Alla Litcena di sabato sera ho sentito il reading di Guido Catalano. E gli ho comprato il libro, non perché non sapessi che è anche disponibile in pdf sul suo blog, ma per ringraziarlo di un quarto d’ora di divertimento puro e intelligente.
Le poesie, raccomanda l’autore, vanno lette a voce alta. E anche se non è facile leggerle come fa lui, vale la pena provare.
E allora, pensando a quali recitazioni a voce alta potrebbero valorizzare al massimo queste poesie talmente belle che chi pensa che non siano poesie è perché non le ha mai sentite leggere dal poeta o non ha mai provato a leggerle a voce alta o purtroppo, come accade, ha un’idea di poesia che crede alta e noblie ma che invece è solo triste e sterile, a me è venuta una fantasia. Immagino l’arcivescovo di Torino che al momento dell’omelia sale sul pulpito e recita Resurrezione.
E siccome accade spesso che quelli che non capiscono la poesia siano anche quelli che si scandalizzano facilmente, il vescovo vede quelli che impietriscono alle parole rutto e merda e li cazzia. Gentilmente, da pastore, ma li cazzia. “Voi dite che credete a Cristo vivo e poi impietrite a leggere le parole di chi vivo lo immagina. Questa è una meditazione sul mistero della pasqua, come quelle di Peguy. Ognuno sta di fronte al mistero con i suoi mezzi, Guido ci sta con i suoi, con umorismo e tenerezza. Mai disgiunti. Anche quando impreca, anche quando bestemmia. Questo sta nella nostra diocesi, e voi non lo conoscete, e non bestemmiate e non dite le male parole e dite di non fare pensieri impuri sulle ragazze, e poniamo anche che sia vero, ma ci pensate a Cristo vivo? E allora pensate pure come volete alle ragazze, che magari a Cristo vivo ci arrivate dopo, come Guido”.
Penso al successo televisivo di uno come Oreglio, che non fa altro che riprodurre all’infinito un unico meccanismo, e tutti ridono anche se la battuta finale la aspettano da ‘mmo, lo paragono ai reportage di Guido e penso che lui è davvero capace del déplacement poétique di cui abbiamo bisogno. Quei pensieri che sembra non finiscano, quelle situazioni che sembrano sospese. Rimangono lì, ma rimangono anche in testa, oltre il sorriso momentaneo, o quello che a volte rimane al posto del sorriso, che non glie l’ha ordinato il dottore di far sempre ridere a tutti i costi. Ma di essere sempre sincero e di emozionare… no, anche questo nessuno glie l’ha ordinato. Ma accade.