Sarò per qualche tempo uno dei pochi fortunati in Italia ad aver visto Genova di Michael Winterbottom. Sono appena tornato dall’anteprima italiana. Ci sarà un’altra serata a inviti nei prossimi giorni. Poi per il momento basta, perché il film non ha ancora trovato distribuzione e non era neanche doppiato.
Sono molto contento di vedere Genova e la Liguria in tanti film, e ora non più solo italiani, ma temo che la Film Commission regionale stia un po’ esagerando. O forse sono i registi che esagerano inserendo troppi “tributi” da cartolina nelle pellicole. Soprattutto quando non ce n’è proprio bisogno: i dialoghi da guida turistica inseriti all’arrivo in città dei tre protagonisti (un padre, Colin Firth, che in seguito alla morte della moglie si trasferisce a Genova con le due figlie, un’adolescente e una bambina) sono veramente inutili e stucchevoli. Il regista però si riscatta (o si ribella) non limitandosi ai percorsi da turista, ma andando a riprendere anche lo sporco e il degrado. Con leggerezza, senza compiacimento o sacro furore documentario: la macchina da presa semplicemente passa dove passa, e non censura niente.
Winterbottom, presente in sala questa sera, si è “scusato” per aver girato a Genova un film che avrebbe potuto essere girato anche da un’altra parte. È la stessa riflessione che avevo fatto per Giorni e nuvole, ma questa volta sono meno d’accordo. È vero che il perdersi e il ritrovarsi continuo che sta nella storia poteva essere ambientato in una città nordafricana, o a Napoli, o a Palermo, insomma in una qualsiasi città di mare con un centro storico sufficientemente incasinato. Ma non so quante altre città offrono questa alternanza di silenzi e caos nello spazio di pochi metri, di colore e di gelido ritegno. Winterbottom sembra aver interiorizzato, girando, questa cifra della Superba, e la ripropone continuamente per tutto il film, sulla falsariga del loop emotivo in cui si trovano padre e figlie.
l’alternanza di colore/calore e gelido ritegno mi sa che ce l’hanno anche i genovesi :-)
Comment di alga — 6 Dicembre 2008 @
Ho letto con interesse.
Ma tu sei: un giornalista che si occupa di cinema,un giornalista che va al cinema per diletto oppure non sei giornalista?
Ficcanaso,vero?
Comment di non avrai il mio scalpo — 6 Dicembre 2008 @
alga: indiscutibile. io sono un terronazzo focoso, ma sto qui da vent’anni e posso confermare, i genovesi sono così :-)
scalpo: la seconda che hai detto. ficcanaso? mi sembra semplice curiosità. se quello che ho scritto ti ha incuriosito vuol dire che l’hai apprezzato almeno un po’, e quindi mi fa piacere anche rispondere :-)
Comment di alessandro — 6 Dicembre 2008 @
La curiosita è come una ciliegia: mangiata la prima…Ma questa volta faccio la persona a modo e l’altra domanda la tengo per la prossima volta anche se non è per nulla impertinente.
Grazie.
Comment di non avrai il mio scalpo — 9 Dicembre 2008 @
Ecco questa è la prossima volta :)
E di cosa ti occupi?
(mai fidarsi di una donna:))
Comment di non avrai il mio scalpo — 9 Dicembre 2008 @
:-) grazie per la tua curiosità, ma ciò di cui mi occupo non è niente di particolarmente emozionante. se vai indietro ad alcuni post di ottobre racconto qualcosa. se vuoi sapere di più scrivimi. ciao, grazie ancora.
Comment di alessandro — 10 Dicembre 2008 @