Cronachesorprese

14 Maggio 2007

Litcamp – Guido Catalano, umorismo e tenerezza

Filed under: barcamp,chiedici le parole — alessandro @

Alla Litcena di sabato sera ho sentito il reading di Guido Catalano. E gli ho comprato il libro, non perché non sapessi che è anche disponibile in pdf sul suo blog, ma per ringraziarlo di un quarto d’ora di divertimento puro e intelligente.
Le poesie, raccomanda l’autore, vanno lette a voce alta. E anche se non è facile leggerle come fa lui, vale la pena provare.

E allora, pensando a quali recitazioni a voce alta potrebbero valorizzare al massimo queste poesie talmente belle che chi pensa che non siano poesie è perché non le ha mai sentite leggere dal poeta o non ha mai provato a leggerle a voce alta o purtroppo, come accade, ha un’idea di poesia che crede alta e noblie ma che invece è solo triste e sterile, a me è venuta una fantasia. Immagino l’arcivescovo di Torino che al momento dell’omelia sale sul pulpito e recita Resurrezione.
E siccome accade spesso che quelli che non capiscono la poesia siano anche quelli che si scandalizzano facilmente, il vescovo vede quelli che impietriscono alle parole rutto e merda e li cazzia. Gentilmente, da pastore, ma li cazzia. “Voi dite che credete a Cristo vivo e poi impietrite a leggere le parole di chi vivo lo immagina. Questa è una meditazione sul mistero della pasqua, come quelle di Peguy. Ognuno sta di fronte al mistero con i suoi mezzi, Guido ci sta con i suoi, con umorismo e tenerezza. Mai disgiunti. Anche quando impreca, anche quando bestemmia. Questo sta nella nostra diocesi, e voi non lo conoscete, e non bestemmiate e non dite le male parole e dite di non fare pensieri impuri sulle ragazze, e poniamo anche che sia vero, ma ci pensate a Cristo vivo? E allora pensate pure come volete alle ragazze, che magari a Cristo vivo ci arrivate dopo, come Guido”.

Penso al successo televisivo di uno come Oreglio, che non fa altro che riprodurre all’infinito un unico meccanismo, e tutti ridono anche se la battuta finale la aspettano da ‘mmo, lo paragono ai reportage di Guido e penso che lui è davvero capace del déplacement poétique di cui abbiamo bisogno. Quei pensieri che sembra non finiscano, quelle situazioni che sembrano sospese. Rimangono lì, ma rimangono anche in testa, oltre il sorriso momentaneo, o quello che a volte rimane al posto del sorriso, che non glie l’ha ordinato il dottore di far sempre ridere a tutti i costi. Ma di essere sempre sincero e di emozionare… no, anche questo nessuno glie l’ha ordinato. Ma accade.

9 Comments »

  1. ah, ecco una cosa che mi son perso…

    Comment di caino — 14 Maggio 2007 @

  2. Sì, concordo; Guido è veramente speciale sia come artista sia come persona :-)

    Comment di Mitì — 14 Maggio 2007 @

  3. corro anch’io a recensirlo :-)

    Comment di alga — 14 Maggio 2007 @

  4. sai che anch’io ho pensato a oreglio?
    non so perchè!
    anche perchè quelle di guido sono veramente profonde anche se sospese!!
    ciao
    ps
    peccato che non le ho sentite recitate da lui!

    Comment di silvia — 14 Maggio 2007 @

  5. posso dire che c’ero.
    è catturante assai: ha un’aria stralunata e nella recitazione identifica un personaggio, un carattere, conferendo alla performance una peculiarità di completezza che aumenta il valore aggiunto del semplice reading.
    segnalazione davvero meritoria.

    Comment di cybbolo — 15 Maggio 2007 @

  6. io ci provo, col vescovo di torino. secondo me ci provo. non si sa mai. grazie per le parole sagge.

    Comment di catalano — 15 Maggio 2007 @

  7. Veramente interessante, anche se non sono sicuro che mi piaccia. Del resto anche Peguy mi mette un po’ anguscia. Non sono (quasi) mai d’accordo con le parolacce, ma in questo caso non sono rutto e merda a darmi fastidio. Ne ho discusso anche con A.: ciò che ci urta, ciò che fa a pugni con l’idea che ci siamo fatti di Gesù, è che Gesù in quella situazione non sapesse cosa fare.
    Detta così mi sembra vicino all’eresia… certo, se il vescovo di Torino… ;-)

    PS: Oreglio ha copiato spudoratamente da Rokko Smitherson e le sue “poesie de Kipli”.

    Comment di searcher — 16 Maggio 2007 @

  8. L’immagine è ironica, eretica, vero. Però non la trovo insultante. Quindi neanche eretica nel senso proprio del termine: eresia significa divisione. Una affermazione scorretta dogmaticamente detta da chi è lontano dalla ecclesia non è, a mio parere, tecnicamente eretica: è semplicemente sbagliata. Non ha lo scopo di dividere.
    Da Catalano non mi aspetto un ritratto di Cristo dogmaticamente corretto, probabilmente non gli interessa. Intanto è un’immagine di Cristo vivo. Quanti si attardano anche solo un momento a considerarlo? Dal suo punto di vista, cioé di chi non si cura di evitare l’eresia, è una bella meditazione. E’come se dicesse: ok, Cristo è vivo? Beh, io, con i miei mezzi, con quello che penso e con quello che sento, arrivo a immaginarmelo così. Se è qualcosa di altro, questo esser vivo, onestamente non lo so. Per questo mi è piaciuta quella poesia. Non ci vedo il sottotesto ideologico tipico di chi vuole sottolineare ossessivamente gli aspetti umani di Cristo soltanto per spogliarlo della sua divinità.
    A chi usa l’ironia gentilmente, senza voler insultare, io parlo con gentilezza e ironia. Appunto, l’arcivescoovo… :-)
    E infine diamo a Rokko Smitherson quel che è di Rokko Smitherson :-))

    Comment di alessandro — 16 Maggio 2007 @

  9. Su questo sono perfettamente d’accordo. Ed è anche vero che quel momento è avvolto nel mistero come nessun altro momento della storia, e presumere di saperli descrivere sarebbe inumano (anche se non disumano). Io conosco solo un altro tentativo.

    Comment di searcher — 17 Maggio 2007 @

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