Cronachesorprese

4 Giugno 2007

Le parole che non ti ho chiesto

Filed under: chiedici le parole,news factory — alessandro @

Quali parole vorreste non vedere mai più sui giornali? Lancio il sondaggio e comincio a dire la mia.
Dopo aver già messo in discussione l’abuso del prefisso baby per fatti e attività più o meno edificanti che riguardano minori (baby gang, sindaco baby e via bambineggiando) dichiaro anche un insopprimibile fastidio per certi diminutivi che spaziano dall’horror di corpicino al melenso di fidanzatino.

L’uccisione di un bambino è già di per sé qualcosa di raccapricciante. E ammettiamo pure che certi particolari crudi facciano parte del diritto dovere di cronaca, e che valga la pena correre il rischio del compiacimento. Ma perché chiamare il lettore a un’ulteriore commozione, dopo che gli hai già tolto ogni serenità e fiducia nel mondo per il resto della giornata, chiedendogli di soffermare il pensiero su un corpicino? Per quanto piccolo, è un corpo: può bastare. Sottolineare ancora l’efferatezza del delitto o la tragicità dell’incidente con il diminutivo non serve a nessuno.

Per quanto riguarda il fidanzatino, leggete qui. Una ragazza fugge di casa e viene ritrovata “a casa del fidanzatino, un 18enne sudamericano di cui i genitori ignoravano l’esistenza”. Vale la stessa considerazione che ho fatto per il baby ladro, anzi a maggior ragione, perché questo è anche maggiorenne. Sarà lui al massimo che ha la fidanzatina. Lui tanto -ino, forse, non lo è. Ma ammesso che siano tutti e due -ini: che bisogno c’è? Hai detto gli anni, perché aggiungere queste leziosità? Non puoi chiamarli fidanzati perché non hanno l’imprimatur dei genitori? Devi dare il messaggio che scherzano, che sono ragazzi che devono mettere la testa sulle spalle, che non è una cosa seria? E chi te l’ha chiesto?

Ad ogni modo, il sondaggio è partito. Le parole che non ti ho chiesto: dite la vostra.

19 Comments »

  1. 1) politically correct. ma quando mai?
    2) ingerenza. mi ricorda più un’overdose di peperonata che i rapporti tra vaticano e governo.
    3) bombolette. non vorrei vedere mai mai più la foto di una scritta su un muro fatta da un deficiente qualsiasi che sale agli onori della cronaca per aver scimmiottato una frase con lo spray. eccheppalle

    Comment di estrellita — 4 Giugno 2007 @

  2. butto lì in ordine sparso aggettivazioni o modi di dire standard a me fastidiosi, spesso pleonastici, spessissimo retorici:
    l’efferato delitto, la torbida amicizia, la tenera amicizia, la ridente cornice, la pausa di riflessione, la sorprendente vicenda, lo squallido giro, il buio fitto, il qualche spiraglio, gli ulteriori sviluppi, l’ambiente familiare, il carico di speranza, le prospettive future, le condizioni stazionarie, il maltempo che imperversa, l’afa record, lo strabiliante risultato, la kermesse, il dolore dei superstiti, la tragedia delle vittime, la folla festante, il cerimoniale sobrio, la commozione di tutti, l’applauso al feretro, e mi fermo qui non certo per mancanza di idee in proposito…;-D

    Comment di cybbolo — 4 Giugno 2007 @

  3. Tesoretto.

    Comment di searcher — 4 Giugno 2007 @

  4. Su fidanzatini sfondi una porta aperta. Anche perché sono di solito associati alle notizie più sataniche. Ma trovo che quasi tutte le parole legate ad una relazione attinente alla sfera sessuale sappiano sempre di vorrei dirtelo ma non posso. Ricordo un amico russo che, presentandomi la donna che lui trattava come sua moglie anche se non era sua moglie, disse: “La mia concubina!”. Ecco, evidentemente aveva fatto uno sforzo di chiarezza ed era andato a cercare sul dizionario: d’altra parte non c’è nulla di male ad avere una concubina, che diamine, siamo nel duemila. Se mi avesse presentato la sua compagna, avrei potuto pensare che fosse lì per fare i compiti.

    Vorrei infine proporre l’abolizione di scioglimento dei ghiacciai, contro il quale combatto una battaglia eroica quanto disperata. Infatti i ghiacciai fondono, come tutti i solidi quando vengono portati oltre una certa temperatura. Lo scioglimento è il fenomeno che accade quando mettiamo il sale nell’acqua della pasta.

    “Chi parla male pensa male, e vive male” (Nanni Moretti, Palombella Rossa)

    Comment di searcher — 5 Giugno 2007 @

  5. estrellita: non capisco il “ma quando mai”.
    cyb: sei molto più cattivo di me… ma condivido la tua selezione per un buon 90%.
    searcher: su “tesoretto” occorrerà fare una riflessione articolata. qualcuno sa chi l’ha usata per la prima volta? riguardo al “vorrei dirtelo ma non posso” hai pienamente ragione.
    grazie per la precisazione sulla “fusione” dei ghiacciai, anch’io non mi sono mai posto il problema di differenziare i due concetti.

    Comment di alessandro — 5 Giugno 2007 @

  6. tesoretto: http://www.mantellini.it/2007/04/tesoretto.htm ;)

    Comment di Tambu — 5 Giugno 2007 @

  7. “furbetti”.
    perché non chiamarli con il loro vero nome? per lo più si tratta di veri e propri “stronzi”.

    Comment di estrellita — 5 Giugno 2007 @

  8. Extracomunitario, a meno che non si riferisca ad un cittadino svizzero.
    E poi tutte le parole che fanno rima con “monòpoli”.
    E certo che cybbolo è insuperabile.

    Comment di searcher — 5 Giugno 2007 @

  9. ah sì. tangentopoli, affittopoli, vallettopoli. metto in coda.
    i “furbetti” sono un caso diverso, mi sembra. i furbetti del quartierino è una frase che ha avuto successo legata a una vicenda. diventerà un clichet, e quindi un abuso, quando si userà senza ricordare più da cosa viene.
    interessante la storia di “tesoretto” :-)

    Comment di Alessandro — 5 Giugno 2007 @

  10. convivente, non vedente, di colore, orco.

    Comment di alga — 5 Giugno 2007 @

  11. mi unisco al “nn vedente”, aggiungo il “non udente” e punto il dito su “diversamente abile”… non lo sopporto.

    Comment di lullaby — 6 Giugno 2007 @

  12. concordo assolutamente con diversabile.
    aggiungo risparmioso.

    Comment di alga — 6 Giugno 2007 @

  13. al tg quando intervistano i vicini di casa dell’omicida che ha appena ammazzato e trucidato la famiglia:
    “ma no era una brava persona, salutava sempre!!”
    cosa serve a livello giornalistico?
    bhò, fastidio fastidio e fastidiooooooo!!!
    ciau

    Comment di silvia — 6 Giugno 2007 @

  14. […] La convergenza di differenti elementi, persone con cui ho uno scambio, mi fanno passare da qui, proseguire da qui, scrivere questo post, il mio commento, leggere e rispondere ad un numero imprecisato di email fondamentali che non posso riportare, e definire meglio il mio personale approccio con la scrittura. Dovrebbe esserci la necessità di non trattare la scrittura come istituzione, come uno scheletro da rivestire con i soliti fatti ripetuti, le solite frasi di comodo, la necessità di non essere solo i testimoni, i cronisti, dall’armatura dorata. La puzza di olio di ricino per renderla splendente. E la realtà scollata dai veri eventi come la suola di una Lamberjack. Tutto quelle cose che mi hanno fatto amare i miei 4 in pagella, per secoli e nei secoli. Amen. La strutturazione di parole che descrivono fatti che non sono più quelli accaduti nella realtà. “Muore in un tragico incidente dopo una serata brava.” O che, meglio, parole che descrivono un miliardo di altri fatti simili già successi. Che non dicono nulla. E che forse è giusto così. Quando in fondo nessuno vuole immedesimarsi troppo in una cronaca, quanto piuttosto in una una narrazione che dovremmo saper sfruttare, quando c’è l’autodifesa del lettore che non vorrebbe trovare l’impatto emotivo di un romanzo tra l’articolo di Prodi e quello di Totti, quando in fondo l’empatia è riservata al nuovo cellulare del vostro collega. C’è che “si dovrebbe invadere un lettore”, “si dovrebbe scrivere libri d’acciaio”, “si dovrebbero spaccare vetri con le poesie”, si dovrebbe rigirare lo stomaco come un calzino, far pentire il lettore di quello che sta leggendo, come se avesse tradito un amico, una compagna. Come se avesse riso di un handicappato. Quelli che pensano che scrivere sia esprimere se stessi, mostrare la propria a-r-t-i-s-t-i-c-i-t-à, parola che io non riesco a dire per intera senza fermarmi a pensare a cosa cazzo stia dicendo, quando invece scrivere è creare uno strumento per lasciarvi sfogare, senza che dobbiate ferirvi davvero, o che dobbiate vivere davvero qualcosa. Senza che sappiate cosa sia il metodo Stanislavsky, senza dovervi a ritornare nei vostri ricordi per riprovare qualcosa di “vivo”. Darvi cazzotti nei coglioni e farvi piangere. Solleticarvi i piedi per ridere. Tagliarvi le dita per il dolore. E poi dirvi questo è quello che si sente in Bosnia, questo è come si riderebbe di fronte a Jim Carrey, dal vivo. Mentre la quotidianità, i quotidiani, tutto quello scheletro nell’armadio che è perfetto per tenere in piega la vostra giacca, il vostro “asflato viscido”, le vostre “cause incerte”, i loro “inquirenti stanno seguendo l’indagine”. Questi sono i grossi preservativi dalla realtà, per la paura delle infezioni di un buco nell’ozono o del doping della coca nel cielo di Roma. La clamidia che vi prendereste a leggere tra le righe. Farvi pensare che in fondo è tutto uguale, tranne quando state per aprire un libro. Il libro che tutti dovrebbero provare a scrivere. Darvi una coltellata per farvi sentire vivi. Farci male quando non ce l’aspettiamo. […]

    Pingback di Set di connessioni multiple « Resuscito, quindi sono. — 6 Giugno 2007 @

  15. però la responsabilità della diffusione di molte delle parole che avete riportato non è dei giornali, ma della burocrazia e della politica. anzi, avendo molto a che fare con la pubblica amministrazione mi sento di affermare che molti degli orrori linguistici a cui si abituano i funzionari di un ente vengono risparmiati ai lettori dei giornali: un po’ di selezione i giornalisti la fanno, fosse anche solo per non sbattersi a capire :-)
    la cosa che vorrei mettere a tema in questa categoria non è il politically correct, che anch’io non sopporto, ma è la reiterazione di parole per far rientrare dei fatti in classi generali che appiattiscono la percezione del lettore sul già visto e, conseguentemente, su un giudizio, su una rappresentazione del mondo. è importante perché è un fattore di occultamento e addormentamento.

    Comment di alessandro — 7 Giugno 2007 @

  16. silvia: hai ragione, e questo è un risvolto interessante di ciò di cui discutiamo. a procedimento troppo standard da parte del giornalista corrisponde anche feedback standard e sostanzialmente inutile da parte del lettore – utente – cittadino – testimone o quello che si vuole.

    Comment di alessandro — 7 Giugno 2007 @

  17. grazie ale!!! (nel senso che mi dai ragione) :)))

    Comment di silvia — 9 Giugno 2007 @

  18. Che mi dici di killeraggio?

    Comment di Galliolus — 4 Settembre 2009 @

  19. tutto il male possibile :-)
    ottimo suggerimento. e grazie anche per avermi ricordato questa idea di rubrica, è giunto il momento di lavorarci su.

    Comment di alessandro — 5 Settembre 2009 @

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