Cronachesorprese

2 Aprile 2009

La sfida dei post-lettori

Filed under: cronache — alessandro @

Era nell’aria già ieri. Oggi al Festival del Giornalismo è scoppiato il conflitto (o almeno il confronto a distanza) tra il giornale di carta e il giornale sul web, e non solo: tra il giornalista e il blogger, tra il giornalista sotto contratto e il giovane studente che si vede già precario e pensa a cosa fare.
Ha aperto il fuoco Sergio Romano nella sua lectio magistralis al Teatro del Pavone: “I blog non sono la risposta alla domanda di maggiore informazione e di giornalismo migliore”. E grazie. Intanto i blogger sono un esercito. Prenderli in massa come fenomeno giornalistico o anche soltanto di informazione è una forzatura evidente a chiunque. Mi stupisco di come un giornalista (e non solo) di grande esperienza, editorialista di punta del Corriere della Sera ed erede della rubrica di Montanelli di conversazione con i lettori non consideri innanzitutto il blogger dal suo punto di vista: un lettore! Un lettore critico. Un lettore che organizza la sua esperienza di lettura. Niente da fare, questi grandi vecchi li identificano subito come concorrenti, come coloro che tolgono ai sacerdoti il privilegio, la prerogativa sacra della pubblicazione: “I blog stanno diventando il luogo della chiacchiera, dello scandalo, del qualunquismo rancoroso”. Che dire…

La risposta all’attacco (e non è facile scrollarsi di dosso l’impressione che sia una risposta diretta proprio a lui, al Sergio) arriva da Tommaso Tessarolo, direttore di Current Tv in Italia, che nell’incontro dal titolo “Un altro giornalismo è possibile” dopo aver parlato insieme ad altri di giornalismo free lance e di varie alternative praticabili al giornalismo tradizionale, se ne esce con un invito accorato: “Comunque sia, qualsiasi possibilità stia valutando chi vuole fare il giornalista si deve confrontare con lo strumento blog. Non puà farne a meno. È uno strumento necessario oggi per mettersi alla prova e per farsi conoscere”. Al tavolo di quel seminario insieme a lui giornalisti sulla trentina, entusiasti e già affermati. Daniela Berretta, oggi free lance ma con una esperienza pluriennale da giovane laureata alla CNN. Gabriele Immirzi, direttore di Wilder. Stefano Valentino, dinamico ideatore e animatore di Freereporter.info, un progetto che ha tutte le carte in regola per dare finalmente una bussola a chi ha le idee e le capacità per resistere e poi prosperare nel duro mondo dei free lance.

Altri frammenti di oggi.
Milorad Ivanovic, vicedirettore di Blic: “Due anni fa la Serbia ha fatto un accordo con la CNN per mostrare il volto buono della Serbia. La prima clip realizzata era illustrata con immagini della Romania. Dopo le proteste la seconda clip aveva immagini, musiche e anche il nome del Kazakhstan. È così che arrivano i giornalisti stranieri nei balcani: senza avere la minima idea di dove sono”.
sergio Vento, docente di relazioni internazionali alla Luiss: “Detto Jugoslavo degli anni novanta: il muro di Berlino è caduto sulla testa degli jugoslavi”.
Sergio Romano: “Google fa da padrone nella raccolta pubblicitaria ovunque. In ogni paese raccoglie tanta pubblicità quanto la somma di tutti i giornali nazionali”.
Daniela Beretta: Nella redazione esteri della CNN a 25 anni, un sogno, un lavoro bellissimo ma claustrofobico. Vedere arrivare le breaking news da tutto il mondo e non poter andare da nessuna parte è una tortura. Per questo ho deciso di andare a Londra a rigiocarmi tutto come free lance”.
Stefano Valentino: “Qui parliamo di user generated content ma economicamente come modello ancora non regge. In Inghilterra si parla anche di user choose and funded content: le redazioni propongono attraverso il sito una scaletta di argomenti, i lettori fanno offerte, una vera e propria asta. Gli argomenti che arrivano a mille euro vengono assegnati ai giornalisti”.
Tommaso Tessarolo: “Come modello economico nel settore dell’informazione oggi funzionano le formule miste. Ci vorranno ancora almeno 15 anni prima che possa stare in piedi un progetto solo internet”.
Ezio Mauro: “La riflessione che nasce dall’informazione organizzata dei giornali è opinione pubblica, il resto è senso comune”. (brrrr….) “Fare il king maker del nuovo leader del Partito Democratico sarebbe per me un’ambizione modestissima. Il partito di Repubblica? No, è molto di meno e infinitamente di più”.
Javier Moreno, direttore di El Pais: “Oggi il 25% degli spagnoli crede ancora che gli attentati dell’11 marzo siano almeno in parte di responsabilità dell’Eta”.

3 Comments »

  1. Ciao Alessandro, opinioni interessanti. Ultimamente vengo a sapere molte più cose dai blog che dai siti dei giornali. Sono convinto che se un giornale, online o no, non offre una riflessione ed un’accuratezza dell’informazione di qualità, tanto vale seguire solo i blog. L’intermediazione del giornalista – che sarebbe raccogliere fatti inediti, verificarli, aggiungere senso, creare collegamenti affidabili – oggi non c’è (se c’è, dove?). E allora tanto vale andare a leggersi il sito del tal ente, magari non si leggono i retroscena, non si capisce tutto (ma Google non è tanto difficile usarlo), poi farsi la propria opinione, magari leggendo due blog. Mi sembra che il mestiere sia in grande crisi. Sbaglia Sergio Romano? Ma non compro il Corriere per leggere le sue risposte alle lettere.
    ciao
    S&P

    Comment di sudorepioggia — 3 Aprile 2009 @

  2. mah, come ho scritto penso che Romano sbagli a mettere l’enorme fenomeno blog sotto un’unica etichetta. non riesce a uscire dallo schema secondo il quale soltanto il giornalista è (o deve essere) colui che accede al diritto di pubblicazione. e non riuscendo a fare questa semplice operazione (non occorre essere particolarmente aggiornati o open minded, basta osservare il fenomeno per quello che è) non riesce neanche a vedere le analogie tra chi tiene un blog e le persone a cui risponde ogni giorno dalla sua rubrica del corriere.
    mi sembra naturale che attraverso i blog si possa fare informazione. informazione buona e cattiva. e come al solito sono i lettori a decretarne il successo o l’insuccesso. ma mi sembra altrettanto logico che il blog non serve soltanto a fare informazione giornalistica nel senso classico del termine. attaccare l’insieme dei blog prendendo ad esempio la cattiva informazione che c’è per dire che il blog non può dare una risposta di qualità al bisogno attuale di informazione, che cresce di giorno in giorno, è un modo un po’ semplicistico di chiudere la questione.
    sarebbe bene che i giornalisti partissero dai fatti. bene, romano e gli altri come lui partano da un fatto: oggi i lettori si informano anche attraverso i blog. poi l’analisi si può impostare in tanti modi diversi, ma il fatto da cui partire è questo.

    Comment di alessandro — 4 Aprile 2009 @

  3. Sì, sono d’accordo. Nel constatare il ruolo dei blog e, aggiungerei, la crisi del giornale classico (stampato ed online), c’è lo spazio per pensare al nuovo. Rifiutare la realtà non ha mai portato lontano (o forse sì, ma raramente;-)).
    ciao
    S&P

    Comment di sudorepioggia — 6 Aprile 2009 @

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