Cronachesorprese

18 Febbraio 2008

Un deja-vu mai visto

Filed under: cronache — alessandro @

suonerie politicheIl Pd di Veltroni va da solo. La sinistra Arcobaleno di Bertinotti di conseguenza anche. Il Pdl di Berlusconi sancisce il matrimonio Forza Italia – Alleanza Nazionale con la Lega a fare da testimone ma, contemporaneamente, sancisce il divorzio dall’Udc di Casini che sarà candidato premier, come del resto addirittura la Santanché che si è messa a capo di una robaccia così a destra che meno destra (per come dovrebbe essere la destra) non si può. La Rosa bianca di Tabacci non si accorderà (almeno da quello che dicono oggi) né con Casini né con Mastella, che vagherà come leone ruggente cercando chi divorare fino alla vigilia del voto.

Dall’Italia dei troppi CT della nazionale all’Italia dei troppi candidati premier. Quanti saranno, durante la campagna elettorale? Non lo so, quelli che ho detto sono solo alcuni. Dimentico almeno la coppia di fatto dell’altra rosa già appassita (non è il massimo per una rosa stare in un pugno) che si è sfatata già da un po’ e ha prodotto altri due che dicono di voler guidare il paese: Bonino e Boselli. Fantastico, l’unità è davvero un’utopia, anche tra posizioni molto simili.

Sarà premier chi prenderà più voti? Così dovrebbe essere nell’attuale sistema, ma riuscirà a mettere su una maggioranza credibile? Il premio previsto dall’attuale legge elettorale potrebbe non bastargli. Chiunque vinca, mi sembra, dovrà fare alleanze ulteriori dopo il voto vanificando così l’utilità dell’indicazione del premier, che è trasparente solo se indica anche un’alleanza pre-elettorale tra forze politiche.

Invece qui voteremo un leader e gli daremo delega a formare una maggioranza, quella che potrà. Questa roba una volta era una conseguenze del proporzionale puro. O sbaglio?
Ho l’impressione che l’Italia il maggioritario non l’abbia proprio digerito, e ora la logica del consenso proporzionale si ripropone. D’altra parte è molto probabile che il rimescolamento e il cambiamento dei rapporti di forza sarà epocale. Per la prima volta dopo quattordici anni vengono messe in discussione durante la campagna elettorale le alleanze più persistenti e rilevanti, quelle che si sono dimostrate in grado di raccogliere la maggior parte dei consensi e che, tra mille tentennamenti, cominciavamo a considerare come nuclei di aggregazione di un bipolarismo più o meno in arrivo. Per fusione o per fissione prima o poi succederà, pensavamo. O si innamorano così perdutamente da diventare una cosa sola o si danno così tante botte che alla fine si impastano l’uno nell’altro. Ma la politica purtroppo sfugge alle leggi della fisica.

Tutte le giustificazioni e le motivazioni avanzate dai politici per spiegare il fenomeno di questa nuova disaggregazione hanno un senso. La maggioranza solo elettorale può essere litigiosa al punto da impedire di governare. Un leader non vuole farsi logorare dai suoi stessi alleati. Un altro si attende ragionevolmente di andare all’opposizione e cerca di massimizzare i consensi. Uno non vuole cedere su una questione di principio come il simbolo. Un altro vuole fare “chiarezza”. Tutto comprensibile. Ma il dato è che la logica maggioritaria in Italia proprio non decolla.

Non lo so se sia un male. Per ora è un dato. Forse Veltroni e Berlusconi pensano che per far nascere davvero il bipolarismo sia necessario un reset e chiedono agli elettori di sancirlo: penseranno poi loro a riaggregare gli altri. Però è un modo molto personalistico di affrontare il problema, mentre il vantaggio del bipolarismo dovrebbe essere quello di far emergere, sì, due leader in maniera netta, ma per una virtù di leadership già dimostrata, cioé per aver formato un’alleanza con le carte in regola per governare stabilmente.

Niente di più lontano da ciò che sta accadendo.

——–

aggiornamento preventivo

Da un’ultima ricerca prima di pubblicare mi accorgo che ho ragionato come Barenghi. Mi devo preoccupare? :-/

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