Cronachesorprese

27 Febbraio 2023

Fuoriuscire o essere

Filed under: cronache — alessandro @

Il problema non è “raccogliere i cattolici fuoriusciti dal PD” o da altri partiti. Tutti i partiti hanno dato, chi più chi meno, chi prima chi poi, motivi ai cattolici per “fuoriuscire”: dico, benedetto Fioroni, ma ci voleva la vittoria della Schlein per renderlo evidente? Il problema vero è liberare i cattolici dallo schema destra-centro-sinistra. Bisogna svincolare le questioni etiche dall’appartenenza partitica e raggiungere una sorta di “gentlemen agreement” tra le forze politiche perché su certe materie si possano formare consensi e dissensi trasversali senza mettere in questione l’appartenenza a maggioranze, alleanze, partiti.

1 Febbraio 2023

Isolamenti

Filed under: cronache — alessandro @

Sarà che sono il solito democristo impenitente nonché ingenuo per scelta, ma sbaglio o forse ci sta una via di mezzo tra chiudere un detenuto (anche per mafia o terrorismo) in una specie di loculo di due metri per due, senza mai fargli vedere luce naturale, senza concedergli neanche un libro da leggere e senza farlo parlare mai con nessuno per mesi, e accogliere con ovazioni istituzionali la sua richiesta irricevibile di abolire il 41 bis (e non solo per lui, che non gli basta, ma per tutti, capimafia compresi)?
Il 41 bis per essere applicato prevede l’isolamento, non l’annichilimento. D’altra parte se c’è una cosa che ha funzionato e che i mafiosi temono davvero, oltre ai pentiti, è proprio quel tipo di detenzione. Ancora: lo sciopero della fame è certo una scelta del detenuto e non può essere imputata allo Stato, però nel momento in cui un detenuto mette a rischio la sua vita in quel modo lo Stato ha il dovere di cercare di impedirlo (esattamente come deve cercare di impedire i tentativi di suicidio in altri modi), anche allentando la durezza delle condizioni carcerarie, almeno temporaneamente.
Il Governo si chiama fuori e dice che deve decidere la Giustizia.
La Giustizia procede con un’interpretazione molto severa della norma, come se la norma non lasciasse altra possibilità, e come se il carcere potesse essere a volte qualcosa di diverso da ciò che dice l’articolo 27 della Costituzione.
I manifestanti invece di chiedere clemenza difendono l’indifendibile, come se tutto ciò che ha fatto Cospito fosse buono e giusto e lo Stato fosse l’incarnazione di ogni male.
I parlamentari si concedono uno dei più imbarazzanti dibattiti degli ultimi anni e danno l’idea di non saper più neanche distinguere la politica dalla strumentalizzazione.
“Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”.

6 Gennaio 2023

Ciao Gianluca

Filed under: cronache — alessandro @

Di Vialli mi ha sempre colpito l’intelligenza: sono convinto che fosse così forte non solo per il grandissimo talento, ma anche e soprattutto perché l’ha coltivato con intelligenza e umanità. Quando finiva davanti a un microfono valeva sempre la pena ascoltarlo perché sapevi che le sue parole non si sarebbero ridotte a quelle recite anonime a cui i calciatori ci hanno abituato, quei centoni di frasi fatte che servono a non dire nulla, a lasciare la responsabilità al mister o a qualcun altro. Le risposte a fine partita in occasione della finale di coppa Italia 1988 sono uno degli esempi più celebri, uno di quelli che noi sampdoriani ricordiamo con maggior piacere, ma non è stato certo l’unico.
Il primo gol che mi viene in mente? Uno di quelli che ho visto più da vicino, il gol del 3-1 all’Honved Budapest nella gara di ritorno del secondo turno di champions, una partita difficile perché si partiva dalla sconfitta dell’andata. Quel gol di potenza e precisione scacciò i fantasmi dell’eliminazione, fu una bella botta di adrenalina
Ora basta, silenzio e preghiera. Io qualcosa volevo dire e mi sentivo in diritto di farlo. Altri, dopo quello che hanno detto e fatto negli ultimi mesi tirando per la giacchetta un campione che era anche un signore, dovrebbero solo nascondersi e tacere e mi auguro di non sentirli mai più.

27 Dicembre 2022

Il (poco) senso della Murgia per il Natale

Filed under: cronache — alessandro @

Non mi interessa rispondere nel merito alla sequela di idiozie di Michela Murgia sulla presunta “infantilizzazione di Dio”, l’ennesimo capo di accusa sconclusionato contro il cristianesimo. Mi sembra che si commenti da sola e comunque vedo che in tre giorni ha avuto tutte le risposte possibili e immaginabili, qualificate e non. Non c’è nient’altro da dire, o meglio sarebbero così tanti gli spunti possibili di replica all’articolo (un campionario di assist per schiacciate facili) che ad aggiungere ancora qualcosa mi sembrerebbe di “trottare”, di dare troppa soddisfazione.

Il problema rilevante, invece, è la scelta editoriale della Stampa di dare spazio a un insulto travestito da opinione proprio la vigilia di natale. È una scelta forte, ideologica, aggressiva, anzi passivo aggressiva, perché mi immagino i guaiti se osassi dire in faccia al direttore responsabile Massimo Giannini quanto fa schifo questa provocazione, immagino le proteste contro la censura e l’attentato alla laicità.

Ma questa è l’offerta intellettuale italiana degli anni venti. Soltanto a inizio secolo avrei potuto sperare di leggere un commento non cristiano sul natale da un Umberto Eco, oggi la punta di diamante è Michela Murgia. Il target sono gli ateonerd che si compiacciono della blasfemia come se fosse un atto di ribellione colta a un potere oppressivo, un pubblico miserabile ma sempre più vasto in effetti. E allora non si offendano Massimo Giannini e La Stampa se rileviamo la bassa caratura dell’operazione, se diciamo che pur di fare hype sui social si venderebbero anche la mamma. Dispiace solo non poterli punire più in edicola, perché a rendere irrilevanti le vendite del loro fogliaccio ha già pensato il mercato..

4 Novembre 2022

La lotta boomerang agli stereotipi di genere

Filed under: Il postulante de-genere — alessandro @

Più ci penso, più osservo il proliferare di certe iniziative di “destrutturazione” (purtroppo anche istituzionali e non più soltanto promosse da attivisti e associazioni) più mi convinco che i cosiddetti “stereotipi di genere” non sono il diavolo. O meglio, propongo una distinzione che spero sia utile.

“Boys don’t cry” è uno stereotipo, ed è dannoso.
“Ci sono inclinazioni a comportamenti e attività tipiche di ciascuno dei due (solo due) generi corrispondenti al sesso biologico, non esclusive ma prevalenti” NON è uno stereotipo e non solo non è dannoso, ma è anche utile.

Ghettizzare, far sentire strano chi si allontana da questa media è sbagliato. Ma pretendere che questa media sia basata solo su stereotipi e convenzioni è una fuga dalla realtà a duecento all’ora.

Non mi interessa molto stabilire quanto queste inclinazioni siano culturali o no. Anche se fossero culturali al 100%, cosa di cui dubito fortemente, avrebbero un senso e un’utilità e ci andrei piano a “destrutturare”.
Perché una personalità in formazione ha bisogno di coordinate e punti di riferimento.

Ogni cultura stabilisce un “set” di riferimenti che aiutano i bambini e gli adolescenti a crescere. Una pedagogia che ha come orizzonte ideale l’eliminazione progressiva di tutti questi punti di riferimento è guidata da una cattiva utopia e non guarda al bene del minore, anche quando potrebbe sembrare che metta al centro la sua libertà di determinarsi: ma la libertà si allena e si rafforza scorrendo nell’alveo in cui la tradizione fa crescere.

Ne sono sempre più convinto. Poi la partita educativa è tutta da giocare nel concreto. Che il Cielo e gli amici mi aiutino a essere un buon genitore. Ma non permetterò alla cattiva politica e alla cattiva scuola di mettere i bastoni tra le ruote alla mia famiglia mentre è impegnata in questo lavoro enorme e bellissimo.

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