Troppo tempo che non vado a Parigi. Non dovevo aspettare così tanto, Notre Dame non mi ha aspettato, e io presumevo che potesse aspettarmi come aveva aspettato tutti per secoli. Ma di fronte al disastro di oggi si fa ancora più viva un’urgenza che mi è chiara da una decina d’anni almeno. Dobbiamo reimparare a fare cattedrali. Le nostre, del nostro tempo. Difficile, non impossibile. Il cantiere di Barcellona ne è la prova. Fare cattedrali significa prima di tutto ed essenzialmente una cosa: lavorare non solo per noi stessi e per la nostra tribù ma per l’eternità. Il cristianesimo (e soltanto il cristianesimo, nient’altro mai) ha detto una volta per tutte che l’eterno ha un punto di tangenza con la storia e a partire da quel punto si comincia a costruire. Una cattedrale e tutto il resto. La cattedrale non è uno sfizio di un potere che si autocelebra, è una necessità per ricordare sempre, a tutti, che da quel punto di intersezione tutto è possibile.
15 Aprile 2019
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