Cronachesorprese

29 Dicembre 2017

Che Dio prega il non cristiano, se Dio è uno?

Filed under: Il cristiano informale — alessandro @

Ma come si fa a presumere che “il musulmano” non abbia alcuna conoscenza di Dio? Sarebbe come presumere che “il cristiano” invece lo conosca perfettamente. Entrambe le affermazioni sono smentite dall’esperienza prima che dalla dottrina.
Equivale peraltro a presumere che “il cristiano” non abbia bisogno dell’annuncio effettivo, non abbia bisogno di fare un percorso per accoglierlo, non abbia bisogno di una conversione. Non basta la vita a far capire che sono approssimazioni inaccettabili?
Un musulmano che vive la propria tradizione religiosa e che vive da giusto per quanto gli detta la propria coscienza, quando prega si rivolge *davvero* all’unico Dio, anche se parte da presupposti dottrinali incompatibili con il cristianesimo (e quindi sbagliati, non sto dicendo che qualsiasi idea di Dio è giusta): può fare esperienza di Dio nella preghiera per quanto ne so, nessuno può vedere nel suo cuore, se non Dio. Non è matematico, ma è possibile: mi rifiuto di pensare che sia strutturalmente impossibile, come affermano alcuni. Quel musulmano si trova in una situazione analoga a quella di un agnostico che non ha conosciuto testimoni cristiani credibili o di un battezzato che ha messo in un cassetto la grazia del battesimo. Rispetto ai non credenti ha il vantaggio di accettare l’idea di Dio e di un Dio unico, ma ha lo svantaggio di essere indotto in errore su molte cose dalla dottrina che gli hanno insegnato, mentre un agnostico non ha nessuna idea in proposito (neanche sbagliata, se è un vero agnostico) e il battezzato “in congelatore” in teoria può decidere in qualsiasi momento di cominciare a percorrere la strada che gli hanno insegnato, ma finché non si muove è *quasi* (e sottolineo quasi) allo stesso punto. Ma per tutti questi non posso pensare che Dio non abbia le sue strade per incontrarli, conoscerli e amarli, anche quando queste strade non terminano in una professione di fede in Cristo. Escludere a priori questa possibilità è mettere un limite arbitrario, burocratico alla Sua potenza e al Suo amore. E significa anche rifiutarsi di leggere in profondità il proprio percorso di fede, perché nessuno può vantare privilegi o garanzie.
Questo NON è relativismo, sia chiaro. Non sto dicendo che “va bene uguale, va tutto bene”, ma che la Chiesa è qualcosa di più di un ufficio del registro e che essere cristiani “bollinati” non può essere l’unica via. Evidentemente chi professa la fede in Cristo è in una posizione diversa, ma in primo luogo per la maggiore responsabilità che ha. Se è vero che la Chiesa visibile non è tutta la realtà della Chiesa, è anche vero che i registri parrocchiali dei battezzati non disegnano la mappa precisa dell’azione di Dio nella storia, me lo passate?
Correggetemi se dico qualcosa di sbagliato o di approssimativo, lo accetto. Ma non fate finta che il Concilio non abbia detto niente in proposito con la Nostra Aetate: si parte almeno da lì, è un dato acquisito. E non rispondetemi a slogan o con frasi in latino che conosco benissimo :-) :-)

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