Per ora questa domanda fatta in un’intervista a Pupi Avati vince il concorso come domanda più stupida del 2018:
“Lei si è arrabbiato anche perché l’abbiamo definita cattolico. Ma questa sua appartenenza religiosa non preclude una visione più aperta e generale nel giudicare un film?”
E poi insiste e fa un esempio (banale) che dovrebbe dimostrare un oggettivo impedimento, come se un regista come Pupi Avati non avesse dimostrato sufficiente libertà creativa in tutta la sua carriera. Qualcuno pensa che il giornalismo del Fatto quotidiano sia nuovo e non ideologico? Beh, si sbaglia.