Cronachesorprese

29 Ottobre 2010

Figli delle stelle

Filed under: lo spettatore indigente — alessandro @

Giuro che mi ero già chiesto, in qualche momento degli ultimi dieci anni, per quale motivo il successo di Alan Sorrenti di fine anni settanta non fosse ancora stato ripescato ufficialmente dalla macchina della nostalgia, sempre più scontata e sempre meno sorprendente. Il film che si è preso questa incombenza è divertente, ha qualche spunto degno di riflessione, ma è ben lontano dal convincere.
Dal punto di vista puramente narrativo la vicenda chiede fin da subito allo spettatore di perdonare troppe approssimazioni. Non si capisce nulla delle motivazioni dei personaggi. Non si capisce nulla di cosa veramente li metta insieme e faccia incrociare i loro destini. Si strappano sorrisi e si invoca la simpatia nel nome del “siamo sconclusionati, quindi tanto italiani, quindi tanto raccontabili e perdonabili, almeno al cinema”. Le buone idee non mancano ma sono un po’ troppo annacquate. Il livello della recitazione è un pochino sopra a quel mediocre standard televisivo a cui ci siamo purtroppo dovuti abituare anche davanti ai grandi schermi di casa nostra, e questa può essere forse una buona notizia, ma solo in prospettiva (per la prossima leva di attori, diciamo) perché la Pandolfi e Favino si possono giusto guardà ma continuano a essere lontanucci dalla Melato e da Giannini, tanto per fare un esempio. Un pochino meglio Tirabassi nella parte del sottosegretario rapito.

Sono appena uscito dal cinema, non ho ancora letto nessuna critica, ma per un film che parla di un rapimento “politico” fatto come se i soliti ignoti fossero entrati in clandestinità spero che ci vengano risparmiate le considerazioni su quanto sono lontani gli anni in cui i rapimenti erano veri e tragici e i giovani erano davvero impegnati. Cosa diranno, che “figli delle stelle” è l’inevitabile nemesi, ciò che rimane della memoria della stella a cinque punte?
Non voglio fare il cattivo, mi sono divertito. Un po’ furbetto nel complesso, un tentativo di far parlare con poco, ma un prodotto tutto sommato gradevole. Volevo solo fare un prolegomeno a ogni futura critica a questo film che si presenterà come analisi sociologica, come se questa storia potesse essere davvero rappresentativa di qualcosa di attuale. Di cosa? Della voglia di ribellione sempre frustrata nell’era dell’antipolitica? Io non so come possa scattare l’identificazione, l’immedesimazione.

Facciamo così: converserò volentieri intorno a questo film con chiunque mi rilascerà una dichiarazione scritta in cui si impegna a non usare le parole “sogni”, “ideali”, “ideologie”, “secolo scorso” e rinuncia a usare una qualsiasi frase del testo della canzone per commentare. Parliamoci chiaro. “Addio ragazza ciao, io non ti scorderò dovunque tu sarai, dovunque io sarò” non è un passaggio commovente. Non ho mai conosciuto nessuno che si sia commosso ascoltandolo o abbia meditato su quanto si senta sperduto nella notte che ci gira intorno. Alan Sorrenti era al di là del bene e del male e il testo della canzone era una puttanata, ci siamo affezionati e ci piaceva esattamente per questo.

4 Comments »

  1. scusa, ma perché vai a vedere certi film?

    alan sorrenti (almeno per quelli della mia età) *non è* “figli delle stelle”. a quell’epoca era già morto, finito, kaputt.
    per noi alan sorrenti è “vorrei incontrarti”.
    cercatela e ascoltala (per pietà non la cover che ha fatto recentemente), è una bellissima canzone.
    con tutti i limiti stilistici del momento.
    ma ancora bellabella :-)

    Comment di alga — 30 Ottobre 2010 @

  2. e tu perché fai queste domande? ho detto che mi sono divertito, ecco perché :-)
    lo sai che io guardo *quasi* tutto.
    conosco l’alan sorrenti ante 77, grazie.

    Comment di alessandro — 30 Ottobre 2010 @

  3. boh, che ne so.

    leggendo quello che hai scritto (Il livello della recitazione è un pochino sopra a quel mediocre standard televisivo a cui ci siamo purtroppo dovuti abituare anche davanti ai grandi schermi di casa nostra…) il film mi sembrava al di fuori del “quasi tutto”.

    e per quanto riguarda il fatto di esserci abituati al livello di recitazione televisivo, beh, fortunatamente non vale per me. e ne vado fiera :-)

    Comment di alga — 31 Ottobre 2010 @

  4. mah, ho scritto “un prodotto tutto sommato gradevole”. mi sembra chiaro.
    essersi abituati non vuol dire non accorgersi più se il livello è basso o alto. come sai bene, i criteri in base ai quali decido di andare a vedere un film sono molto larghi. ed è difficile che esca dal cinema pensando di aver buttato via soldi e tempo, anche quando dò un giudizio negativo di ciò che ho visto.
    però insomma, a te e ad altri ormai il mio modo di vivere il cinema è più che noto. non fatemi ripetere le cose inutilmente.

    Comment di alessandro — 1 Novembre 2010 @

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