Cronachesorprese

1 Aprile 2009

Embedded in Perugia

Filed under: cronache — alessandro @

Sto benissimo, grazie. Rispondo qui cumulativamente ai diversi sms che con parole diverse mi chiedono, a ben vedere, come va. Ho trovato un bed & breakfast economico e spettacolare nel pieno centro di Perugia, a due passi dalla Sala dei Notari, una delle principali location del Festival del giornalismo. E anche le altre sono disseminate lungo Corso Vannucci o poco piĆ¹ in là. Sale non sempre adeguate all’interesse degli eventi, un po’ piccole. Gli incontri si susseguono a ritmo incalzante, sforano volentieri gli orari fissati un po’ per le discussioni che generano e un po’ perché gli agguerriti studenti della scuola di giornalismo assaltano i relatori con qualsiasi dispositivo digitale per captare un’immagine, una battuta di intervista, un’inquadratura.

Il festival sono loro, soprattutto. I volontari e i partecipanti. Sono ovunque. Ieri appena sceso dal treno ho fatto la prima conoscenza, un dottorando che sta facendo la tesi sui reporter di guerra ed è venuto qui per incontrarne qualcuno. Stamattina facendo colazione nella terrazza panoramica del B&B (indescrvibile) ho fatto una lunga chiacchierata con un veneto che sta mettendo su un’interessante esperienza di giornalismo partecipativo multimediale.

Ai tavoli della sala stampa dell’Hotel Brufani si avvicenda continuamente la varia fauna degli accreditati. Anch’io sono faunico, me ne rendo conto. Le conversazioni fioriscono con una facilità da barcamp.

Battute e impressioni dagli incontri che ho seguito.
Enzo Iacopino, segretario nazionale dell’ordine dei giornalisti: “Abbiamo rimpiazzato le cinque W con le cinque S: Spettacolo, Soldi, Sport, Sesso e Sangue”.
Agnese Moro, figlia dello statista: “Mio padre era negato per tutti gli sport, eccetto che per il nuoto. Nuotava a dorso e quando eravamo bambini ci metteva sulla pancia, e noi navigavamo fino al largo su quella strana imbarcazione”.
Ci lamentiamo spesso della censura in Italia e facciamo polemiche sulle intercettazioni. Ma in Germania un giornalista non può in nessun modo pubblicare notizie su indagini in corso. E non può neanche fare i nomi di “presunti mafiosi”. Petra Reski, una giornalista tedesca che ha pubblicato un libro sulla mafia italiana e sulle sue ramificazioni in Germania, si è vista censurare nell’edizione del libro le parti in cui faceva i nomi. Sì, censurate di brutto. Con una bella riga nera sopra, il libro è in vendita così.
Il procuratore nazionale anitmafia Piero Grasso: “Un pubblico ministero è come un operatore di pronto soccorso, deve essere messo in condizione di intervenire con criteri di urgenza. Non può aspettare sempre l’autorizzazione di un tribunale”. E comunque bisogna tenere conto della libertà di cui gode il mafioso a fronte del magistrato. Se l’innovazione tecnologica nello Stato funzionasse come nella mafia saremmo l’amministrazione più avanzata del mondo: “Questi in pochi anni sono passati dai pizzini a Skype”.
Ancora Petra Reski: “I giornalisti tedeschi che si occupano di mafia vengono accusati di razzismo contro gli italiani”.
Antonella Beccaria, blogger e giornalista: “La credibilità di una fonte internet dipende dalle persone e dalle comunità che ruotano intorno ad essa”. L’esempio virtuoso per eccellenza è wikipedia, in cui la comunità degli editor ha acquisito una capacità di controllo e “riparazione” invidiabile.
Antonio Sofi, nessuna presentazione :-) “Siamo come l’uomo ragno, abbiamo qualche potere in più perchéla rete ci ha mozzicato”.

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