Cronachesorprese

6 Aprile 2008

Sedotto dalla Neigra

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neigra distilleria sangallo cinque terreLa Sangallo Distilleria delle Cinque Terre è un esempio di nicchia che andrebbe studiato. Non inganni il nome: la sede è a San Salvatore di Cogorno, a due passi da Lavagna. Ma il nome deriva dallla prima acquisizione (una distilleria di Levanto) che ha segnato la storia dell’azienda, nata più di quarant’anni fa. L’altra acquisizione è stata quella che ha permesso allo storico Amaro Camatti (oltre 150 anni di produzione) di continuare a fare bella mostra di sé in alcune selezionate trattorie del genovese, a cominciare dall’imprescindibile Maria. I prodotti oggi sono tanti e tutti di ottima qualità, un buon compromesso tra la tradizione e il gusto attuale. Ma l’azienda è e rimane a conduzione familiare: e si può dire che sono i prodotti a determinare la natura dell’azienda, e non il contrario. Il Camatti ha tentato controvoglia la strada della grande distribuzione, ma non era cosa: quell’etichetta così sfrontatamente semplice e demodé va bene se spunta dagli scaffali alle spalle di un bancone consumato e si propone come lieve sepoltura di una trenetta al pesto o di una pasqualina, non si adatta al tre per due.
La Neigra è più giovane, ma promette anche lei di andare lontano per vie carsiche, di nicchia in nicchia. Ed è ancora più sfacciata del Camatti, che a dispetto dell’etichetta ha almeno una ricetta segreta. La Neigra invece è: alcool; zucchero; estratto naturale di liquirizia. Troppo semplice per qualsiasi produzione industriale: quindi inimitabile.

20 Gennaio 2008

Si torna a parlare di felicità

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Un articolo di Panorama sul libro di Luca De Biase mi fa pensare che è una gran bella cosa quando si parla di economia e felicità insieme.
Ne sono felice :-)
Il link proposto da De Biase è degno di essere cliccato: se c’è del vero e dell’umano in teorie come la decrescita felice (e un bel pò di vero e di umano c’è, basta non cadere nel fondamentalismo) c’è da chiedersi quanto può essere funzionale a questo nuovo fattore della felicità umana, che in realtà è antico quanto il desiderio stesso di felicità, la cultura di rete che piano piano sta crescendo. Dare valore al tempo senza demonizzare la merce, o cadere per eccesso in tristezze autarchiche, perché il concetto stesso di rete è incompatibile con l’autarchia.
Quanto può essere funzionale? Io penso, spero, tanto.

8 Gennaio 2008

Se potessi avere 1000 caffé al mese

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Mi ero scelto la droga più a buon mercato sulla faccia della terra. Ma se va avanti di questo passo prima o poi mi converrà davvero passare alla coca :-D

28 Dicembre 2007

Starbucks vs tazzulella

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Un articolo del corrispondente italiano del Financial Times, ripreso anche dal Corriere della Sera, spiega perché a suo parere Starbucks non sbarcherà ancora in Italia.
Del frappuccino non m’importa nulla. E sono anche contento di apprendere che la penetrazione delle multinazionali in Italia non è mai stata facile: vuol dire che la differenza fondata sulla qualità vera riesce ancora a vincere. Ma per motivi analoghi mi dispiacerebbe che Starbucks rinunciasse all’Italia.
È naturale che la concorrenza dei baristi italiani sia insuperabile per la multinazionale. Ma lo slow coffee alla Starbucks è un’altra cosa, e non ha nulla di disprezzabile. In Italia non potrebbe mai posizionarsi come leader nel mercato del caffé da bar: anche se offrisse un espresso paragonabile per qualità e velocità di produzione a quello dei nostri bar sarebbe in controtendenza con la sua filosofia di caffetteria confortevole, in cui il caffé è al centro di un servizio che punta a tenere i clienti nel locale, non a farli ammucchiare al banco per un consumo istantaneo.
Non sarebbe neanche un prodotto di nicchia. Si assesterebbe in una fascia media. Sarebbe frequentato dagli italiani che all’estero imparano ad apprezzare lo stile Starbucks (tra i quali c’è chi è convinto che sia solo questione di tempo) e dai turisti, all’inizio. Uno Starbucks nel centro di Firenze o di Roma non avrebbe problemi. Non sarebbe pensabile invece una diffusione capillare come quelle che vediamo nelle città inglesi o tedesche. Non male: prenderemmo il meglio dell’esperienza Starbucks ed eviteremmo gli aspetti più deleteri di colonizzazione commerciale. Ma un obiettivo così, evidentemente, è troppo piccolo per un colosso di quelle dimensioni. La presenza si ridurrebbe a un investimento pubblicitario, alla creazione di pochi locali “bandiera”, avamposti nel territorio “nemico” occupato dalla poco scalabile italianità dei baristi.
La cosa curiosa è che l’idea che ha rivoluzionato il consumo di caffé in America è venuta a un americano in Italia.

15 Ottobre 2007

La pubblicità perfetta

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il cacciatore de niroQualche giorno fa un amico che conosco da tempo mi ha parlato di un servizio offerto attraverso internet. Me ne ha parlato bene, mostrandomi il prodotto che ha confezionato e comprato attraverso il servizio. Lo ha fatto con tanta convinzione e con così evidente soddisfazione che in pochi minuti le persone presenti hanno cominciato a fare domande sul servizio, sulle sue caratteristiche, su cosa permette di fare, e solo marginalmente sui costi, che comunque non sono eccessivi e sono ampiamente giustificati dal prodotto.
Ho pensato che quella conversazione tra amici non avrebbe potuto essere ripresa come uno spot perché il passaggio su un mezzo di comunicazione l’avrebbe falsificata; ma come situazione reale era una pubblicità perfetta. Non c’è migliore pubblicità di quella che può fare un cliente soddisfatto, almeno per prodotti che hanno bisogno di posizionarsi in un ambito locale o in una nicchia.

Ad ogni modo, poiché conosco bene il mio amico, poiché l’ho visto davvero contento e mi è piaciuto molto il prodotto che mi ha fatto vedere, ho deciso di fare un esperimento di marketing tendenzialmente teologico. Consiglio il servizio senza averlo mai provato e senza mai aver visto neanche il sito, anzi aspetto il feedback di qualcuno per andarlo a vedere. Non è un consiglio fideistico, perché ho visto, sono testimone della bontà del prodotto e della soddisfazione che ha generato. Scommetto, mi prendo un rischio, ma non è un rischio irrazionale.

Il sito è rikordaonline.it. Fatemi sapere :-)

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