Cronachesorprese

17 Luglio 2008

Lettera di un immigrato nella rete al garante

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

Signor Garante della Privacy, la ringrazio vivamente per il suo interessamento nei confronti dei poveri e sprovveduti “giovani nativi di internet” che non si preoccupano di lasciare tracce abbondanti delle loro intemperanze nelle trappole infide del social networking. Lei ha sollevato un problema reale: molti di questi servizi sono cresciuti rendendo facile la pubblicazione di materiale in grande quantità e in qualsiasi formato, ma non hanno previsto sufficienti tutele per chi dovesse decidere poi di fare il percorso inverso. È capitato addirittura che, nel gioco di scatole cinesi delle acquisizioni di piccole aziende con servizi innovativi da parte di grandi aziende, i dati personali raccolti dalla piccola azienda per scopi circoscritti siano passati nel calderone della grande azienda che, ampliando e rendendo disponibile facilmente a chiunque non solo il servizio acquisito, ma gli stessi archivi fino a quel momento accumulati, hanno di fatto pubblicato dati personali all’insaputa di chi li ha lasciati e in contesti del tutto differenti.

Questo รจ un problema da garante della privacy: garantire che i dati personali, o notizie comunque afferibili univocamente a una persona, possano essere usati solo nel contesto che quella persona desidera. E parlando di contesti parlo di presentazioni web, non di servizi di carattere giornalistico che naturalmente usano le fonti che vogliono e le presentano come meglio credono, assumendosi poi l’onere, regolamentato dalla legge, di pubblicare notizie verificate e verificabili anche da altri.

Questo è solo un esempio del compito enorme che spetta a un garante della privacy. Che non dovrebbe dimenticare, tuttavia, che le reti telematiche sono ormai nella vita quotidiana di tutti, non solo dei “giovani nativi”, e che non se ne può più fare a meno. L’esempio che ho fatto lo considero particolarmente indicativo dell’azione di un garante che agisce nel pieno rispetto della natura stessa della rete. Bisogna agire in primo luogo su chi raccoglie i dati per i suoi scopi di impresa, perché siano al servizio di chi li lascia e non usati (almeno dalla stessa azienda) per scopi diversi: ovvero ripresentati in contesti diversi senza che l’utente lo possa prevedere o che ne abbia consapevolezza.

È giusto “stare attenti” ai social network. Ma non vorrei che della sua ragionevole preoccupazione rimanesse solo l’ennesimo titolo che mette paura e che fa pensare a internet come a qualcosa da cui stare alla larga finché è possibile. Sarebbe triste che la sua voce qualificata si unisse a un coro così squalificante. I “giovani nativi” sono nella rete da sempre, come dice l’evidenza. Toglierli di lì non è pensabile, bisogna farli crescere chiedendo alla rete e al social networking, compreso quello puramente ludico, servizi utili e garanzie certe.

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