Cronachesorprese

22 Aprile 2010

Gianni Mura digest

Filed under: cronache — alessandro @

– Gianni, ma ora c’è l’Ipad
– Che è, quell’aggeggio che serve per ascoltare la musica? E ci dovrei anche leggere il giornale?
– Ma no, quello è l’IpOd con la O. Questo è l’IpAd con la A.
– Ah, è la moglie?

L’anti Ipad (ma quello simpatico) si manifesta alle 16 al teatro del Pavone incarnandosi in un corpulento barbuto che ricorda un po’ Brera. E di Brera in effetti è stato collega e amico.
Gianni Mura però è troppo vivo per essere nostalgico. Rimpiange i tempi in cui poteva scrivere il doppio delle cartelle, che fossero pubblicate sulle pagine del Giorno, di Repubblica, di Epoca o dell’Occhio (il tabloid popolare lanciato a metà anni 70 da Maurizio Costanzo) ma non si pone troppi limiti e si appresta a cominciare l’esperienza in Rai del Processo alla tappa per il prossimo giro d’Italia. “Sarò inflessibile almeno su una cosa: niente assessori allo sport in trasmissione” (e fa un gesto come per dire via, via…).

Il suo approccio non è antitecnologico o corporativo, è antimoderno. Fa ironie sull’Ipad ma non va a impelagarsi in critiche a ciò che non conosce e per cui non prova attrazione. Cerca di far capire, da testimone e non da grande vecchio, che cosa rischiamo di perdere per strada. La sua secessione dal giornalismo contemporaneo è iniziata ben prima dell’avvento della rete. I suoi nemici non si chiamano blogger o web content manager, si chiamano grafici. “C’è stata una rivoluzione, i grafici hanno preso in mano le redazioni e ora sono loro che comandano”. E la parola inglese più odiata non è online, è restyling. “L’ho sentita pronunciare molte volte negli ultimi trent’anni, ma vuol dire sempre la stessa cosa: si gonfiano titoli, foto e didascalie e si dimezzano i pezzi”.

È questo il vero cruccio di Gianni e ciò che vuole far capire guardando con ironia, con distacco ma senza reale ostilità tutto quello che sta succedendo nel mondo della carta stampata. “I giornali stanno perdendo fiducia nella parola“. Il testo sta diventando la decorazione del multimediale: è qualcosa che sappiamo più o meno tutti, ma Gianni Mura è uno che ha visto tutto e che ha sofferto passo dopo passo per questo scivolamento. “Gianni Brera scriveva in media 180 righe; io per la finale dei mondiali del 2006 ho avuto 72 righe”. Se lo guardi un attimo capisci che non puoi fregarlo dicendo che il giornalismo è sintesi. Ci stiamo perdendo qualcosa, non c’è dubbio.

Il tabloid
L’occhio era pieno di nulla, ma era stupendo. Lì ho pubblicato un’intervista a Gino Paoli di 14 cartelle. Le riunioni con gli psicologi tedeschi della Bild che cercavano di spiegarci le tre S (sesso, sangue soldi, come se non le conoscessimo già) sono state tra le più divertenti che abbia mai fatto”.

La vera volgarità
“Non è il giornalismo maiale che mi spaventa, è il giornalismo sushi. Del maiale non si butta via niente, del sushi butterei via tutto”.

Telecronache sovrappeso
“Ormai è stata accreditata la figura del giornalista tifoso, come se fosse indispensabile. Ma il tifoso c’è già e sta dall’altra parte dello schermo. Perché dobbiamo aggiungere pancia a pancia?”.

Chiarezza
“Feltri è di una chiarezza spaventosa. Un italiano chiaro, ai limiti della rissa ma chiaro, diretto come un gancio al mento. Di sicuro scrive molto meglio di Belpietro. Una volta scriveva anche di sport. Ricordo un suo titolo, che diceva già tanto del personaggio: Giupponi è meglio di Merckx

Bersaglieri e trombettieri
“Brera era velocissimo, era uno spettacolo vederlo lavorare. Non rileggeva mai, i pezzi uscivano già perfettamente torniti dalla macchina da scrivere. Il trombettiere (quello che ribatteva gli articoli) gli sfilava le cartelle direttamente dal rullo, mentre lui prendeva un altro foglio”.

Abitudini
“Sono l’unico che batte ancora a macchina, anche in una sala stampa con 700 persone”

Titolisti
“I titoli non sono mai di nessuno, specialmente quelli sbagliati. Ogni tanto grido: chi è che mi ha sbagliato questo titolo? Ma nessuno risponde mai, nessuno si prende la responsabliità Sono anni che dico che titoli e didascalie andrebbero siglati come i pezzi”…

Giornali da leggere
“Il Giorno è stato il quotidiano più innovativo del dopoguerra, e con una grande attenzione alla qualità della scrittura. Nella redazione sportiva c’erano Brera, Fossati, Clerici. Una volta era importante riuscire a mandare Dino Buzzati al Giro. E ai mondiali dell’82 c’erano Arpino, Soldati, Brera. Ai mondiali del 2006 chi c’era? Come li abbiamo rimpiazzati?”

Nuovi giornalismi
“Tra le nuove forme di giornalismo spero che ne nasca una in cui si preveda di fare delle inchieste. Non possiamo pensare che la Gabanelli ci riscatti tutti.”

Balotelli in redazione
“Balotelli è indifendibile. È la testa che fa il calciatore, come del resto fa i giornalisti. Nelle redazioni di Balotelli ne ho visti tanti. Io amo i giornalisti che giocano per la squadra. Molti pensano che basti saper scrivere per essere dei bravi giornalisti: in genere sono dei grandi narcisi e lavorano solo per se stessi. Bisogna innanzitutto saper ascoltare e avere una certa sensibilità. Il periodo più felice per me è stato quello dei primi anni in Gazzetta, dove avevo dei colleghi anziani che mi hanno insegnato tutto”.

Ordine
“Oggi c’è gente giovane molto brava e preparata che non ha sbocchi perché la nostra organizzazione professionale è anticostituzionale“.

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