Cronachesorprese

9 Aprile 2005

Perplessità etero-logiche

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adobati -padre e figlioGrazie infinite al caro amico Searcher per avermi segnalato questo articolo molto interessante con cui Claudio Risé, psicanalista e autore di diversi libri sulla paternità, argomenta contro la fecondazione eterologa.
Su questo punto, dopo aver letto anche altre cose, comincio in effetti ad avere qualche perplessità. A gennaio avevo scritto che dei quattro quesiti referendari avrei accolto favorevolmente soltanto quello sulla fecondazione eterologa: la ragione principale è che lo vedevo, e lo vedo tuttora, logicamente distinto dagli altri tre, che non riguardano il ruolo del padre ma la possibilità dell’embrione umano di essere soggetto di diritti. Entrambi i problemi hanno rilevanza etica, ma diversa e in diverso grado. Si vorrebbe quindi far passare sotto lo stesso giudizio (un sì o un no, e la quasi totalità dei votanti si esprimerebbe con quattro sì o quattro no, come sempre avvenuto in queste occasioni) due questioni diverse e con diversi risvolti, oltre che già estremamente complesse se prese singolarmente: e questo a pensarci bene è un ulteriore limite di un’iniziativa referendaria che fa acqua da tutte le parti e merita forse di essere bocciata integralmente.

La fecondazione eterologa, tuttavia, se ben normata, a cominciare dalla non anonimità del donatore (la commissione bioetica britannica si è recentemente pronunciata a favore della rimozione dell’assurdo vincolo, e chiede al parlamento di permettere al figlio, quando raggiunge la maggiore età, di conoscere il padre biologico) non porta necessariamente all’ulteriore marginalizzazione del ruolo della paternità, come teme Risé: messo in cantiere, in qualsiasi modo, un figlio, per un padre del duemila il problema del significato della paternità  è ancora da affrontare tutto intero. E’ un problema sociale e culturale molto vasto, è vero, l’analisi di Risé su questo punto è convincente; ma può essere affrontato solo con una maggiore consapevolezza a livello sociale e culturale. Un padre biologico può essere assente in tanti modi, anche occupando il suo posto tutti i giorni nella sua casa e tutte le notti nel suo letto; un padre non biologico può essere padre in tutto e per tutto. Questa è la considerazione di fondo che mi porta a guardare diversamente il problema della fecondazione eterologa. Si potrebbe pensare di mettere vincoli simili a quelli che si hanno per l’adozione: permetterla solo alle coppie che hanno determinati requisiti, per tutelare i diritti del nascituro. Non permettere, insomma, che la fecondazione eterologa diventi carta bianca per soddisfare qualsiasi capriccio riproduttivo contrabbandandolo per libertà inalienabile, e aprendo di fatto la strada all’eugenetica. Ma neanche vietarla del tutto, perché sono convinto che non si possa negare a una coppia in età riproduttiva, ma con problemi insormontabili di fertilità, di fare ricorso a un aiuto di questo genere, se lo vuole.
  
Ad ogni modo è certo che di questo problema, e degli altri enormi sollevati dagli altri tre quesiti, avremmo bisogno di discutere ancora, senza scorciatoie. Prima di buttare alle ortiche una legge forse troppo restrittiva, ma che non sta danneggiando nessuno (non c’è un calo drammatico nell’efficacia della fecondazione in vitro dopo l’introduzione della legge 40, dice la Sidr in base ai dati di una sua ricerca) e colma un vuoto normativo che ormai era inaccettabile, vorrei pensarci ancora un po’.

immagine:  Giulio Adobati, Padre e figlio

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