanonpagalimuisti: strani culti misterici senza alcun fondamento razionale, con l’ancora più strana pretesa di voler cavalcare la modernità raccontando frottole e ridendoci su.
Non so se qualcuno ci ha pensato, non l’ho ancora visto, leggere tutti i tweet è impossibile. Ma se volessi fare un po’ di ironia aprirei un account a nome Gesù o Cristo o Gesuccristo e manderei questi 110 caratteri:
@Pontifex #faiunadomandaalpapa Come sarebbe a dire che non segui nessuno? :-/ #pensacibene #sedevacantealert
Ciao Alessandro, scusa una domanda ma sono curioso :)
Potresti argomentarmi questo “E da duemila anni vengono regolarmente smentiti dai fatti: i cristiani a volte (e sottolineo a volte) non arrivano per primi a usare uno strumento, ma quando lo usano davvero nel medio lungo periodo lo fanno meglio degli altri. Succederà anche con twitter.” ?
L’adozione degli strumenti (quali?) secondo te dipende dalla religione?
Comment di Progitto — 14 Dicembre 2012 @