Cronachesorprese

10 Gennaio 2009

Palermo shooting

Filed under: lo spettatore indigente — alessandro @

Ormai conosco Wenders e so che quando mi siedo al cinema a vedere un suo film devo soltanto mettermi comodo, godermi le sequenze sempre godibili, e aspettare. Al regista tedesco piace giocare intorno al limite che può far perdere allo spettatore il senso di una misura narrativa. Lo so, e ormai non mi “frega” più: non chiedo niente alla storia finché non scatta quel qualcosa che mi catapulta dentro. Nel caso di Palermo Shooting lo scatto per me è coinciso con l’entrata in scena di Giovanna Mezzogiorno. Fino a quel momento ho pensato che fosse un film non troppo riuscito e che i fischi ricevuti da una parte del pubblico di Cannes fossero meritati. Poi ho cambiato idea. Non è un capolavoro, ma è un bel film.

Ci sono tutti gli ingredienti di Wenders.
C’è la capacità straordinaria di sintonizzarsi con una città, con lo spirito di un luogo.
C’è la musica, e ci sono i musici cooptati dentro alla pellicola, e questa volta prendono la piazza del protagonista che, ho letto, è il leader dei Toten Hosen; ma fanno una breve comparsa anche Lou Reed (un pallino del regista) e Patti Smith.
C’è la meditazione platonicheggiante sull’atto del vedere e su quanto il visibile è segno dell’invisibile (questa volta, a voler essere noiosi, un po’ banalizzata: ma ce ne fossero banalizzazioni di questo livello).
C’è una storia con una vita che arriva a un punto di rottura, o a un confine, e c’è il varcarlo in qualche modo; c’è un percorso che fa arrivare a un punto in cui passato, presente e futuro in una vicenda individuale possono essere guardati simultaneamente. Non è detto che sia un momento di maggiore consapevolezza, sicuramente è un momento di sintesi, e non è poco.

L’omaggio a due grandi maestri del cinema diventa palese molto presto, ben prima dei titoli di coda che lo dichiarano.
Grande Dennis Hopper.

3 Comments »

  1. La tua scrittura mi piace ma quando parli di cinema s’illumina d’un valore aggiunto e anche io sto ad aspettare perchè so che prima o poi succederà qualcosa.
    Stavolta mi hai fatto percorrere con la mente un po’ di Wenders.
    Ricordo che anni fa che un critico, parlando entusiasticamente di lui, disse che gli sarebbe finita come a Wilder, la cui w da dura e alemanna che era( era nato in una città polacca che ai tempi apparteneva all’impero austro-ungarico e questo uno come te lo sa di sicuro), fu americanizzata e diventò una dabliu. Era la prova della sua consacrazione.
    Invece a Wenders non è successo… nonostante il successo.

    Comment di non avrai il mio scalpo — 15 Gennaio 2009 @

  2. Ci sono delle tracimazioni di che. Quando si ha fretta si scrive coi piedi.
    Perdono.

    Comment di non avrai il mio scalpo — 15 Gennaio 2009 @

  3. forse perché wilder ha fatto film molto americani, wenders solo film… wendersiani.
    le tracimazioni accadono nelle migliori famiglie signora scalpo, non si deve scusare. non c’è “di che” :-)

    Comment di alessandro — 16 Gennaio 2009 @

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