Cronachesorprese

1 Agosto 2008

Giorni e nuvole

Filed under: lo spettatore indigente — alessandro @

giorni e nuvole

Ho visto solo ora questo bellissimo film di Soldini, in quella che io chiamo la stagione di recupero estiva: i titoli che mi sono perso durante l’anno visti nei cinema all’aperto. Che quest’anno, purtroppo, sono diminuiti: scomparsa l’arena estiva di Villa Croce, non pervenuta quella di Villa Imperiale, in città restano solo l’Eden di Pegli e la Sciorba; quanto alla Marina dell’Aeroporto non ci sono mai stato, ma mi dicono che non sia male.
La malinconia è accresciuta dallo stato in cui abbiamo trovato l’Eden: sporchino, abbandonato, con l’erba alta (molto alta) tra le sedie. Quattro gatti di spettatori, e altrettanti veri gatti tra gli spettatori.

Giorni e nuvole è una storia ambientata a Genova: ci sta benissimo, anche se la storia in sé non è necessariamente genovese. Eppure c’è da chiedersi se sia stata Genova a ispirare la storia o se la città sia stata individuata come location adatta da Soldini o qualcuno della produzione in seguito a una buona intuizione. Credo che la risposta sia a metà: probabilmente la film commission genovese sta lavorando bene, perché si vedono sempre più frequentemente troupe in città; però Soldini se le è proprio girate bene le strade e le alture, chissà quante fotografie, quanti chilometri di pellicola per scegliere scorci e ambientazioni così efficaci.

Le nuvole che irrompono nei giorni sono i problemi, ma anche la bellezza. I panorami sulla città che punteggiano tutto il film sottolineano questa ambivalenza: sul disegno tormentato e multicolore del centro storico, del porto, del ponente, delle alture di Albaro come di quelle di Rivarolo le nuvole che vanno e vengono disegnano luci e ombre, nascondono il sole e lo rivelano, ma scoprono soprattutto la profondità, le mille dimensioni oltre la terza di un disegno urbano che interroga, che incuriosice, che muove i desideri e accende le speranze, ma anche spegne e annichilisce. Senza sosta, apparentemente senza destino. Ma se non c’è la destinazione perché il movimento, perché le luci e le ombre, perché i giorni e le nuvole… E mettiamo che il senso non sia detto o non si possa dire mai, ma questa corrente alternata spinge in una direzione. E allora bisogna andare.

E Michele ed Elsa vanno. La vita dei due protagonisti (Albanese e Buy, fantastici, adorabili) e della figlia Alice è aperta alla bellezza. È ordinata perché possano viverla, sperimentarla. Magari a turno, uno per volta mentre due fanno fatica anche per l’altro. Si può sopportare tutto, ma non che la bellezza dell’arte nascosta tra gli intonaci della città vecchia (e che bisogna tirar fuori, a tutti i costi), del mare in una barca niente male ma non da ricconi, di una conversazione a cena tra amici abbia lo spazio che deve avere. E nulla cambia di questa attesa-pretesa anche quando Michele perde il lavoro e si trova senza un soldo. Cambia la fatica da fare, ma non l’attesa della bellezza. E l’affetto tra i tre (e soprattutto tra i due) è più o meno sotterraneamente governato da questo. Se qualcosa rischia di rompersi tra loro non è quando rischiano di rimanere senza casa o senza mangiare, ma è quando uno dei tre (e a turno lo fanno tutti e tre) rinuncia a guardare e ad aspettare la bellezza spinto dalla necessità quotidiana. Perché sembra giusto, perché sembra di non poter fare altrimenti. Oppure perché in fondo la bellezza impegna, non è solo estasi e godimento. Impegna con la sua misura esigente ma benedetta.

Giorni e nuvole è questo, per me. Poi è il buon gusto di non virare mai nel politico e nell’ideologico, anche quando sarebbe facile. È la gradevolezza dei personaggi secondari, tanti tipi molto molto genovesi, veri, divertenti, memorabili, compresa l’amichevole comparsata di un noto docente universitario. È l’immediata solidarietà e familiarità che si sente con i personaggi, perché è veramente difficile non trovare almeno un momento, almeno un’emozione della nostra storia in questa storia.

…ah, incredibile: anche in questo film si sente la romanza del Don Carlos che c’è in Anaconda :-)

10 Comments »

  1. Soldini aveva girato a Genova anche Agata e la tempesta. In quel caso Genova non era così protagonista, ma forse nelle pause della lavorazione il buon Silvio si è fatto qualche giro.

    Comment di galliolus (aka searcher) — 1 Agosto 2008 @

  2. lo voglio vedere anche io! la bellezza della città mi è rimasta nel cuore. posso affermarlo in tutta tranquillità dopo tre anni e mezzo di distacco, tempo utile e necessario per decantare un’esperienza decennale. genova è una città strana, unica, intrisa di malinconia e bellezza.

    Comment di imbarcoimmediato — 1 Agosto 2008 @

  3. searcher: il buon silvio si è girato non solo genova ma anche un bel po’ di liguria, e durante le riprese di giorni e nuvole ha fatto anche un bel documentario sul mondo del lavoro, con immagini e interviste memorabili. sì, agata e la tempesta era meno genovese, anche se qualche somiglianza tra i due film c’è.

    imbarco: ogni tanto penso che vorrei andare via di qui per tornare e guardare con occhi diversi. forse tu sei già in questa condizione e un po’ ti invidio.

    Comment di alessandro — 1 Agosto 2008 @

  4. io invece penso che lasciare questa città per me sarebbe quasi impossibile. non saprei come sopravvivere senza

    Comment di estrellita — 1 Agosto 2008 @

  5. confesso che ci ho avuto anche un abbiocchino, quando l’ho visto quest’inverno.
    ma forse ero solo stanca ;-)

    comunque rende molto bene il senso di precarietà che molte persone devono affrontare tutti i giorni, di questi tempi.
    mi è piaciuta molto la scena in cui michele si fa beccare dalla figlia vestito da ponyexpress.

    e riguardo al vedere la propria città con occhi diversi, ecco, a me è capitato lo scorso weekend, quando ci sono tornata per un paio di giorni e ho fatto colazione in piazza gran madre.
    torino non mi era mai sembrata così bella.

    mi ha fatto molto effetto.

    Comment di alga — 1 Agosto 2008 @

  6. alga: sì, a volte bastano pochi giorni. o un ritorno dalle vacanze. che non sia come quello di tambu, però ;-)

    Comment di alessandro — 2 Agosto 2008 @

  7. io la odio questa città, certo, io meteco provinciale, ma poi alla fine è la mia città, lo è diventata, amen
    ciao
    s

    Comment di stefano — 3 Agosto 2008 @

  8. Genova: buona fino ai 20 e dopo i 70.
    Per il resto inutile e senza nessuna possibilita’.
    A meno che non nasci in una di quelle cinque famiglie, obviously.

    Comment di nick — 5 Agosto 2008 @

  9. mentre l’alga ronfava, io piangevo guardando questo film!
    perchè è così vero e…la scena che mi ha colpito di più? quando guardano l’affresco e si danno la mano! riscoprendo come ben dici tu il bello delle cose, anche nei momenti bui!

    Comment di silvia — 12 Agosto 2008 @

  10. E’ un film splendido, meravigliosi Albanese e la Buy, è un film delicato sebbene tratti di una tematica pesante. Splendido lavoro di Soldini e splendida interpretazione di tutti gli attori, dai protagonisti alle comparse!

    Comment di manuela — 27 Agosto 2009 @

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