Non ho per niente le idee chiare sul fine vita, l’ho sempre ammesso da Eluana in poi. Penso che sia molto, molto difficile fare considerazioni generali, ogni storia è un caso a sé. Mi sono però molto chiare alcune cose.
– Oggi il fattore “sofferenze indicibili” è cambiato molto perché la terapia del dolore ha fatto progressi notevoli, quindi sarebbe il caso di non ripetere mantra ormai datati
– Per contro, le tecniche di rianimazione creano situazioni che fino a mezzo secolo fa erano quasi inesistenti, quindi bisogna andare molto cauti nel definire il confine tra cura e accanimento terapeutico
– La questione della qualità della vita è un ginepraio e demandare al solo individuo ogni valutazione, decisione e responsabilità non credo che sia la soluzione
– Chi sostiene il suicidio assistito in nome della libertà di scelta, e poi vorrebbe negare ai medici la libertà di rifiutarsi di collaborare a un progetto di morte, è in contraddizione, e prima di parlare dovrebbe far pace con se stesso
– Chi sceglie di reiterare luoghi comuni idioti del tipo “alla chiesa piace la sofferenza” forse non è ipso facto un idiota, ma si prenda la responsabilità delle idiozie che vuole ostinatamente ripetere.
26 Settembre 2019
A chi piace pensare che la sofferenza piaccia a qualcuno
Nessun commento »
No comments yet.
RSS feed for comments on this post. TrackBack URI