Cronachesorprese

3 Giugno 2007

Banconi e scaffali

Filed under: reading — alessandro @

Su D – Repubblica delle donne di questa settimana c’è una bella inchiesta, a firma Chiara Dino, sulle ultime tendenze nelle librerie, che pare stiano diventando tutte, almeno le più grandi, sempre più simili a caffetterie e a centri commerciali. Molte voci, molte considerazioni interessanti. Riporto questa, che mi ha un po’ spiazzato.

La rivoluzione nei rapporti tra librerie e lettori partì nel 1957 a Pisa, alla Feltrinelli, ma fu di tutt’altro genere. Per la prima volta si esposero i libri sui banconi.

Io i banconi con i lbri li ho sempre visti, e quindi ci sono rimasto un po’ male. Vuol dire che all’epoca solo le bancarelle dei libri usati, che dovevano essere ben più interessanti delle attuali, davano la possibilità di un rapporto fisico con l’oggetto libro prima dell’acquisto. D’altra parte vuole anche dire che le case editrici non disponevano di uno spazio fondamentale per rifilare ai lettori tante sole che riempiono, appunto, i banconi più degli scaffali.

Ho fatto uno stage nella redazione cultura di un quotidiano. La caporedattrice ogni tanto faceva la cernita dei libri che arrivavano per le recensioni: perché naturalmente non aveva nessuna intenzione di passarli tutti. Quelli che riteneva di leggere o di far leggere ai collaboratori erano una piccola parte. Gli altri me li passava con questa indicazione: “Bancone degli esposti”.
Finivano in cima a un ripiano divisore, nell’open space. Un po’ come la ruota dei conventi medievali.
In pochi minuti si materializzavano le cavallette. Ne rimanevano solo poche briciole. Ma questo entusiasmo non lo qualificherei come successo delle strategie di marketing delle case editrici.
Insomma, c’è bancone e bancone.

2 Comments »

  1. in effetti un libro può servire anche per puntellare un armadio pericolante, meglio se di copertina rigida.
    circa, invece, la diversificazione multitasking delle librerie ho qualche perplessità, tra lo snob e il cinico.
    avrei un tuffo al cuore se un domani vedessi “La ricerca del tempo perduto” accanto a bussole e orologi oppure “Chiedi alla polvere” accanto al mocho Vileda, ad incrementare sinergie…;-))

    Comment di cybbolo — 4 Giugno 2007 @

  2. mah, io non lo so, sono combattuto. io non temo il “sacrilegio”. inchiodare i libri come il protagonista di centochiodi è qualcosa che si può fare, a mali estremi.
    se le strategie fossero funzionali alla promozione dei libri di qualità come quelli che citi (ma anche nuove uscite), andrebbero bene anche il mocio e gli swatch.

    Comment di alessandro — 4 Giugno 2007 @

RSS feed for comments on this post. TrackBack URI

Leave a comment


Powered by WordPress. Theme by H P Nadig