Io ascolto.
Voce gialla, acuta, liquida e impastata, con le sillabe che si allungano, legate una all’altra.
Voce rossa, grossa e piena. Bassa e grassa. Spessa.
Voce azzurra, dalle zeta che si sgranano e si sciolgono, ronzando sbiadite, fino quasi a diventare esse.
Voce arancione, aspra come limone, aspra come un’arancia quando tira le ghiandole e brucia, dura, dietro le mascelle.
Voce viola, velata e fastidiosa, insistente come un po’ di febbre, poca, che vibra nelle ossa e non se ne va.
Voce rosa, sottile e sibilante, che striscia un po’ sul fondo della gola e scivola piano fuori dalla bocca, come se colasse, lenta, tra le labbra.
Io ascolto.
Carlo Lucarelli, Almost blue
Paura, eh?
T_xxx
Comment di utente anonimo — 21 Giugno 2005 @
paura? no, ammirazione… :-)
Comment di utente anonimo — 21 Giugno 2005 @
ma non ha inventato niente: ha copiato paro paro da rimbaud, voyelles. 1871!
Comment di estrellita — 21 Giugno 2005 @
certo, l’idea in sé non è originale. è bello come la utilizza lui nel contesto della storia. almost blue ha un registro da “auditivo” puro.
Comment di utente anonimo — 22 Giugno 2005 @
auditivo puro? devo proprio farmelo leggere…
Ciao
Ludi
Comment di utente anonimo — 23 Giugno 2005 @