Dunque, vediamo di fare due conti.
A Torino quattro bulletti malmenano e scherniscono un compagno di scuola con problemi di autismo (non down, come molti continuano a dire), si fanno riprendere e pubblicano su Google Video la bravata. Presi e cazziati.
Un motociclista di Arquata Scrivia dà un saggio della sua abilità e della sua coglionaggine riprendendosi con una webcam mentre sfreccia a duecento, duecentocinquanta all’ora sulla A7 da Serravalle a Genova e ritorno, facendo lo slalom tra le auto e concedendosi di quando in quando (come trasalendo al pensiero delle dimensioni dei suoi attributi virili) qualche impennata nei rettilinei. Pubblica naturalmente anche lui su Google video. Identificato e denunciato chi ha messo il video online, la polizia sta cercando di capire se motociclista e googlista sono la stessa persona, e se ci sono dei complici.
Da una parte quindi abbiamo una polizia che grazie a un servizio su internet che funziona individua i responsabili di reati. Da un’altra parte abbiamo una magistratura che vorrebbe bloccare lo stesso servizio perché i responsabili dei siti non avrebbero fatto vigilanza sui contenuti pubblicati. Ma se chi delinque è così idiota da autodenunciarsi, non bisogna piuttosto ringraziare chi ha reso tecnicamente possibile l’autodenuncia?
Che la pubblicazione sia un incentivo al verificarsi di questi reati è una barzelletta trita e ritrita. Ci sono almeno altrettanti ottimi motivi per pensare che la pubblicazione sia un modo inconscio per “farsi beccare”: stiamo parlando di qualcuno che “c’ ha grossa crisi”, mica di geni del crimine. Se vado a cercare, qualche psicologo che sostiene questa tesi lo trovo. L’aumento di casi di bullismo o di infrazioni al codice della strada in conseguenza della disponibilità di servizi come Youtube o Google Video non è per niente scontata e andrebbe provata con dati certi, prima di avviare provvedimenti repressivi. Io ho dei dubbi. È la solita storia che si ripete da quando esiste internet. Dà fastidio. Meglio pensare e far credere che sia un ricettacolo di pedofili, bulli e delinquentelli. Spiace constatare che neanche il Ministro Fioroni ha intenzione di schiodarsi da questo clichet. Dice “non possono esserci due pesi e due misure a seconda del mezzo di diffusione”. Vero. Ma il punto è rivedere i pesi e le misure per tutti i mezzi, perché l’Internet non è un caso fuori dalle righe che va fatto rientrare nella norma, è la parte più avanzata della comunicazione di massa che mette in crisi un sistema normativo e i relativi meccanismi sanzionatori.
Inoltre la sentenza del Tribunale di Aosta che equipara la responsabilità dei gestori di tutti i siti a quelle di un direttore responsabile è anacronistica e preoccupante. Se ne è parlato molto a giugno, ma questo è il primo caso di una certa rilevanza che fa emergere tutta l’assurdità di un dispositivo che non potrà mai tradursi in norma applicabile. Evidentemente la normativa nazionale italiana (ma penso anche di molti altri paesi europei) è inadeguata alla nuova situazione creatasi grazie alla facilità di pubblicazione garantita da internet. Lo schema del direttore responsabile non regge per tanti motivi, ma il principale è questo: Google video è un servizio automatico. Imporre il controllo sui contenuti pubblicati equivale a far chiudere il servizio, perché ne compromette la migliore qualità, l’immediatezza. Un controllo è impossibile e, mi viene da dire, è bene che non ci sia.
Poiché il problema si porrà anche in futuro, è bene creare da subito paradigmi che tendenzialmente funzionino, quindi (vista l’attuale mobilità della materia) comprensivi e non esclusivi. Mi sembra che l’atteggiamento generale della politica e della magistratura sia: per il momento vietiamo, poi faremo dei distinguo. Bene, anzi male: io farei il contrario. Per il momento lasciamo fare e pinziamo quelli che giocano sporco, se e quando capita. Tanto non è certo internet la causa dei mali del mondo. Poi vedremo.
ne ho parlato anche sul mio blog (brevemente) appena google venge denunciata. ripeto quello che ho detto lì. trovo profondamente ingiusto il solo fatto di pensare di voler chiudere google video e di dare la responsabilità a chi avrebbe dovuto controllare. Google Video non solo ha permesso di trovare i responsabili di due crimini ma viene addirittura criticato.. ma per favore non fateci ridere… il fatto dell’aumento di questi problemi vedendo un video su internet non sta ne in cielo ne in terra..
Comment di thisend — 29 Novembre 2006 @
segnalo un articolo di carlini sullo stesso argomento.
Comment di alessandro — 5 Dicembre 2006 @