Cronachesorprese

6 Gennaio 2023

Ciao Gianluca

Filed under: cronache — alessandro @

Di Vialli mi ha sempre colpito l’intelligenza: sono convinto che fosse così forte non solo per il grandissimo talento, ma anche e soprattutto perché l’ha coltivato con intelligenza e umanità. Quando finiva davanti a un microfono valeva sempre la pena ascoltarlo perché sapevi che le sue parole non si sarebbero ridotte a quelle recite anonime a cui i calciatori ci hanno abituato, quei centoni di frasi fatte che servono a non dire nulla, a lasciare la responsabilità al mister o a qualcun altro. Le risposte a fine partita in occasione della finale di coppa Italia 1988 sono uno degli esempi più celebri, uno di quelli che noi sampdoriani ricordiamo con maggior piacere, ma non è stato certo l’unico.
Il primo gol che mi viene in mente? Uno di quelli che ho visto più da vicino, il gol del 3-1 all’Honved Budapest nella gara di ritorno del secondo turno di champions, una partita difficile perché si partiva dalla sconfitta dell’andata. Quel gol di potenza e precisione scacciò i fantasmi dell’eliminazione, fu una bella botta di adrenalina
Ora basta, silenzio e preghiera. Io qualcosa volevo dire e mi sentivo in diritto di farlo. Altri, dopo quello che hanno detto e fatto negli ultimi mesi tirando per la giacchetta un campione che era anche un signore, dovrebbero solo nascondersi e tacere e mi auguro di non sentirli mai più.

27 Dicembre 2022

Il (poco) senso della Murgia per il Natale

Filed under: cronache — alessandro @

Non mi interessa rispondere nel merito alla sequela di idiozie di Michela Murgia sulla presunta “infantilizzazione di Dio”, l’ennesimo capo di accusa sconclusionato contro il cristianesimo. Mi sembra che si commenti da sola e comunque vedo che in tre giorni ha avuto tutte le risposte possibili e immaginabili, qualificate e non. Non c’è nient’altro da dire, o meglio sarebbero così tanti gli spunti possibili di replica all’articolo (un campionario di assist per schiacciate facili) che ad aggiungere ancora qualcosa mi sembrerebbe di “trottare”, di dare troppa soddisfazione.

Il problema rilevante, invece, è la scelta editoriale della Stampa di dare spazio a un insulto travestito da opinione proprio la vigilia di natale. È una scelta forte, ideologica, aggressiva, anzi passivo aggressiva, perché mi immagino i guaiti se osassi dire in faccia al direttore responsabile Massimo Giannini quanto fa schifo questa provocazione, immagino le proteste contro la censura e l’attentato alla laicità.

Ma questa è l’offerta intellettuale italiana degli anni venti. Soltanto a inizio secolo avrei potuto sperare di leggere un commento non cristiano sul natale da un Umberto Eco, oggi la punta di diamante è Michela Murgia. Il target sono gli ateonerd che si compiacciono della blasfemia come se fosse un atto di ribellione colta a un potere oppressivo, un pubblico miserabile ma sempre più vasto in effetti. E allora non si offendano Massimo Giannini e La Stampa se rileviamo la bassa caratura dell’operazione, se diciamo che pur di fare hype sui social si venderebbero anche la mamma. Dispiace solo non poterli punire più in edicola, perché a rendere irrilevanti le vendite del loro fogliaccio ha già pensato il mercato..

4 Novembre 2022

La lotta boomerang agli stereotipi di genere

Filed under: Il postulante de-genere — alessandro @

Più ci penso, più osservo il proliferare di certe iniziative di “destrutturazione” (purtroppo anche istituzionali e non più soltanto promosse da attivisti e associazioni) più mi convinco che i cosiddetti “stereotipi di genere” non sono il diavolo. O meglio, propongo una distinzione che spero sia utile.

“Boys don’t cry” è uno stereotipo, ed è dannoso.
“Ci sono inclinazioni a comportamenti e attività tipiche di ciascuno dei due (solo due) generi corrispondenti al sesso biologico, non esclusive ma prevalenti” NON è uno stereotipo e non solo non è dannoso, ma è anche utile.

Ghettizzare, far sentire strano chi si allontana da questa media è sbagliato. Ma pretendere che questa media sia basata solo su stereotipi e convenzioni è una fuga dalla realtà a duecento all’ora.

Non mi interessa molto stabilire quanto queste inclinazioni siano culturali o no. Anche se fossero culturali al 100%, cosa di cui dubito fortemente, avrebbero un senso e un’utilità e ci andrei piano a “destrutturare”.
Perché una personalità in formazione ha bisogno di coordinate e punti di riferimento.

Ogni cultura stabilisce un “set” di riferimenti che aiutano i bambini e gli adolescenti a crescere. Una pedagogia che ha come orizzonte ideale l’eliminazione progressiva di tutti questi punti di riferimento è guidata da una cattiva utopia e non guarda al bene del minore, anche quando potrebbe sembrare che metta al centro la sua libertà di determinarsi: ma la libertà si allena e si rafforza scorrendo nell’alveo in cui la tradizione fa crescere.

Ne sono sempre più convinto. Poi la partita educativa è tutta da giocare nel concreto. Che il Cielo e gli amici mi aiutino a essere un buon genitore. Ma non permetterò alla cattiva politica e alla cattiva scuola di mettere i bastoni tra le ruote alla mia famiglia mentre è impegnata in questo lavoro enorme e bellissimo.

25 Ottobre 2022

Corso universitario di dissenso

Filed under: cronache — alessandro @

Ginevra Bompiani a DiMartedì ha detto cose che non stanno né in cielo né in terra. E sono tra le cose che trovo più lontane da me in politica, sono espressione della peggiore sinistra che riesca a immaginare e che ho sempre avversato visceralmente ancora prima che razionalmente (poi la razionalità e la maturità hanno ampiamente confermato e rafforzato quell’avversione).

“La polizia non ha bisogno di direttive, la polizia annusa l’aria”. No, è proprio il contrario: sono certi collettivi di sinistra che annusano l’aria e sanno come e quando provocare gli incidenti che fanno il loro gioco. L’ho visto migliaia di volte questo gioco in oltre quarant’anni prima a scuola, poi all’università, poi in tante altre occasioni. E non mi capacito di vederlo ripetere sempre allo stesso modo come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre è qualcosa che fa rivoltare il sangue.

E nessuno si aspetti che mi metta ad analizzare gli eccessi della polizia. Sono sbagliati? Certo, è ovvio. Ma deve essere chiaro da che parte sta la provocazione. Un convegno all’Università non è una provocazione, un’aggressione a un convegno è una provocazione. Punto.

“Gli studenti all’Università sono a casa loro e possono decidere chi vogliono a casa loro”. Dico, ma scherziamo? Ma siamo impazziti? L’Università è il luogo del confronto di idee e non è “casa loro”, è casa di tutti (e sorvoliamo su quale legittimità possa avere rispetto alla totalità degli studenti – l’universitas, appunto – un gruppo di facinorosi che decide di impedire un convegno organizzato da un altro gruppo di studenti, perché tutti capiscono che la cosa proprio non sta in piedi da qualsiasi parte si guardi) e chi fa parte di quella comunità non impedisce a nessuno di parlare, va a sentire tutti e, se crede, contesta nel merito ciò che si dice. Non c’è nessuna alternativa passabile.

“La manifestazione di dissenso è legittima”. Certo, ma quella non è una forma legittima di manifestazione del dissenso, perché è finalizzata a impedire a qualcuno di parlare, cioé impedisce una libertà costituzionale. Ve lo volete mettere in testa una volta per tutte si o no? Non se ne può più.

26 Giugno 2022

Aborto, mai stato diritto

Filed under: cronache,tutto considerato — alessandro @

La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sull’aborto è buona per un motivo: perché ha detto chiaro che l’aborto non è un diritto. Non è un diritto per la Costituzione americana come non lo è per la ragione ben condotta. La notizia non è, come prevedibilmente hanno titolato i giornali di area liberal, che sia stato “tolto un diritto”, ma che la definizione abusiva di aborto come diritto ha subito uno stop abbastanza importante, almeno dal punto di vista formale. Nei prossimi anni il Congresso prenderà una iniziativa legislativa per aggirare il blocco ma sarà di rango inferiore, come è giusto.

Lo scivolamento a cui abbiamo assistito in mezzo secolo dal permettere una violenza come legittima difesa, e solo in condizioni particolari, al considerare quella violenza come un diritto e addirittura, nell’ultimo decennio (sfondando ogni ragionevolezza e senso del ridicolo), come “diritto umano fondamentale” è una vergogna del nostro tempo, un frutto marcio delle ideologie peggiori del ventesimo secolo, e la storia prima o poi ne farà giustizia. Chi usa la ragione e non si fa intimidire da una propaganda sempre più assordante vede la questione in questa prospettiva. Ci vorranno cent’anni forse, ma “progresso” vuol dire andare in questa direzione e nient’altro.

Ma l’ affermazione di principio della decisione di due giorni fa nella attuale situazione americana non serve a molto, anzi può essere controproducente per la difesa dei diritti della vita prenatale. Perché è purtroppo un atto isolato di una Corte Suprema poco rappresentativa, e connotata confessionalmente, che verrà superato prossimamente da decisioni politiche. È l’esito di una battaglia fondamentalista di cortissimo respiro, e noi cattolici possiamo e dobbiamo capirlo prima e meglio degli altri: non è la nostra battaglia. La battaglia non è confessionale, ma civile. E si conduce creando nella società una mentalità nuova, che valorizzi le alternative praticabili all’aborto fino a renderlo una scelta residuale. E riporti la questione nell’alveo comunitario, superando l’individualismo che ha prodotto questa aberrazione epocale.

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