Questo è uno dei possibili titoli. Un altro potrebbe essere “Sognando i gamberoni”, per riprendere la suggestione di un’altra canzone ben nota. Ad ogni modo la vineria Quartino Divino a Ovada merita una sosta, o anche una gita dedicata. Per scoprire che barbera e champagne non sono poi così lontani e non c’è bisogno di un incontro interclassista di cuori infranti per vederli insieme, democraticamente, sulla stessa tavola.
Se pensate che lo champagne buono si trovi solo oltre un prezzo che sarebbe un problema per le tasche di un impiegato anche una volta sola al mese, probabilmente potrete calare un po’; se pensate invece che il bianco da aperitivo un po’ mosso che trovate in ogni supermercato valga tanto quanto e non sia necessario spendere di più, dovrete salire, oltre a rivedere un bel po’ delle vostre idee sul vino.
L’oste Giuseppe lavora su un concetto semplice: che sia barbera, che dalle parti di Ovada è ottimo e abbondante, o che sia champagne, che va cercato un po’ più lontano con passione e competenza, il buon vino è accessibile a tutti. Quando trovi una buona coppa di champagne offerta come aperitivo, a un prezzo solo di poco superiore a quello di un buon aperitivo, non torni indietro. Così Giuseppe in sei anni di gestione ha fidelizzato un bel po’ di avventori della zona e ha lasciato un ottimo ricordo anche ai clienti più lontani e loro malgrado occasionali.
Non so se Giuseppe faccia arrivare anche le ostriche. Io sabato sera, quando sono andato a Ovada con alcuni amici, non le ho viste né sulla tavola né sul menu. Ma non ne ho sentito la mancanza. “Taglieri rotanti” con insaccati e formaggi, primi di carne e di pesce non troppo ricercati ma preparati con cura e ingredienti di qualità: aperitivo o qualcosa di più, al Quartino Divino potrete scoprire che pasteggiare a champagne è un lusso che vi potete permettere. L’ostrica non è davvero necessaria. Lasciamola ai clichet. A noi è bastato un ottimo Cliquot. La Vedova si fa sempre apprezzare.
Per una serata speciale vi consiglio di prenotare la cantina climatizzata: due giorni fa con il caldo che faceva è stato molto piacevole visitarla, ma dev’essere niente male cenare proprio lì sotto, sulla tavola apparecchiata con gusto e al cospetto di bottiglie e bottiglioni che occhieggiano da contenitori di ogni forma e dimensione. Un po’ aperti, un po’ chiusi e semichiusi; un po’ in ordine, un po’ in un disordine molto ben studiato. Una cura che si riscontra anche nell’allestimento della sala principale. La scena è tutta enologica ed “eNografica”, con centinaia di bottiglie in bella vista e una fantastica teca in vetro piena di tappi di sughero che occupa un’intera parete.
Io ci torno. Sicuro. Non so se ce la farò per la quinta festa dello Champagne Drappier, ma non passerà il 2010 senza che torni almeno una volta. E vi dirò se la seconda avrà confermato l’ottima impressione della prima visita. Non ho molti dubbi in proposito.