Cronachesorprese

3 Marzo 2009

Slumdog Millionaire

Filed under: cronache,lo spettatore indigente — alessandro @

Per il secondo anno consecutivo l’Oscar per il miglior film mi sembra più che meritato.
Non si sa da dove cominciare a raccontarlo questo Millionaire. Potrei cominciare dal fondo e dire che c’è uno dei baci più commoventi (ancorché uno dei più casti) mai visti al cinema. Ed è un tocco da maestro su una storia che coinvolge fin dall’inizio.

Dal punto di vista narrativo trovo riuscite soprattutto due cose.
La prima è l’uso di uno dei giochi televisivi più popolari del mondo per raccontare qualcosa di così lontano da uno studio televisivo. Un format che sta facendo storia e che rappresenta la voglia di riscatto della gente comune. Se già per noi è così, possiamo immaginare quanto sia dirompente in una società come quella indiana, in cui sembra naturale che chi nasce povero rimanga povero e i cambiamenti di condizione sociale ed economica sono visti quasi come sacrilegi.
La seconda è il rapporto strano di amore odio, o meglio di complicità e rivalità tra i due fratelli, orfani indiani nel cuore dell’India più povera e spietata: pur muovendosi in mezzo a fatti tragici davvero grossi per dei bambini e degli adolescenti, il rapporto ambivalente tra i due si ritrova a ogni snodo della storia e muove sempre qualcosa.

L’interpretazione del giovane Dev Patel aggiunge qualcosa di più sottile che non si può dire né estraneo alla storia, né superfluo. È lo sguardo, la studiata calma di chi non può più avere paura perché a dispetto della giovane età ne ha già viste e passate troppe, ma nel contempo sta inseguendo un bene troppo grande per farsi deviare dalla disillusione e dal cinismo. Il risultato è una curiosa e avvincente espressione da giocatore determinato ma non consumato; uno che sa che deve chiedere anche alla fortuna oltre che alla sua indefettibile tenacia. E sembra che a ogni momento la guardi in faccia la fortuna, la sfidi a rivelarsi: se sei una persona, o almeno la dea che dicono, per quanto bendata non puoi rimanere sempre indifferente. E la fortuna si scioglie nel momento culminante del gioco, della storia, della sfida, quello in cui il postulante capisce che la felicità è già raggiunta. L’azzardo finale assomiglia a quello del Principe Ignoto nella Turandot: nel momento in cui vince gioca ancora tutto perché la vittoria sia davvero piena, perché non ci siano dubbi che sia stata meritata e non in qualche modo estorta.

Mia cara Miss nell’interpretazione degli Avion Travel la vedrei come ideale colonna sonora. Ma purtroppo non la trovo né su Youtube né da altre parti. Non trovo neanche il testo. Il refrain fa più o meno così:

mi baciò mi baciò mi baciò
la mia fronte baciò
recitando un destino felice le sue bende sfilò
e guardandomi prese le mie nelle sue
mani agitate
e mi disse la fretta è invidiosa
oggi la sorte migliore ti sposa…

7 Comments »

  1. Qui a Londra lo hanno stroncato quasi tutti. Io l’ho trovato molto carino (anche perchè mi ha riportato con la mente a Bombay) ma tutti gli indiani che conosco, e sono tanti, lo descrivono come un immenso luogo comune infarcito di inesattezze.
    Una per tutte: Dev Patel è inglesissimo: pertanto parla inglese con accento inglese in mezzo a personaggi che lo parlano con accento indiano: insomma, pensa ad una storia ambientata a Napoli con protagonista Rezzonico di Bellinzona. Non regge.

    Comment di Nick — 3 Marzo 2009 @

  2. interessante. certo in italia non potremmo mai accorgerci di queste sfumature. sui luoghi comuni, a pensarci, è vero. ma non è una storia con pretese documentaristiche. se questa roba la chiamano “bollywood” qualche limite ce l’avrà.

    Comment di alessandro — 4 Marzo 2009 @

  3. E’ controversa la faccenda. Perche’ Slumdog Millionaire non si puo’ definire bollywood. Eventualmente si puo’ dire che usa il filone Bollywood per fare da contrappunto a un’altra storia, che non e’ bollywodiana per niente. E’ un gioco, che secondo me funziona bene proprio perche’ si usa anche Bollywood come un elemento narrativo in piu’ per parlare di una realta’ sociale complessa che contiene Bollywood, un elemento colorato e festoso in un mondo mica tanto facile.
    Io penso che sia un film molto inglese sull’India, piu’ che un film bollywoodiano. Lo dice soprattutto il cognome dell’attore protagonista, Patel, nome che hanno tantissimi (dico solo che nel mio ufficio ci sono due indiani, si chiamano Patel senza essere parenti) emigrati indiani qui. Praticamente e’ il nome del ceppo emigrato. E interpretandolo cosi’ mi e’ piaciuto molto e credo si faccia scusare anche errori linguistici, che capisco agli indiani (ma agli indiani!) possano eventualmente stridere un po’.
    Comunque mi sembra chiaro che a Boyle piaccia fare nuotare i suoi protagonisti nella cacca.

    Comment di teresa — 4 Marzo 2009 @

  4. sì è vero lui è inglesissimo, pongo l’ha incontrato a londra!! eheh!! però, accenti a parte che grazie o forse no, al doppiaggio non possiamo cogliere, io l’ho trovato davvero bello e la regia ancor di più! non credo che siano luoghi comuni, questi bambini scugnizzi esistevano o forse esistono ancora anche in italia, si chiama ” arte di arrangiarsi”.

    Comment di silvia — 5 Marzo 2009 @

  5. teresa e silvia: sì, non ho proprio pensato all'”inglesità” di boyle guardando il film. quello che avete scritto voi e nicola mi aiuta a capire meglio. peccato non poter valutare tutti quegli aspetti linguistici. ho letto che il detrattore più illustre del film è salman rushdie, che l’ha stroncato sul guardian.

    la critica di rushdie mi sembra eccessiva: “ridicolo” che il protagonista sappia rispondere alle domande perché gli sono capitati dei fatti nella vita che gli hanno fatto imparare le risposte?… mah. al massimo lo definirei improbabile. ma che importa? ho un’altra idea di ridicolo. mi sembra più ridicolo pretendere che una storia così sia realistica.

    a pensarci c’è nel film un’ironia molto simile a quella di trainspotting, ad esempio nella scena dell’irruzione in bagno verso la fine (non dico altro per non dare troppi elementi a chi non ha visto il film). la scena della cacca è fenomenale. e smaccatamente simbolica.

    Comment di alessandro — 5 Marzo 2009 @

  6. la critica di chi dice che patel parla troppo inglese non regge in quanto nel libro il protagonista ha l’occasione da piccolo di imparare bene l’inglese in giovane eta’ da un inglese che vive in india. Da lui riceve anche una buona educazione, mentre nel film è visto come un mezzo analfabeta.
    Anzi, proprio la sua buona conoscenza dell’inglese gli permette di fare per es la guida al taj mahal con profitto

    riguardo bollywood, il film non è per niente bollywood anzi, è proprio un film inglese, e come tale dipinge l’india con toni che non apparirebbero mai in un film di bollywood. L’unico tributo pagato al cinema indiano è la scena finale nei titoli di coda del ballo.

    comunque mi è piaciuta la tua recensione

    Comment di francesco — 11 Aprile 2009 @

  7. Dev Patel and that indian chick really rocks on the movie Slumdog Millionaire.”`’

    Comment di Zoey Diaz — 11 Giugno 2010 @

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