Cronachesorprese

1 Febbraio 2023

Isolamenti

Filed under: cronache — alessandro @

Sarà che sono il solito democristo impenitente nonché ingenuo per scelta, ma sbaglio o forse ci sta una via di mezzo tra chiudere un detenuto (anche per mafia o terrorismo) in una specie di loculo di due metri per due, senza mai fargli vedere luce naturale, senza concedergli neanche un libro da leggere e senza farlo parlare mai con nessuno per mesi, e accogliere con ovazioni istituzionali la sua richiesta irricevibile di abolire il 41 bis (e non solo per lui, che non gli basta, ma per tutti, capimafia compresi)?
Il 41 bis per essere applicato prevede l’isolamento, non l’annichilimento. D’altra parte se c’è una cosa che ha funzionato e che i mafiosi temono davvero, oltre ai pentiti, è proprio quel tipo di detenzione. Ancora: lo sciopero della fame è certo una scelta del detenuto e non può essere imputata allo Stato, però nel momento in cui un detenuto mette a rischio la sua vita in quel modo lo Stato ha il dovere di cercare di impedirlo (esattamente come deve cercare di impedire i tentativi di suicidio in altri modi), anche allentando la durezza delle condizioni carcerarie, almeno temporaneamente.
Il Governo si chiama fuori e dice che deve decidere la Giustizia.
La Giustizia procede con un’interpretazione molto severa della norma, come se la norma non lasciasse altra possibilità, e come se il carcere potesse essere a volte qualcosa di diverso da ciò che dice l’articolo 27 della Costituzione.
I manifestanti invece di chiedere clemenza difendono l’indifendibile, come se tutto ciò che ha fatto Cospito fosse buono e giusto e lo Stato fosse l’incarnazione di ogni male.
I parlamentari si concedono uno dei più imbarazzanti dibattiti degli ultimi anni e danno l’idea di non saper più neanche distinguere la politica dalla strumentalizzazione.
“Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”.

6 Gennaio 2023

Ciao Gianluca

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Di Vialli mi ha sempre colpito l’intelligenza: sono convinto che fosse così forte non solo per il grandissimo talento, ma anche e soprattutto perché l’ha coltivato con intelligenza e umanità. Quando finiva davanti a un microfono valeva sempre la pena ascoltarlo perché sapevi che le sue parole non si sarebbero ridotte a quelle recite anonime a cui i calciatori ci hanno abituato, quei centoni di frasi fatte che servono a non dire nulla, a lasciare la responsabilità al mister o a qualcun altro. Le risposte a fine partita in occasione della finale di coppa Italia 1988 sono uno degli esempi più celebri, uno di quelli che noi sampdoriani ricordiamo con maggior piacere, ma non è stato certo l’unico.
Il primo gol che mi viene in mente? Uno di quelli che ho visto più da vicino, il gol del 3-1 all’Honved Budapest nella gara di ritorno del secondo turno di champions, una partita difficile perché si partiva dalla sconfitta dell’andata. Quel gol di potenza e precisione scacciò i fantasmi dell’eliminazione, fu una bella botta di adrenalina
Ora basta, silenzio e preghiera. Io qualcosa volevo dire e mi sentivo in diritto di farlo. Altri, dopo quello che hanno detto e fatto negli ultimi mesi tirando per la giacchetta un campione che era anche un signore, dovrebbero solo nascondersi e tacere e mi auguro di non sentirli mai più.

27 Dicembre 2022

Il (poco) senso della Murgia per il Natale

Filed under: cronache — alessandro @

Non mi interessa rispondere nel merito alla sequela di idiozie di Michela Murgia sulla presunta “infantilizzazione di Dio”, l’ennesimo capo di accusa sconclusionato contro il cristianesimo. Mi sembra che si commenti da sola e comunque vedo che in tre giorni ha avuto tutte le risposte possibili e immaginabili, qualificate e non. Non c’è nient’altro da dire, o meglio sarebbero così tanti gli spunti possibili di replica all’articolo (un campionario di assist per schiacciate facili) che ad aggiungere ancora qualcosa mi sembrerebbe di “trottare”, di dare troppa soddisfazione.

Il problema rilevante, invece, è la scelta editoriale della Stampa di dare spazio a un insulto travestito da opinione proprio la vigilia di natale. È una scelta forte, ideologica, aggressiva, anzi passivo aggressiva, perché mi immagino i guaiti se osassi dire in faccia al direttore responsabile Massimo Giannini quanto fa schifo questa provocazione, immagino le proteste contro la censura e l’attentato alla laicità.

Ma questa è l’offerta intellettuale italiana degli anni venti. Soltanto a inizio secolo avrei potuto sperare di leggere un commento non cristiano sul natale da un Umberto Eco, oggi la punta di diamante è Michela Murgia. Il target sono gli ateonerd che si compiacciono della blasfemia come se fosse un atto di ribellione colta a un potere oppressivo, un pubblico miserabile ma sempre più vasto in effetti. E allora non si offendano Massimo Giannini e La Stampa se rileviamo la bassa caratura dell’operazione, se diciamo che pur di fare hype sui social si venderebbero anche la mamma. Dispiace solo non poterli punire più in edicola, perché a rendere irrilevanti le vendite del loro fogliaccio ha già pensato il mercato..

25 Ottobre 2022

Corso universitario di dissenso

Filed under: cronache — alessandro @

Ginevra Bompiani a DiMartedì ha detto cose che non stanno né in cielo né in terra. E sono tra le cose che trovo più lontane da me in politica, sono espressione della peggiore sinistra che riesca a immaginare e che ho sempre avversato visceralmente ancora prima che razionalmente (poi la razionalità e la maturità hanno ampiamente confermato e rafforzato quell’avversione).

“La polizia non ha bisogno di direttive, la polizia annusa l’aria”. No, è proprio il contrario: sono certi collettivi di sinistra che annusano l’aria e sanno come e quando provocare gli incidenti che fanno il loro gioco. L’ho visto migliaia di volte questo gioco in oltre quarant’anni prima a scuola, poi all’università, poi in tante altre occasioni. E non mi capacito di vederlo ripetere sempre allo stesso modo come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre è qualcosa che fa rivoltare il sangue.

E nessuno si aspetti che mi metta ad analizzare gli eccessi della polizia. Sono sbagliati? Certo, è ovvio. Ma deve essere chiaro da che parte sta la provocazione. Un convegno all’Università non è una provocazione, un’aggressione a un convegno è una provocazione. Punto.

“Gli studenti all’Università sono a casa loro e possono decidere chi vogliono a casa loro”. Dico, ma scherziamo? Ma siamo impazziti? L’Università è il luogo del confronto di idee e non è “casa loro”, è casa di tutti (e sorvoliamo su quale legittimità possa avere rispetto alla totalità degli studenti – l’universitas, appunto – un gruppo di facinorosi che decide di impedire un convegno organizzato da un altro gruppo di studenti, perché tutti capiscono che la cosa proprio non sta in piedi da qualsiasi parte si guardi) e chi fa parte di quella comunità non impedisce a nessuno di parlare, va a sentire tutti e, se crede, contesta nel merito ciò che si dice. Non c’è nessuna alternativa passabile.

“La manifestazione di dissenso è legittima”. Certo, ma quella non è una forma legittima di manifestazione del dissenso, perché è finalizzata a impedire a qualcuno di parlare, cioé impedisce una libertà costituzionale. Ve lo volete mettere in testa una volta per tutte si o no? Non se ne può più.

26 Giugno 2022

Aborto, mai stato diritto

Filed under: cronache,tutto considerato — alessandro @

La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sull’aborto è buona per un motivo: perché ha detto chiaro che l’aborto non è un diritto. Non è un diritto per la Costituzione americana come non lo è per la ragione ben condotta. La notizia non è, come prevedibilmente hanno titolato i giornali di area liberal, che sia stato “tolto un diritto”, ma che la definizione abusiva di aborto come diritto ha subito uno stop abbastanza importante, almeno dal punto di vista formale. Nei prossimi anni il Congresso prenderà una iniziativa legislativa per aggirare il blocco ma sarà di rango inferiore, come è giusto.

Lo scivolamento a cui abbiamo assistito in mezzo secolo dal permettere una violenza come legittima difesa, e solo in condizioni particolari, al considerare quella violenza come un diritto e addirittura, nell’ultimo decennio (sfondando ogni ragionevolezza e senso del ridicolo), come “diritto umano fondamentale” è una vergogna del nostro tempo, un frutto marcio delle ideologie peggiori del ventesimo secolo, e la storia prima o poi ne farà giustizia. Chi usa la ragione e non si fa intimidire da una propaganda sempre più assordante vede la questione in questa prospettiva. Ci vorranno cent’anni forse, ma “progresso” vuol dire andare in questa direzione e nient’altro.

Ma l’ affermazione di principio della decisione di due giorni fa nella attuale situazione americana non serve a molto, anzi può essere controproducente per la difesa dei diritti della vita prenatale. Perché è purtroppo un atto isolato di una Corte Suprema poco rappresentativa, e connotata confessionalmente, che verrà superato prossimamente da decisioni politiche. È l’esito di una battaglia fondamentalista di cortissimo respiro, e noi cattolici possiamo e dobbiamo capirlo prima e meglio degli altri: non è la nostra battaglia. La battaglia non è confessionale, ma civile. E si conduce creando nella società una mentalità nuova, che valorizzi le alternative praticabili all’aborto fino a renderlo una scelta residuale. E riporti la questione nell’alveo comunitario, superando l’individualismo che ha prodotto questa aberrazione epocale.

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